Il Primo Maggio al tempo del Covid – 19

Articolo di Merelinda Staita

Così come tutte le altre festività, in particolar modo la Settimana Santa, la Pasqua e il 25 Aprile, anche il primo maggio assume toni e sapori assolutamente diversi rispetto agli altri anni. La crisi che ha colpito il nostro Paese ha mostrato ancora di più le nostre fragilità economico-occupazionali.

Un anno difficile il 2020, i libri di storia lo ricorderanno per le vittime che ha mietuto e per gli altrettanti innocenti che ruotano attorno al Covid – 19. Parlo dei lavoratori e di tutte quelle persone che, in poco tempo, si sono ritrovate senza lavoro, senza soldi e nella totale disperazione. Quest’anno celebreremo la festa dei lavoratori in modo virtuale, sui social e sulle piattaforme usate, in questi due mesi, per lo Smart Working.

Non vedremo la folla nelle piazze, gli striscioni, i concerti e gli abbracci tra le persone durante le manifestazioni. Una sorta di mutilazione, si spera di breve durata, che ci invita a riflettere sull’importanza del lavoro e ci fa comprendere quanto fondamentali siano gli articoli della Costituzione Italiana che tutelano il diritto al lavoro. Voglio menzionare una parte dell’ art. 38 che recita: “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.”

Quante persone si sono ritrovate disoccupate involontariamente? Tante! Le ditte hanno chiuso, società in fallimento e operai in cassa integrazione. Molte le testimonianze, e i drammi, dei lavoratori che da un giorno all’altro si sono ritrovati disoccupati, a causa del Covid -19. “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro,” così ci ricorda l’art. 1 della nostra Costituzione e oggi più che mai servono le condizioni, affinché i cittadini ritrovino quella dignità di cui si sono sentiti defraudati.

Al Sud, e soprattutto nelle Isole, la situazione è in certi casi tragica: la crisi, la disoccupazione, il lavoro nero, i progetti di crescita e sviluppo, già rappresentavano un problema per il quale si lanciavano continui appelli, spesso inascoltati, per tentare di salvare i lavoratori da una mattanza sociale. Oggi, pertanto, raccogliamo i pezzi di un disastro economico-sociale che dimostrano come la paura, di una crisi senza fine, possa distruggere la vita di chi è rimasto colpito in maniera trasversale dal virus killer.

La politica e i governi regionali dovrebbero smetterla di litigare e di portare avanti “teatrini” sulla pelle delle persone. Basta discutere per mera propaganda politica, perché siamo finiti, metaforicamente, dentro ad un nuovo “Titanic”, già abbondantemente affondato. Gli interessi personali di questo o di quel partito vanno abbandonati per dar vita ad una ricostruzione che tenga conto delle esigenze di tutti, ma soprattutto delle necessità dei più bisognosi e dei più deboli.

“Il dramma nel dramma” deve trovare soluzioni immediate e le parole non servono più a nessuno. Le idee devono essere chiare, così come devono essere concreti i proclami sugli aiuti alle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese. La speranza è che il lavoro rimanga protagonista indiscusso di questa giornata, poiché è necessario restituire una prospettiva credibile al futuro del nostro Paese e per garantire la dignità di tutti i cittadini.

“Lavoro è vita, lo sai, e senza quello esiste solo paura e insicurezza”, diceva John Lennon. Il significato di questa frase va inteso come occupazione, collocazione in un tessuto sociale, realizzazione personale e collettiva, crescita, recupero di valori come la mutualità, la solidarietà, lo scambio di idee, di esperienze. Significa sentirsi uomo. Togliere questo a un uomo è togliergli la vita ed anche i suoi sogni.

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