“Il Pataffio”, una storia medievale che s’ispira alla commedia boccaccesca

Articolo di Paolo Quaglia

Il visconte Berlocchio arriva presso il suo feudo con l’intenzione di diventarne il signorotto. Il borgo però è totalmente in disuso e il castello cade a pezzi. Nelle strade del paesello si alternano disgraziati e qualche furfante del caso. Strade e case pullulano di paesani con appetiti basici e una grande dose d’ironia. Per il nobile mancato e la consorte comincerà un viaggio attraverso un’umanità fatta di appetito, indigenza e tanta voglia di libertà. Il Pataffio è un film diretto da Francesco Lagi con protagonisti Lino Musella e Viviana Cangiano. Tratto da un romanzo di Luigi Malerba è una storia medievale che s’ispira alla commedia boccaccesca inserendo echi esistenzialisti e una profonda analisi psicologica dei personaggi.

Riferimenti passati a parte, Monicelli su tutti, Lagi ha il merito di condurre una storia incoerente in maniera coerente. Un film che ha il coraggio di andare oltre e prova a discostarsi da prodotti standard trovando una sua chiave di lettura interessante. Ne Il Pataffio si mischia la risata all’analisi “leggera” di un passato che sembra presente nelle dinamiche umane. La sceneggiatura è in linea con l’argomento ed esaltata da caratteristi (Gassman, Mastrandrea e Giorgio Tirabassi) in grado di lavorare con strappi di ritmo e umanità. Una parabola antica raccontata in maniera moderna , quella di un uomo Berlocchio nato umile e destinato a rimanere tale.

Lino Musella è bravissimo nel recitare un uomo molto più a suo agio con tavolate e turpiloquio che con maniere altolocate. Lo spirito di Malerba aleggia in tutto il film consentendo di divertirsi con quella semplicità che fa parte dell’umano. Sullo schermo vanno imprese fallimentari (un assedio divertentissimo) e copule caste, con un’unica stella polare: arrangiarsi e sopravvivere. Il Pataffio è un esperimento riuscito di un regista coraggioso.

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