Il topos del doppio, cosi come studiato e analizzato da Vito Attolini, è sempre stato una costante nella letteratura fin da tempi non sospetti, infatti il primo fulgido esempio di dicotomia fantastica in taluni termini è certo “Menecmi” di Plauto, una commedia risalente verso la fine del terzo secolo dopo cristo, per arrivare fino al libro più famoso sul genere, lo “Lo strano caso del dottor Jekyll e Mister Hyde” di Robert Louis Stevenson, certamente il racconto di narrativa per antonomasia se si vuole andare ad indagare sulla tematica, per continuare persino con Oscar Wilde, Italo Calvino, Luigi Pirandello e via dicendo. Però ciò che è stato approfondito in mille modi e maniere dalla lette-ratura, è stato poi notevolmente trasportato nel mutevole mondo della settima arte, il cinema.
Lo de-scrivo come mutevole, perché con tutti i suoi mezzi e gli strumenti di cui dispone, è stato certamen-te garante di aver trattato il complicato e mai banale tema del doppio, che tanto permea la nostra so-cietà ed il mondo in cui viviamo, in maniere intelligente e creativa. L’industria cinematografica moderna, è riuscita a sviscerare la dicotomia intrinseca nell’umanità puntando su film in cui l’altro lato dell’individuo, è spesso vittima di una malattia mentale o in preda alle più violenti delle alluci-nazioni. Di fatti, in alcune sceneggiature il doppio/ il lato oscuro è possibile spiegarlo definendo il contesto che gravita intorno ai personaggi come fantastico o talvolta persino onirico.
Il che, rende di per sé piuttosto semplice spiegarne la natura: esiste e basta, il Bene combatte il Male, il Bene trionfa (molto spesso sul Male), il Male viene sconfitto. Ma se dovessimo traslocare in contesti quanto me-no reali? E ambientati nella nostra realtà di tutti i giorni? Come si potrebbe spiegare la consapevo-lezza che si erge quando riflettiamo la nostra ombra contro il muro? Ecco, che quindi, diversi altri generi cinematografici ci sorridono e ci aiutano, quali: l’horror, il thriller, il film drammatico, la commedia, le loro inevitabili fusioni o film d’autore in qui la firma del regista è l’unica impronta che riesca a convogliare le informazioni di quello che possiamo sapere da ciò che non deve essere spiegato per dare alla trama una sfumatura di mistero.