Potete tirare un sospiro di sollievo: non intendo calarmi nei panni del virologo di turno per sviscerare, per l’ennesima volta, le caratteristiche del virus mortale che sta infestando il pianeta. Ne sappiamo abbastanza da telegiornali e scienziati competenti che ne parlano; tuttavia, quello su cui voglio indulgere io, può portare a interessanti interpretazioni sulle sfumature del Covid, e sul nostro modo di relazionarci agli altri.
Ma prima di addentrarmi in un ginepraio di collegamenti mentali, faccio un piccolo passo indietro, e vorrei focalizzarmi sulla comunicazione non verbale. La prendo molto larga: la comunicazione non verbale è un processo che comprende tutti gli aspetti dello scambio comunicativo che non riguardano la struttura semantica del messaggio, ma si concentra maggiormente sul linguaggio del corpo, ossia la comunicazione non parlata tra due persone.
Siete confusi? Tranquilli, riassumo cosi. Il linguaggio del corpo è la lingua pressoché universale con la quale le persone comunicano, facendo affidamento solo ai seguenti concetti: postura, gesti, movimenti, espressioni e mimica. Nel 1970, lo psicologo Albert Mehrabian, con il supporto di uno studio scientifico, ha dimostrato come un messaggio vocale molto semplice (possiamo partire dal classico ciao!) possa essere cosi suddiviso:
1) Movimenti del corpo (espressioni facciali) 55%
2) Aspetto vocale (volume, tono ritmo) 38%
3) Aspetto verbale (Parole) 7%
Il dato che emerse in maniera sconcertante fu proprio l’importanza che il destinatario della comunicazione diede alla parola, quella che noi riteniamo la fonte più importante e basica di ogni tipo di comunicazione. Albert ha dimostrato come anche tutto il resto del corpo abbia un’importanza a dir poco fondamentale per sostenere un messaggio, una comunicazione o qualsiasi altro genere di attività possa riguardare anche un interlocutore. In seguito, alcuni dati del suo lavoro furono mal interpretati e usati per dare sostenibilità ad altre teorie della comunicazione, ma non si poté più negare l’importanza nella comunicazione non verbale tra esseri umani.
Non è un caso che il primo in assoluto a studiare le espressioni facciali fu proprio Charles Darwin, nel 1872, con il suo saggio “Le espressioni nell’uomo e negli animali”, anche se inizialmente i suoi studi non destarono particolarmente attenzione, dopo la riscoperta del libro, nel nostro secolo, da parte di Paul Ekman, (geniale pioniere nel riconoscere le emozioni dalle espressioni facciali) gli antichi studi di Darwin poterono nuovamente essere messi sotto gli occhi curiosi della scienza.
Il successo e l’originalità di questa nuova e promettente branca di studi, diede vita a numerose forme di approfondimenti sul campo della comunicazione non verbale, quali: il sistema paralinguistico, il sistema cinesico, la prossemica e l’aptica.. di cui non starò a parlare oggi, ma spero possano essere i prossimi temi di dibattiti futuri!
Questa corposa e succulenta introduzione (che spero possa essere stata istruttiva e non tediosa, per chi di voi sapesse poco o nulla dell’argomento) mi serve per agganciarmi al problema mondiale del Covid ed alle riflessioni che porta. La prima, sui cui vorrei puntare la lente d’ingrandimento, è il distanziamento sociale perpetrato da tutti per tenere a bada il virus, senza dargli molte possibilità di contagiarci tutti. Il che è giustissimo e doveroso; tuttavia, come ho notato, porta a spiacevoli conseguenze.
Tra le molte: la completa alienazione di determinate categorie di persone, la non comprensione della comunicazione dell’altro, il non riconoscere i desideri e i bisogni altri.. ad una quasi totale mancanza di empatia verso il prossilo. Il che, nel nuovo secolo, è assolutamente inaccettabile. La logica vuole che tutti questi comportamenti sia esasperati anche dalla paura dell’untore, della prossima vittima del Covid, di ennesimi focolai e di una comunicazione mediatica martellante e all’insegna della “guerriglia”. Quello che potrebbe essere fatto (non uso il dovrebbe, sarebbe sinonimo di megalomania intellettuale) è una basica comprensione del (e ora mi collego al prologo!) linguaggio del corpo.
La comunicazione non verbale non mente, a meno che un individuo non riesca a controllare ogni muscolo e fibra del corpo, il che è impossibile. Perciò, una bugia verrebbe notata e tradita dal corpo stesso del bugiardo che con specifici segnali, riuscirebbe a smascherarla all’occhio ed allo sguardo dell’osservatore che è davanti.. il Covid ha spinto obbligatoriamente l’umanità a usufruire di mascherine che tappano la maggio parte del volto, base di molti dei muscoli che strutturano le espressioni facciali, ma non tutto il corpo, ovviamente! Quello su cui vorrei riflettere, è che possiamo sopperire alla mancanza di empatia, da me osservata, con una maggior comprensione dell’altro sfruttando proprio quel linguaggio da molti ignorata o ritenuta da bambini: la comunicazione non verbale!
Sono mille e più i modi che ci permettono una miglior visione dell’altro tramite la cinesica (l scienza che studia il linguaggio del corpo), di cui ora mi è impossibile parlare senza aver timore di prolungare il mio monologo, ma è solamente uno l’approccio che è auspicabile fare per migliorare una situazione mondiale già satura di odio, dubbio e scetticismo; ed è la capacità di ascoltare l’altro, poterlo capire, poterlo leggere. O semplicemente.. empatizzare con gli altri essere umani.