È passata una settimana da quando, con un messaggio, il regista Sergio Japino improvvisamente annunciava al mondo che Raffaella Carrà, alle 16:20 di lunedì 5 luglio 2021, aveva intrapreso un viaggio verso un mondo migliore. Raffaella aveva fatto tanto “Rumore” nella sua vita e ora se ne andava in punta di piedi, in silenzio, lasciando tutti sorpresi. Che carrambata!
In soli sette giorni le televisioni di tutto il mondo hanno mandato in onda, stravolgendo continuamente le scalette, video e canzoni di Raffaella Carrà. La stampa italiana, come quella spagnola, inglese, greca, portoghese, tedesca, francese, latinoamericana, ha pubblicato interviste, foto, commenti, biografie della Carrà.
Tutti ci sentiamo un po’ più soli; celebrità, vescovi, fans e gente comune, tutti scrivono pensieri d’amore per Raffaella. Ma perché tanto affetto? Perché la morte di Raffaella Carrà ha lasciato una traccia indelebile nel mondo? La risposta la possiamo cercare nel messaggio di Japino, compagno decennale di Raffaella: “Raffaella ci ha lasciati. È andata in un mondo migliore, dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre”. Senza dubbio Raffaella è stata un’artista talentuosa che ha attraversato la storia di intere generazioni; senza dubbio la sua risata ce la ricorderemo ancora per molto tempo, ma Sergio mette in risalto l’umanità di Raffaella e non per caso. In queste ultime ore si scopre che Raffaella, dopo aver avuto la notizia della malattia che certamente l’avrebbe portata alla morte, ha voluto lasciare, per l’ennesima volta, una scia d’amore donando la sua villa di 160 mq (dove si dice sia nato il titolo della trasmissione Carràmba che sorpresa!) di Cala Piccola, in Toscana, ad una associazione, la Confraternita Misericordia, che si occupa di beneficenza: “Tentai di ringraziarla, ma niente: non me lo permetteva… non volle rendere pubblica la notizia, almeno per il momento”, dice il governatore Roberto Cerulli, il quale racconta che Raffaella si presentò all’incontro con il notaio con molta umiltà e dignità: con il suo solito caschetto, che ormai conosciamo bene, ma con occhiali scuri molto grandi e mascherina che le coprivano il volto e che, nonostante dovessero immortalare quella che sarebbe stata l’ultima fotografia del caschetto biondo più famoso della storia, non volle togliere affinché potesse nascondere ai presenti i segni della malattia che già l’affliggeva.
Tante, tuttavia, sono state le opere che fanno di Raffaella una benefattrice: dalla donazione di un magazzino alla Confraternita Misericordia, al respiratore donato alla rianimazione dell’Ospedale di Grosseto: “Roberto, ho saputo della vostra raccolta. State tranquilli. Ho dato mandato alla banca di effettuare un bonifico per l’intera cifra. Affrettatevi a comprarlo”; dalle donazioni ad alcune famiglie dopo il naufragio della Costa Concordia; alle donazioni dopo il terremoto dell’Aquila; insomma Raffaella ha sempre avuto, sebbene segretamente, un cuore pieno d’amore.
Il silenzio sul carcinoma polmonare – per non oscurare la scia luminosa che aveva lasciato nell’immaginario collettivo – una bara di legno grezzo e un’urna; un ultimo viaggio a San Giovanni Rotondo – Raffaella era fervente devota di Padre Pio, tanto che una volta disse che si stava innamorando del frate di Pietrelcina – e poi la tumulazione nel cimitero di Monte Argentario, sono le ultime volontà di una donna che ha saputo regalare emozioni con una semplicità straordinaria.
L’amore non è, forse, “una cosa semplice” come dice una famosa canzone? Beh, evidentemente sì per la Carrà.
La carriera della Carrà è stata un susseguirsi di successi, partendo da quei famosi 3 minuti chiesti nei primi anni ’70; passando dalla prima serata del sabato sera, alla fascia del mezzogiorno; ritornando in prima serata con altri programmi, tutti di grande successo, fino all’ultimo andato in onda sui Rai tre: “A raccontare comincia tu”, ma il programma più amato da Raffaella è stato sicuramente “Amore”, che aveva come obiettivo le adozioni a distanza (furono adottati 150.000 bambini). Si noti che la fotografia che sovrastava nella camera ardente di Raffaella, che ha accompagnato il feretro fino ai funerali – quella con tutti quei bambini – è proprio tratta dal programma Amore.
Raffaella Carrà è entrata a far parte della cultura dell’Italia ed è entrata anche nella lingua italiana: la parola “carrambata”, per esempio, è presente nel dizionario: “Incontro… fra persone che non si vedono da molto tempo… da Carramba! Che sorpresa, nome di una trasmissione televisiva”.
Ad ogni modo “amore” è una parola che ha sempre caratterizzato la vita di R.C.: le sue canzoni, soprattutto quelle della maturità dell’artista, sono piene di questa parola e lei stessa soleva dire nelle interviste: “Quando si ama e si è riamati, succede sempre qualcosa”. D’altra parte Raffaella ha caratterizzato anche la storia del Costume in Italia e all’estero: vuoi per l’ombelico che fece tanto arrabbiare il Vaticano; vuoi per i testi di alcune canzoni che hanno dato giustizia al ruolo della donna anche nelle relazioni: “E se ti lascia, allor sai che si fa: trovi un altro più bello che problemi non ha”; vuoi perché ha cantato temi legati al mondo LGBTQ: “Un pomeriggio dalla mia finestra lo vidi insieme ad un ragazzo biondo, Luca”; vuoi perché ha cantato con leggerezza temi legati al sesso: “Come è bello far l’amore da Triste in giù”; vuoi perché era proiettata in avanti su certi concetti come, per esempio, l’adozione dei bambini da parte delle coppie omosessuali, lei stessa ha raccontato più volte di essere cresciuta con due donne, sua mamma e la sua amata nonna Andreina, chiedendo divertita ai giornalisti se fosse cresciuta male; ma Raffaella è riuscita a passare attraverso le generazioni proprio per questa sua apertura mentale che sempre l’ha contraddistinta.
Amata dalle donne, dagli uomini, dalle nonne e dai bambini, Raffaella è stata simbolo di femminismo, di talento, di eleganza e gentilezza, di libertà, tanto che “The Guardian”, l’anno scorso, l’ha definita colei “che ha insegnato all’Europa la gioia del sesso”; la Carrà sorrideva di questo con l’ironia e l’autoironia che sempre l’hanno caratterizzata.
L’ultimo messaggio pubblico risale al 18 giugno 2021, giorno del suo compleanno. Così rispondeva ai suoi fans, poco tempo prima della dipartita: “Grazie a tutti, mi avete sommersa di auguri. Il vostro affetto mi commuove. Vi abbraccio e vi auguro un’estate con ritorno alla normalità”, poi il silenzio.
Raffa, l’estate tornerà sicuramente ad essere normale, come dici tu, ma il mondo senza di te, senza la tua energia positiva, non potrà mai più essere lo stesso.
I resti mortali di Raffaella Maria Roberta Pelloni, suo nome di battesimo, riposeranno nel piccolo cimitero di Monte Argentario, in provincia di Grosseto, ma la stella di Raffaella Carrà non si spegnerà mai e ne sentiremo ancora parlare, intanto nel mondo molte strade, piazze e studi televisivi vengono rinominati e dedicati alla Signora della televisione, Raffaella Carrà, diventata un mito, una leggenda e i miti, le leggende non muoiono mai; essi sono eterni, superano la luce, il tempo, lo spazio, le nostre stesse comuni vite e vanno oltre.
“La nostra sera finisce qui. Hey, vieni qui, vieni qui. Allora tutto è d’accordo, eh, ci vediamo… ah no, è finita, peccato! Ma ci vedremo un’altra volta. Ciao”, diceva la Carrà, con la sua estrema eleganza e simpatia, alla fine dell’ultima puntata di “Ma che sera” del 1978.
Ma noi, ahimè, siamo arrivati veramente ai saluti finali.
Ciao Raffaella, grazie di tutto e “Goditi il meritato riposo nella Fiesta del Cielo”.
Quanto a me, riserverò nel mio cuore l’emozione di quell’unico incontro avvenuto nel 2014 quando venni a Roma per vedere “Forte Forte Forte”. Ti chiesi un autografo che tu naturalmente mi concedesti. Quell’emozione, per me, fu davvero forte forte forte.