Rivisto su Rai Movie in edizione restaurata, con aggiunta di scene e dialoghi non tradotti, tagliati dalla prima edizione italiana per motivi di sciocco pudore, resta un piccolo capolavoro di commedia capace di raccontare fatti storici drammatici con grande leggerezza. Arthur Penn, esperto di western storici, con l’aiuto di Calder Willingham, sceneggia il romanzo omonimo di Thomas Berger per raccontare le vicissitudini degli indiani fino alla battaglia del Little Bighorne, mettendo al centro della scena uno scellerato generale Custer al comando del Settimo Cavalleria, dipinto in tutta la sua furia omicida. Tutto è vissuto come un lungo flashback narrato da Jack Crabb (Hoffman) che, alla veneranda età di 121 anni, apre il fiume dei ricordi e tira fuori tutte le situazioni grottesche della sua vita da sopravvissuto, sia al furore degli indiani sia a quello dei federali. Un film che non fa sconti a nessuno, interpretato da un grandissimo Dustin Hoffman (già visto ne Il laureato e in Un uomo da marciapiede), nei panni di un uomo salvato e allevato dagli indiani (che hanno massacrato la sua famiglia) inerme quando assiste al massacro di donne e bambini nel suo villaggio, mentre vede morire le quattro mogli e i due figli. Jack Crabb assiste anche al massacro del Little Bighorne e ne esce fuori illeso, convinto che ormai niente può ucciderlo, al punto che a 121 anni è ancora vivo e racconta le sue esperienze a un giornalista. Cinema puro, girato da un professionista capace di riprendere gli ampi spazi dell’Ovest nordamericano, le pianure e i villaggi, come le piccole città in mezzo al fango e alla pioggia battente. Le inesattezze storiche non riguardano chi apprezza un’opera cinematografica perché non stiamo rivedendo un vecchio documentario, ma un piccolo capolavoro di commedia che taglia ogni riferimento al dramma persino nei momenti più atroci e senza speranza. La fotografia di Stradling è chiara e luminosa, il montaggio di Allen rapido e privo di momenti stanchi, le musiche di Hammond conferiscono ritmo alla pellicola, mentre le scenografie di Tavoularis, Graham e Nelson sono davvero sontuose. Interpreti di grande livello, abbiamo già detto di un immenso Dustin Hoffman (doppiato dal grande Ferruccio Amendola), citerei anche Martin Balsam (Merriweather), Richard Mulligan (il folle generale Custer) e Faye Dunaway nel ruolo di una donna timorata di Dio, moglie di un reverendo, che cade in disgrazia e si mette a fare la prostituta. Tra i doppiatori ricordiamo Carlo Romano che presta la sua inconfondibile voce al reverendo Jonah Pendrake (Thayer David). Little Big Man – questo il titolo originale – è un film invecchiato benissimo, angora godibile a distanza di 55 anni. Cercatelo!
Regia: Arthur Penn. Soggetto: Thomas Berger (romanzo omonimo). Sceneggiatura: Calder Willingham. Fotografia: Harry Stradling Jr.. Montaggio: Dede Allen. Effetti Speciali: Logan Frazee. Musiche: John Hammond. Scenografia: Dean Tavoularis, Angelo P. Graham, George R. Nelson. Costumi: Dorothy Jeakins. Trucco: Terry Miles, Dick Smith. Produttore: Stuart Millar. Case di Produzione: National General Pictures, Cinema Center Films. Distribuzione (Italia): Titanus. Paese di Produzione: Stati Uniti d’America, 1970. Titolo Originale: Little Big Man. Durata: 139’. Genere: Commedia, Western. Interpreti: Dustin Hoffman (Jack Crabb), Martin Balsam (Merriweather), Richard Mulligan (generale Custer), Chief Dan George (Cotenna di Bisonte), Jeff Corey (Wild Bill Hickok), Amy Eccles (Raggio di Luna), Kelly Jean Peters (Olga Crabb), Carole Androsky (Carolina Crabb), Robert Little Star (Piccolo Cavallo), Cal Bellini (Orso Giovane), Ruben Moreno (Ombra Silenziosa), Steve Shemayne (Sole che Scotta), James Anderson (sergente), Jess Vint (tenente), Alan Oppenheimer (maggiore), Thayer David (reverendo Jonah Pendrake), Philip Kennealy (Kane), Jack Bannon (capitano), Norman Nathan (Pawnee), Alan Howard (Jack adolescente), Ray Dimas (Jack bambino), Faye Dunaway (Louise Pendrake/prostituta Lulù), William Hickey (giornalista), Jack Mullaney (giocatore di carte).