Manuel Octavio Gómez (1934 – 1988) studia pubblicità e nel 1957 si diploma alla Scuola di Giornalismo. La sua vocazione artistica si indirizza ben presto verso il teatro, la narrativa e la critica radiotelevisiva. Pubblica articoli sui diffusi periodici La Tarde e Diario Libre. Studia drammaturgia e regia. Mentre scrive testi pubblicitari per guadagnarsi da vivere trova il modo di collegarsi ai progetti culturali più avanzati dell’epoca, come quelli che animano le società Nuestro Tiempo e Cine Club Visión. Al trionfo della Rivoluzione Octavio Gómez ha soltanto venticinque anni e ottiene la possibilità di fare cinema. Si unisce alla Sezione Cinematografica della Direzione della Cultura dell’Esercito Ribelle e lavora come assistente di regia in vari documentari e nel primo lungometraggio di fiction realizzato dall’ICAIC. Comincia a dirigere documentari e – tra il 1964 e il 1965 – realizza i suoi due primi lungometraggi di fiction. Le sue opere sono caratterizzate da un nuovo linguaggio cinematografico, offrono interessanti spaccati della storia di Cuba e un’audace esplorazione dei conflitti individuali e sociali. Tulipa, La primera carga al machete, Los días del agua e Ustedes tienen la palabra sono considerate le sue pellicole più riuscite e vengono annoverate tra i migliori prodotti cinematografici realizzati a Cuba.
Nel 1981 ottiene il Premio per la Cultura Nazionale assegnato dal Ministero della Cultura. Nel 1988 muore improvvisamente per arresto cardiocircolatorio. Julio García Espinosa – collaboratore storico in alcuni documentari e fiction – afferma duran te la commemorazione funebre: “Sarà difficile per i compagni dell’ICAIC abituarsi alla sua assenza, ma lo ritroveremo sempre dove esiste una passione limpida e onesta per il cinema”.
Vediamo in rapida sintesi le sue opere principali.
Guacanayabo (1961) è un documentario in bianco e nero di 21 minuti – impreziosito dalla musica popolare cubana di Jesús Ortega – che narra le condizioni di vita e di lavoro prima della Rivoluzione dei pescatori del Golfo di Guacanayabo, la zona più ricca di pesce di tutta Cuba, situata nella costa sud della regione orientale dell’isola.
Una escuela al campo (1961) è un documentario in bianco e nero di 17 minuti che racconta il processo di alfabetizzazione delle campagne cubane portato avanti dalla Rivoluzione. Vediamo ragazzini impegnati a insegnare a leggere e a scrivere a un gruppo di contadini adulti.
Historia de una batalla (1962) affronta lo stesso tema ma è un lavoro di più ampio respiro (33’, bianco e nero) scritto con la collaborazione di José Antonio Jorge. La Campagna di Alfabetizzazione è una battaglia storica vinta dalla Rivoluzione, grazie a un esercito di giovani, adolescenti e bambini cubani, armati di lapis, quaderni e libri. Il documentario mostra anche gli eventi politici e sociali più importanti accaduti nel paese durante l’anno.
Cuentos del Alhambra (1963) è un documentario in bianco e nero di 43 minuti che ricostruisce la storia del Teatro Alhambra attraverso le esperienze e i ricordi dei componenti della compagnia di Regino López, la sola ad aver calcato il palcoscenico durante i trentacinque anni di vita del celebre teatro cubano.
El encuentro (1965) è il primo breve lavoro di fiction (38’ – bianco e nero) scritto dal regista con la collaborazione di José Antonio Jorge. Il film narra la storia di un ribelle che nel 1958 si separa dalla moglie e va ad unirsi alla guerriglia durante l’insurrezione armata sulla Sierra Maestra. Passa il tempo, sente la nostalgia della moglie, quindi cerca di rivederla per spiegare i motivi della partenza e dell’abbandono. Quando i due si ritrovano l’emozione è così forte che non servono spiegazioni. La pellicola è toccante, ma serve a portare avanti un discorso didattico e per certi versi propagandistico, impreziosita dalla musica di Roberto Valera e da canzoni di Vincente Garrido. Interpreti: Miguel Benavides, Glenda Alvarez, Omar Valdés, Julio Martínez.
La salación (1965) è una lunga fiction (77’) in bianco e nero che il regista scrive con la collaborazione di Héctor García Mesa per smitizzare vecchi tabù e pregiudizi secolari. Il film si sforza di educare a una nuova morale rivoluzionaria e tratteggia le contraddizioni della società cubana dei primi anni Sessanta. Il regista compie il suo progetto didattico raccontando una storia piacevole e divertente di due giovani innamorati che si trovano in difficoltà di fronte alle tradizioni delle rispettive famiglie. Interpreti: Blanca Contreras, Lorenzo López, Josefina Henríquez, Idalia Anreus, Dinorah Anreus, Pedro Pablo Astorga. Musica di Roberto Valera.
Tulipa (1967) è una fiction girata in bianco e nero (93’) basata sull’opera Recuerdos de Tulipa dello scrittore cubano Manuel Reguera Saumell. Tulipa è una vecchia spogliarellista di un circo ambulante che viene sostituita da una giovane ballerina di rumba ed è costretta a insegnarle un mestiere che considera una vera e propria arte. Interpreti: Idalia Anreus, Daisy Granados, Omar Valdés, Alejandro Lugo, Teté Vergara, José Antonio Rodríguez.
La primera carga al machete (1969) è la fiction più celebrata di Manuel Octavio Gómez, che la scrive e la sceneggia insieme a Alfredo del Cueto, Jorge Herrera e Julio García Espinosa. La pellicola è girata in un intenso bianco e nero (80’) e sembra un documentario realistico per merito della tecnica di regia con cui è realizzata. Octavio Gómez usa la camera a mano, il suono in presa diretta e consegna un esempio moderno di come si possa fare cinema inchiesta su avvenimenti del passato. La primera carga al machete ricostruisce con una serie di finte interviste a protagonisti dell’epoca, spaccati di battaglie e di guerriglia tra esercito rivoluzionario e spagnoli, frammenti della lotta indipendentista cubana iniziata nel 1868. Il trattamento cinematografico è tipico della vecchia cronaca, a tratti sembra di assistere a un mondo movie di Gualtiero Jacopetti data la veridicità delle immagini e la superlativa tecnica di regia. Octavio Gómez dimostra di aver appreso la lezione del neorealismo italiano, segue i personaggi per strada, li pedina – come sarebbe piaciuto a Zavattini – durante le discussioni, filma le cariche della polizia, le aggressioni dell’esercito spagnolo e le cariche al machete dei mambíses. Il tema fondamentale della pellicola è il primo attacco con il machete in pugno compiuto dal rivoluzionario Máximo Gómez, che trasformò l’attrezzo per il taglio della canna da zucchero in arma decisiva per sconfiggere i colonialisti spagnoli. La leggenda che il mambí diventava un corpo unico con il suo machete si diffuse dopo questo storico assalto guerrigliero. La pellicola è impreziosita dalla musica di Leo Brouwer, interpretata da un giovanissimo Pablo Milanés che in diverse sequenze compare sullo schermo cantando con la chitarra in mano. Interpreti: José Antonio Rodríguez, Adolfo Llauradó, Idalia Anreus, Omar Valdés, Eduardo Moure, Raúl Pomares, Pablo Milanés. Il film vince nel 1969 il Premio della Stampa Cinematografica Cubana e viene segnalata tra le dieci migliori pellicole prodotte nel corso dell’anno.
Nuevitas (1969) è un documentario a colori di 24 minutirealizzato per raccontare l’improvviso sviluppo industriale di Nuevitas, cittadina situata nella parte nord della provincia di Camagüey, avvenuto tra il 1964 e il 1967. Nuevitas era un piccolo porto orientale e in poco tempo si trasformò in un importante polo industriale, triplicando la sua popolazione. Ancora oggi Nuevitas è una delle principali aree urbane di Cuba, sia per il porto, tra i più importanti del paese, che per il grande sviluppo raggiunto dall’industria, caratteristica che l’ha trasformata nella Città Industriale dell’isola.
Los dias del agua (1971) è una lunga fiction a colori (110’) scritta dal regista con la collaborazione di Bernabé Hernández e Julio García Espinosa. La musica è ancora una volta di Leo Brouwer. Il film si basa su un fatto reale accaduto nel 1936 nella provincia di Pinar del Río e racconta la storia di Antoñica Izquierdo, una contadina che si attribuiva poteri curativi per mezzo dell’acqua. Seguita da una moltitudine di credenti, manipolata dai politici e dagli speculatori dell’epoca, che cercavano di ottenere un beneficio personale dall’oscurantismo e dai pregiudizi delle masse. Antoñica Izquierdo finì in prigione. La pellicola vuol far riflettere in maniera critica su culti esoterici e sulle superstizioni ma cerca anche di dare un quadro della vita cubana prima della Rivoluzione. Il limite è quello marcatamente ideologico che caratterizza lavori simili, pure se il film è tecnicamente ben girato e tutto sommato piacevole. Interpreti: Idalia Anreus, Raúl Pomares, Adolfo Llauradó, Mario Balmaseda, Omar Valdés, Raúl Eguren, Teté Vergara, Ángel Toraño, Luis M. Martínez Casado, Eugenio Domínguez, Eugenio Hernández, Alicia Alegría, Dunia La Taína. Il film riceve molti premi nazionali e viene segnalato nei festival di Mosca, Londra, Milano e Barcellona.
Ustedes tienen la palabra (1973) è una fiction della durata di 103’ che torna al bianco e nero per ricostruire un processo celebrato nel 1969 a carico di quattro uomini, accusati di sabotaggio per aver provocato l’incendio di un progetto forestale che causò la morte di otto persone e gravi perdite materiali. Al tempo stesso la pellicola analizza le circostanze che produssero il delitto. La musica è di Leo Brouwer. Il regista scrive soggetto sceneggiatura con la collaborazione di Julio García Espinosa, Jesús Díaz, Alfredo del Cueto e Nelson Rodríguez. Interpreti: Luis Alberto Ramírez, Salvador Wood, Omar Valdés, Idalia Anreus, Miguel Benavides, Rogelio Blaín, Mario Balmaseda. Insieme a De cierta manera (1974) di Sara Gómez e Retrato de Teresa (1979) di Pastor Vega, costituisce la triade del cinema operaio realizzato a Cuba negli anni Settanta. La pellicola è segnata dal realismo socialista dell’Europa dell’Est ed è molto ideologica, rappresenta uno dei dieci prodotti di pura fiction realizzati a Cuba dal 1976 al 1982. Nel 1974, Ustedes tienen la palabra vieneselezionato dall’Associazione della Critica Cinematografica Cubana. Si aggiudica il Primo Premio Paloma de Cristal e il Premio del periodico Rude Pravo al Festival Internazionale di cinema di Karlovy Vary, in Cecoslovacchia.
La tierra y el cielo (1976) è una fiction a colori di 86 minuti scritta con la collaborazione di Antonio Benítez Rojo, autore del racconto da cui si sviluppa la sceneggiatura. Pedro è un giovane nato all’interno di una famiglia di haitiani emigrati a Cuba che lavorano come tagliatori di canna. Il film racconta la sua storia di guerrigliero che si è unito ai ribelli sulla Sierra Maestra, ma anche quella del suo amico Aristón, credente dei culti magici haitiani. La superstizione mette in pericolo i suoi compagni e per questo Aristón viene condannato a morte. Pedro dovrà scegliere tra il mondo magico della sua tradizione culturale e il mondo reale. Interpreti: Samuel Claxton, Tito Junco, José Díaz Diosnier, Idelfonso Tamayo, Daniel Josué Bernard, Martha Jeab-Claude, Luis Alberto Ramírez.
Una mujer, un hombre, una ciudad (1978) è un’altra fiction scritta dal regista con la collaborazione di Antonio Benítez Rojo. La pellicola racconta la storia di Marisa, una donna socialmente realizzata ma con problemi familiari. Al tempo stesso narra la vita di Miguel, un uomo che ha raggiunto un certo livello di stabilità personale, ma deve reimpostare la sua vita quando è costretto a tornare a Nuevitas, sua città natale. Interpreti: Idalia Anreus, Mario Balmaseda, Raúl Pomares, Omar Valdés, Alden Knight, Ramoncito Veloz. Il film ha vinto il Premio Speciale della Rivista Internazionale al Festival del cinema di Karlovy Vary in Cecoslovacchia (1978).
Patakín (quiere decir ¡fábula¡) (1982) è una fiction a colori di 108 minuti scritta dal regista con la collaborazione di Eugenio Espinosa. La storia si sviluppa nel mondo della religiosità cubana e serve a far capire le basi storico – culturali della santeria. Il patakí è il classico racconto mitologico, la leggenda che narra un evento della vita di un santo. I personaggi del film rappresentano figure mitiche della religione yoruba: Changó Valdés vive senza lavorare, alle spalle di sua moglie, e Oggún Fernández è il capo di un’azienda agricola. I due sono rivali in amore e amano la stessa donna, ufficialmente fidanzata con Oggún, ma Changó sta dietro anche ad altre donne. Interpreti: Miguel Benavides, Asseneh Rodríguez, José Manuel “Litico” Rodríguez, Alina Sánchez, Enrique Arredondo (hijo), Carlos Moctezuma.
El señor Presidente (1983) è basato sul romanzo omonimo dello scrittore guatemalteco Miguel Angel Asturias, sceneggiato dal regista con la collaborazione di André Camp. La storia narra la vicenda del colonnello Parrales, amico di un dittatore, ucciso per mano di un idiota. Il signor Presidente e i suoi più stretti collaboratori decidono di trasformare questo evento fortuito in un successo politico, imputando il crimine ai loro avversari. Interpreti: Michel Auclair, Reinaldo Miravalles, Bruno García, Florence Jaugey, Idalia Anreus, René de la Cruz. La pellicola ha vinto il Premio Caracol per la miglior produzione al Festival Nacional UNEAC de Cine Radio y Televisión (L’Avana, 1984).
Gallego (1987) è l’ultima fiction a colori di 128 minuti realizzata da Manuel Octavio Gómez prima della sua improvvisa scomparsa. Il film si basa sul romanzo – testimonianza dello scrittore cubano Miguel Barnet, sceneggiato dal regista con la collaborazione di Mario Camus. Il regista affronta il tema dell’emigrazione spagnola verso l’America narrando la storia di un adolescente che nel 1916 abbandona il suo luogo natale ed emigra a Cuba con il sogno di fare fortuna. Il racconto arriva fino agli anni Sessanta del Ventesimo Secolo e ripercorre la storia di un paese che per l’emigrante si trasforma in una seconda patria. La colonna sonora è di Pablo Milanés. Interpreti: Sancho Gracia, Manuel Galiana, Jorge Sanz, Linda Mirabal, Francisco Rabal. La pellicola vince un premio al Festival Latinoamericano dell’Avana (1988) e nello stesso anno comporta il diploma di riconoscimento per l’opera globale di Manuel Octavio Gómez presso il Festival Internazionale di Karlovy Vary in Cecoslvacchia.
Manuel Octavio Gómez caratterizza la sua produzione documentaria e di fiction realistica con una marcata intenzione didattico – pedagogica, volta a dimostrare come la vita prima della Rivoluzione fosse completamente negativa per i cubani. A volte il suo intento è condivisibile e resta nei limiti della dimostrazione dei passi in avanti effettivamente compiuti, in altri casi il lato ideologico prende il sopravvento e segna il prodotto in senso negativo. Resta un regista tecnicamente all’avanguardia, capace di realizzare finti documentari e reportage del passato ricostruiti in maniera perfetta. Octavio Gómez è stato tra i primi registi cubani a usare la camera a mano e il suono in presa diretta.