Il saggio “Giù la maschera” (Antipodes Edizioni) di Iole Virzì presentato al Joli Hotel di Palermo

Articolo di Redazione

Con il patrocinio dell’Accademia di Sicilia, venerdì 7 marzo 2025, alle ore 16:30, presso la Sala Novecento dell’Hotel Joli di Palermo, sarà presentato il saggio “Giù la maschera” (Antipodes Edizioni) della dottoressa Iole Virzì.

L’evento prevede, per i saluti istituzionali, la presenza della Presidentessa del Senato dell’Accademia di Sicilia, professoressa Maria Patrizia Allotta. Curatore, relatore e moderatore della presentazione sarà lo scrittore e blogger Antonino Schiera.

“Lo scopo di questo breve saggio, interpretando l’esigenza di molti educatori impegnati sia nella scuola, che in famiglia, – ha dichiarato l’autrice Iole Virzì – è quello di riportare l’opinione pubblica alla riflessione sul tema dell’educazione, dalla quale dipende il futuro dell’umanità, non avulsa da un contesto sociale, quale si presenta l’attuale sistema, complesso e polimorfo. Il mio lavoro nasce nel periodo della pandemia, durante la quale sono emerse con più evidenza le problematiche legate a tutti gli aspetti e agli elementi che intervengono nella crescita umana e accompagnano l’individuo per tutta la vita, dalla nascita alla morte.

La pandemia paradossalmente ha offerto uno spaccato sociologico con una visione complessivamente mondiale, in grado di farci comprendere la realtà in un periodo storico particolare, attraverso l’individuazione delle varie problematiche, legate all’uomo e all’ambiente. Nonostante la difficoltà di aprire un campo di lavoro delineato, e tuttavia necessario, per affrontare un futuro, che sembra più che mai sottoposto alla precarietà, è possibile prevedere o interpretare gli eventi che si susseguono. Motivo per cui – prosegue Iole Virzì – c’è bisogno di riflettere con attenzione, sui “segni” che la vita ci rimanda, come effetti delle nostre azioni. Così l’itinerario biblico, riguardante la venuta di Cristo, ha rappresentato nel Natale del 2020, un modo per intraprendere un’autoanalisi, attraverso simbologie interessanti e riconducibili alla vita dell’umanità. Infatti Betlemme, in ebraico “Beit Lehem” significa la “Casa del Pane”, rappresenta la guida per entrare ed attraversare il labirinto della pandemia, durante la prima fase, sottoposta al lockdown.

C’è un filo conduttore lungo tutti gli argomenti su cui si articola il saggio, trattati attraverso la visione dell’uomo considerato nella sua integrità. Sono essenzialmente più le domande che le asserzioni poiché queste hanno l’obiettivo di suscitare l’interesse sui temi attuali e di insinuare il dubbio su verità che purtroppo non si sono rivelate tali. Così la maschera e lo specchio diventano le metafore per interpretare il vissuto nella propria espansione emotiva ed esistenziale, in un periodo caratterizzato da una profonda sofferenza.

Sul piano dell’insegnamento, la disposizione attuativa sulle misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, ha sospeso le attività educative e didattiche sino al giorno 15 marzo 2020, ed ha introdotto l’attivazione della didattica a distanza. Sono emersi i limiti sul piano prevalentemente psicologico dell’uso dei mezzi tecnologici, seppur all’interno delle nuove generazioni già catapultate in un mondo virtuale.

Ciò dimostra che l’insegnante è superiore al computer, come ogni uomo è superiore a qualunque strumento. Questo ci permette già di riconoscere il ruolo dell’insegnante nella scuola, affermando che Internet fornisce l’informazione, mentre la scuola è deputata alla formazione. Due cose diverse! È la società tutta quanta, che educa ed educa in modo permanente, nella trasmissione del sapere e dei suoi valori umani e culturali, che a sua volta devono essere rielaborati dalle nuove generazioni alle quali sono richieste le capacità necessarie per affrontare la realtà che muta continuamente. E siccome la società è in crisi, è in crisi anche la capacità di educare, di essere credibile agli occhi di tanti giovani i quali mostrano profondo disorientamento e sfiducia nel futuro che li attende. Ciò richiede un cambiamento, una maggiore consapevolezza, da attivare in tutti i campi, affinchè possiamo non accettare passivamente gli eventi che accadono, ma divenire soggetti attivi, divulgatori di valori umani.

In conclusione, per educare le nuove generazioni in una nuova prospettiva antropologica, è richiesto a noi adulti di rinvigorire le nostre azioni con intelligenza e responsabilità, attingendo a fonti sicure, nell’assunzione corretta di ruoli, (imprenditori e politici, medici e assistenti, genitori e figli, insegnanti e studenti), senza cadere nell’ambiguità ed affidarsi ad una collettività amorfa, tendente ad ingannare dietro false campagne propagandistiche, basate sull’apparente compromesso del “politicamente corretto”, che inducano a percorrere una strada che prima o poi potrebbe rivelarsi del tutto fallimentare”.

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