Fabio Fulco è un buon attore in prestito alla regia che non se la cava per niente male in entrambi i ruoli, perché confeziona un prodotto originale e godibile che solo nella parte centrale rischia di cadere nel patetico e nel sentimentalistico. La storia si svolge in gran parte in una casa di riposo dove l’infermiere Salvatore (Fulco) si presenta con una carrellata iniziale e ci porta a conoscere i personaggi, interpretati da ottimi attori come Stefania Sandrelli, Ivano Marescotti, Gianfranco D’Angelo, Orso Maria Guerrini, Giacomo Piperno, Gisella Sofio (al suo ultimo film, muore al termine delle riprese), per tacere di Franco Nero (nella parte onirica e surreale del primario) e Maurizio Mattioli (il vecchio scassinatore Barabba). La parte migliore del film si svolge all’interno delle mura della casa di risposo e illustra le dinamiche relazionali di un gruppo di anziani in un interno, in maniera teatrale, con una regia ispirata. Il gruppo di vecchietti organizza un colpo alla Sala Bingo per aiutare una degente bisognosa di denaro, sotto la direzione di un colonnello in pensione come Orso Maria Guerrini, che ricorda il Totò maestro di furto con scasso de I soliti ignoti, film come Scuola di ladri, mentre il regista omaggia i Vanzina de In questo mondo di ladri e opere del passato come La banda degli onesti di Mastrocinque. Insomma Il crimine non va in pensione, pur non essendo un capolavoro, non è il solito film italiano inutile, anche perché è l’occasione per rivedere all’opera molti attori del passato. Gianfranco D’Angelo recita un ruolo lontano mille miglia dagli stereotipi della commedia sexy; ci sono interpreti ispirati come Sandrelli e Marescotti, coppia innamorata per la vita, lui geloso di un galante amico che fa la corte alla moglie; rivediamo Mattioli al massimo della forma; Franco Nero prima viene citato con un film in televisione nel ruolo di Django, infine appare a Romeo dopo un infarto sul letto d’ospedale invitandolo ad alzarsi e a riprendere a vivere. Si perdona una sceneggiatura non del tutto oliata, alcune cadute di livello nella parte della malattia di Romeo e della gelosia di Michele. Il film ha un buon ritmo fino a quando resta sul registro comico – grottesco, segna il passo quando vorrebbe dire di più, fare un discorso sociale e sentimentale. Purtroppo, a quel punto, la telenovela colombiana e il prodotto paratelevisivo sono sempre in agguato e non è facile evitare di cadere nella rete. Il finale è rocambolesco, da commedia thriller, non lo rivelo perché chi vuol vedere il film lo trova su RaiPlay. Un prodotto dignitoso, fotografato da Germani con la solita tecnica italiana tendente al giallo ocra, montato con i tempi giusti da Mearelli, sceneggiato con qualche forzatura da Quadrolio, girato da un buon attore (recita in napoletano) come Fulco, piuttosto bene per essere un’opera prima (per adesso unica). Da vedere, senza pensare di assistere a un film epocale, ma godibile e con diversi elementi interessanti che abbiamo cercato di mettere in evidenza.
Regia: Fabio Fulco. Soggetto e Sceneggiatura: Fabrizio Quadroli. Produttori: Claudio Bucci, Rosa Chiara Scaglione. Fotografia: Dario Germani. Montaggio: Luigi Mearelli. Musiche: Franco Eco (colonna sonora prodotta da Ala Bianca). Scenografia: Biagio Fersini. Costumi: Susanna Razzi. Distribuzione (Italia): Sterno Production. Lingua Originale: Italia. Paese di Produzione: Italia, 2017. Durata: 95’. Genere: Commedia. Interpreti: Stefania Sandrelli (Maria), Ivano Marescotti (Michele), Gianfranco D’Angelo (Cesare), Fabio Fulco (Salvatore), Franco Nero (primario), Orso Maria Guerrini (Alfio), Maurizio Mattioli (Barabba), Giacomo Piperno (Romeo), Rosaria D’Urso (Teresa), Aldo Leonardi (Ernesto), Salvatore Misticone (Donato), Silvana Bosi (Edda), Gisella Sofio (Ersilia).