Chi sono i serial killer? Quale passato li contraddistingue? Cosa si intende per movente? Quali sono le storie più agghiaccianti che aiutano a comprendere l’importanza di intervenire e provare tutte le possibilità di recupero, ricordando alcuni dei serial killer più celebri della storia come Ted Bundy, Leonarda Cianciulli e Jeffrey Dahmer? Una serie di tematiche originali e appassionanti, al centro del prossimo dibattito post estivo di Radio Time. Dal mese di settembre, curata dalla dottoressa Angela Ganci, psicologa e psicoterapeuta di spessore in Sicilia, va in onda per Radio Time una nuova rubrica, denominata “Crimine Seriale”, con cadenza quindicinale. I primi due appuntamenti della Rubrica sono stati fissati per martedì 13 e martedì 27 settembre, con l’analisi di due temi introduttivi: la definizione del termine serial killer e la disamina della peculiare infanzia di alcuni personaggi che hanno fatto storia, con riferimento alla triade di Macdonald e il noto caso di Ted Bundy.
La Rubrica si occuperà anche dell’analisi psicologica dei più attuali e tragici casi di cronaca nera al vaglio degli inquirenti. L’infanzia è un momento fondamentale per la salute fisica e mentale del futuro adulto ed è molto importante la formazione di un buon “legame di attaccamento” fra il bambino e chi si prende cura di lui. Con il procedere della costruzione del legame, il bambino s’identifica e cerca attivamente il contatto con i genitori o con chi ne fa le veci. La frantumazione o la mancata formazione del “legame di attaccamento”, può produrre un bambino – ed un futuro adulto- incapace di provare empatia, affetto o rimorso per un altro essere umano, caratteristiche queste comuni anche agli assassini seriali. Il clima che caratterizza la vita del gruppo familiare assume toni drammatici quando si aggiunge anche la violenza: la stragrande maggioranza dei serial killer è stata a sua volta vittima di sevizie durante l’infanzia o, comunque, proviene da una “famiglia multiproblematica”. Per quanto riguarda il rapporto con la famiglia, generalmente, gli assassini seriali provengono da ambienti familiari che non consentono lo stabilirsi di relazioni comunicative adeguate. Molti di loro sono stati abusati dai propri genitori e gli studi su questo tema hanno dimostrato che tutti sono stati in qualche modo vessati nella loro infanzia. Hanno subito una violenza, spesso sessuale, in un’età in cui non potevano ribellarsi e questa brutalità non ha fatto altro che minare in modo esponenziale una personalità già di per sé fragile, costretta a difendersi con meccanismi del tutto inadeguati e tali da portare poi all’espletazione omicidiaria mostruosa. Una recente e nutrita serie di ricerche ha dimostrato la correlazione esistente tra l’aggressività sessuale e la cattiva relazione tra bambino e padre. Questo dato è particolarmente importante perché, spesso, si tende a focalizzare troppo l’attenzione sulle problematiche del maschio nel rapporto con la madre, relegando in un angolo la figura paterna. Il legame con il padre è fondamentale perché il bambino consolidi la sua identità di genere. Il problema non è tanto come si comporti il padre, ma qual è la percezione che il figlio ha del comportamento del genitore che, spesso, neanche si accorge di trascurare il proprio figlio. Se il padre è assente o inadeguato, il bambino deve trovare un altro modello maschile con il quale identificarsi; se neanche questo esiste oppure viene a mancare troppo presto, il bambino si ritirerà nell’immaginazione, perdendo progressivamente il contatto con il mondo reale. Il rapporto con la madre è altresì importante, in quanto per il figlio maschio, rappresenta il primo contatto con un mondo che non conosce, il mondo femminile. Una nuova e interessante rubrica curata dalla nota Angela Ganci, già ideatore della Rubrica sul ciclo di vita, andata in onda nel corso dell’ultimo anno sempre sui canali di Radio Time. La nuova rubrica “Crimine Seriale” proseguirà gli approfondimenti fino al mese di luglio del 2023.