Il cinema come rottura con un passato coloniale

Articolo di Gordiano Lupi

Il cinema cubano tende a non farsi omologare dal cinema di pronto consumo che modella le menti e i gusti di milioni di spettatori. Non ha finalità imprenditoriali ma vorrebbe aiutare lo sviluppo dei paesi sottosviluppati sostenendo lo slancio creativo, formando le coscienze collettive e individuali. La teoria è nel solco rivoluzionario, quindi della conservazione, ma come vedremo gli autori più interessanti sono capaci di ritagliarsi uno spazio di autonomia e di libertà critica. Accade anche nella letteratura cubana contemporanea, spesso osteggiata in patria ma pubblicata all’estero, che vengano fuori elementi di critica al sistema. Il modo per farli accettare senza censure è quello di non esagerare e di inserirli come critiche per migliorare il sistema dall’interno. Il cinema cubano è servito a sradicare analfabetismo e a creare una cultura nazionale condivisa formando un pubblico dotato di spirito critico.

“Il cinema informa, divulga, insegna, illustra i grandi conflitti tra l’uomo e l’umanità e aiuta lo sviluppo tecnico – scientifico dei paesi sottosviluppati”, dice Santiago Alvarez.

Il cinema cubano è stato capace di rompere con un passato coloniale e con i monopoli, ha incrementato la circolazione dei film migliori, garantito la varietà e modificato i modelli di informazione fino a trasformarli, ha realizzato una propria identità culturale ben definita.

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