A volte, scelte politiche importanti sono basate su bugie e inganni. E quando la verità viene a galla spesso è troppo tardi per tornare indietro.
Negli USA, dopo l’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre 2001, il presidente Bush chiese al Congresso di concedergli pieni poteri per rispondere a questi atti di guerra. Il Congresso acconsentì e approvò l’Autorizzazione all’uso della forza militare (AUMF). A riprova che la decisione degli USA di combattere ad ogni costi i paesi che ospitavano i terroristi o che erano loro stessi responsabili, nei mesi successivi vennero dette tante bugie. A cominciare fu il Segretario di Stato americano, Colin Powell: in uno “storico” discorso al Congresso sventolò un flacone che avrebbe dovuto contenere gas nervini trovati in Iraq dall’intelligence americana. “Prove certe” circa la produzione di armi di distruzione di massa o WMD in quel paese. Una ridicola messa in scena (davvero qualcuno avrebbe portato una boccetta simile all’interno del Congresso?). Lo stesso Powell, in seguito, definì quel discorso una “macchia” sul suo curriculum.
Pochi mesi dopo, il 5 febbraio 2003, per giustificare l’attacco unilaterale e senza preavviso all’Iraq, Powell ripeté questa tesi durante una udienza alle Nazioni Unite. A molti fu chiaro che le prove prodotte erano deboli o non confermate: la stessa Commissione d’inchiesta inviata dalla NU in Iraq ribadì più volte e con toni risoluti che, in quel paese, non era stata trovata alcuna prova che si stessero producendo armi chimiche. Ma non servì a nulla.
Quella di Powell fu una menzogna storica. Anni dopo, fu lo stesso Powell ad ammetterlo. Disse anche di aver aggiunto una sua personale interpretazione alle intercettazioni e alle prove documentali gettandole nella luce più negativa. Alle intercettazioni gli USA avrebbero aggiunto frasi come “munizioni proibite” o “ripulisci tutte le aree. … Assicurati che non ci sia nulla lì”. Parole delle quali, nei documenti ufficiali e nelle intercettazioni, non esisteva traccia.
Dichiarazioni, però, che cambiarono il corso della storia. Al Presidente degli USA (e al Pentagono) vennero concessi poteri enormi e cosa più importante senza l’obbligo di approvazione da parte del Congresso.
L’Autorizzazione all’uso della forza militare (AUMF) avrebbe dovuto essere una misura unica e di breve periodo. Invece, ha consentito per un ventennio di “giustificare” azioni militari in diversi paesi. E sotto diversi presidenti. Nel 2014, Obama definì l’AUMF una “base statutaria alternativa”: “La nostra posizione sull’AUMF del 2002 non è cambiata e vorremmo vederla abrogata”. Poi fece il contrario e durante il proprio mandato, utilizzò l’AUMF per giustificare gli attacchi aerei contro lo Stato islamico in Iraq e Siria. Nel 2018, fu Donald Trump ad ammettere che l’AUMF del 2002 aveva autorizzato l’uso della forza per affrontare sia minacce in Iraq, in “Siria o altrove”.
Pochi giorni fa, il 29 marzo, il Senato degli Stati Uniti d’America ha detto basta. Con 66 voti a favore e 30 contrari ha approvato una mozione che prevede l’abrogazione dell’AUMF.
Una decisione che arriva con vent’anni di ritardo. Durante questi anni i presidenti americani che si sono succeduti hanno giocato alla guerra in mezzo mondo. Secondo il Congressional Research Service, l’AUMF sarebbe servito per giustificare almeno 40 “interventi militari” in 22 Paesi. E tutti senza l’approvazione del Congresso. Congresso che dal canto suo, nel 2001, ha approvato anche le cosiddette “autorità di cooperazione per la sicurezza” (SCA) che avrebbero permesso al Pentagono di “addestrare ed equipaggiare forze straniere in qualsiasi parte del mondo” e di “fornire sostegno a forze straniere, paramilitari e privati che a loro volta sostengono le operazioni antiterrorismo degli Stati Uniti”, con un limite di spesa di 100.000.000 di dollari per anno fiscale, come riporta un rapporto del Brennan Center for Justice della New York University School of Law.
Leggi utilizzate come trampolino di lancio per consentire nuove guerre, senza attendere il parere del Congresso. E vendere più armi incuranti dei morti che avrebbero causato. L’approvazione dell’AUMF ha consentito agli USA di “vivere di guerra” per decenni. Il mercato delle armi e degli armamenti è uno dei più floridi e il suo fatturato costituisce una fetta rilevante del PIL a stelle e strisce. Il tutto senza informare l’opinione pubblica statunitense e mondiale. “Ricercatori e reporter hanno scoperto programmi [SCA] non solo in Afghanistan e Iraq, ma anche in Camerun, Egitto, Kenya, Libano, Libia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Somalia, Siria, Tunisia e Yemen”, sottolinea il rapporto.
Nel suo libro di memorie Christopher C. Miller, ex capo ad interim del Pentagono, afferma che gli Stati Uniti d’America dovrebbero essere ritenuti responsabili del fallimento delle guerre in Iraq e Afghanistan. “Il complesso militare-industriale degli Stati Uniti si è trasformato in un mostro a forma di idra con quasi nessun controllo sulla macchina da guerra americana”, si legge nel libro. In un’intervista a The Hill, Miller ha affermato “abbiamo invaso una nazione sovrana, ucciso e mutilato molti iracheni e perso alcuni dei più grandi patrioti americani mai esistiti – tutto per una maledetta bugia“.
Proprio per prevenire abusi come questi, nel 2021, la Camera approvò una risoluzione per abrogare l’AUMF. A due anni di distanza, e dopo altre migliaia di morti in varie guerre, il Congresso ha deciso di abrogare definitivamente l’AUMF definendolo obsoleto e ammettendo che potrebbe essere utilizzata per giustificare azioni militari di più ampia portata. Forse con un riferimento all’Ucraina. “Il Congresso ha abdicato troppo a lungo ai suoi poteri“, “I presidenti possono fare cose sbagliate se ci sono autorizzazioni obsolete sui libri” sono state le parole del senatore Tim Kaine, che negli ultimi anni è stato l’autore degli sforzi del Senato USA per abrogare l’AUMF.
Dopo il voto al Senato ora la parola passa alla Camera. Se anche la Camera deciderà di abrogare questa norma, sarà un momento storico. La prima volta per il Congresso degli USA per ammettere che l’AUMF è stato una legge per rendere più facile fare la guerra. Una bugia iniziata con la dichiarazione di Colin Powell sulle armi di distruzione di massa nella mani di Saddam Hussein e continuata per oltre un ventennio.
Bugie che hanno fatto milioni di morti e miliardi di danni.