Il Dantedì una via, un augurio «verso uno stato di felicità»

Articolo di Pietro Salvatore Reina

Il 25 marzo si celebra la solennità dell’Annunciazione, l’incipit storico e salvifico dell’Incarnazione. Ma cos’è questo mistero, cosa significa? «Caro cardo salutis» («La carne è il cardine della salvezza») scrive lo storico latino cristiano Tertulliano (160 ca – 220 ca d.C.). La fede cristiana consiste nel credere che un uomo nato nel tempo è l’incarnazione di Dio, osserva con acume il filosofo e storico della filosofia Dario Antiseri. Ma vedere un uomo non è sufficiente a farci credere che quell’uomo è Dio. È la fede che mi fa vedere in un fatto storico qualcosa di eterno. E come è possibile tutto ciò? Questo è un problema che si risolve – docet Kierkegaard – al di fuori dei torbidi maneggi della scienza e della filosofia. È un problema che si risolve con un atto di fede, con la fede che Gesù è l’incarnazione di Dio. E quest’atto di fede è sempre un salto, sia per chi è contemporaneo di Cristo sia per chi non lo è (D. Antiseri, Credere. Perché la fede non può essere messa all’asta). Il professore Christopher Dawson, uno dei maggiori storici inglesi del Novecento, che ha insegnato nelle università di Exeter, Liverpool, Edimburgo, Dublino e ad Harvard, scrive: «[…] l’incarnazione del Verbo rigenera l’umanità […] […] il mistero cristiano dell’Incarnazione è ugualmente un mistero storico: […] il mistero cristiano è basato sulla storia» (C. Dawson, Il cristianesimo e la formazione della civiltà occidentale).

Il Cristianesimo – nota saggiamente il cardinale Gianfranco Ravasi – è per eccellenza la religione dell’Incarnazione, per la quale il Verbo eterno si fa tempo, spazio, fragilità, morte. L’incontro con il divino avviene, quindi, nell’esistenza concreta e non in cieli remoti. (G. Ravasi, Scolpire l’anima, p. 315).

Bernardo di Clairvaux, la cui figura nella Commedia affiora soltanto nei canti del Paradiso dal XXXI al XXXIII, esalta la divina umanità del Cristo, e l’amore. L’Incarnazione è un bacio: la bocca che bacia è il Verbo che si fa carne, e chi viene baciato è la carne assunta dal Verbo. Bernardo nei Sermoni sul Cantico dei cantici definisce l’Incarnazione un «bacio»: la bocca che bacia è il Verbo che si fa carne e chi viene baciato è la carne assunta dal Verbo (Sermone 2).

Il 25 marzo si celebra anche il Dantedì. L’idea di una Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri è nata da un articolo pubblicato sulle pagine de Il Corriere della Sera, in data 19 giugno 2017, del giornalista e scrittore Paolo Di Stefano. Di Stefano è uno scrittore e giornalista, laureato in Filologia romanza all’Università degli Studi di Pavia con il professore emerito, semiologo e critico letterario Cesare Segre.

La data del 25 marzo – Solennità dell’Annunciazione che a Firenze, fino al 1750, segnava l’inizio del Capodanno fiorentino, che aveva il suo centro nella Basilica della Santissima Annunziata – da alcuni studiosi è stata individuata come la «data di inizio» del viaggio di Dante nella Commedia. Ma non tutti gli studiosi sono d’accordo. Secondo altri filologi danteschi e critici letterari il viaggio di Dante nell’Oltretomba cristiano ha inizio il 7 aprile 1300, a mezzogiorno (o mezzanotte, se si calcola il meridiano di Gerusalemme) e si conclude il 14 aprile.

Il Dantedì è stato istituito il 17 gennaio 2020 con una direttiva approvata dal Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per i beni culturali e per il turismo, durante il secondo governo Conte, Dario Franceschini.

È stato lo stesso lo stesso Di Stefano a coniare l’espressione «Dantedì», di concerto con il professore Francesco Sabatini, professore emerito dell’Università degli Studi Roma Tre e Presidente onorario dell’Accademia della Crusca.

Dopo una chiacchierata tra Di Stefano e il professore Sabatini il nome «Dantedì» viene istituito, a Milano, il 4 luglio 2019 nella sala Buzzati de Il Corriere della Sera, durante un evento organizzato dalla Fondazione Corriere (cfr. l’articolo di Severino Colombo, Il Dantedì sarà il 25 marzo, scelto il giorno dedicato a Dante Alighieri nelle pagine de Il Corriere della Sera del 17 gennaio 2020).

Tale proposta è stata recepita e accolta da tantissimi intellettuali e studiosi, oltre che dall’Accademia della Crusca, dalla Società Dante Alighieri, dalla Società Dantesca Italiana, dall’ADI (Associazione degli Italianisti).

Dante canta l’Incarnazione come principio della renovatio dell’umanità:

«[…] al Verbo di Dio discender piacque» (Paradiso VII,30).

Dante con la Commedia «vuol rimuovere gli uomini dalla miseria morale del presente e condurli verso uno stato di felicità» (Ep. XIII 39).

L’odierna Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri possa contribuire a riflettere, di più, ad essere un auspicio per la scelta e realizzazione della pace come più volte auspicato dal professore Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e dal 2015 Presidente della Società Dante Alighieri.

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