Il sociologo Pira: “dobbiamo proteggere la Pace e il valore di ogni persona”

Articolo di Pietro Salvatore Reina

A Gaza vengono uccisi 157 innocenti al giorno, mentre in Siria ne vengono uccisi 96, in Sudan 52, e in Ucraina 44. In Siria vengono uccisi tre bambini al giorno, a Gaza vengono uccisi 66 bambini ogni 24 ore. “Tutto questo è inaccettabile e disumano. Troppa disinformazione e tanto bisogno di verità”

La crisi umanitaria di Gaza non è comparabile con nessun altro conflitto avvenuto negli ultimi decenni. A differenza di quanto è avvenuto e avviene in Afghanistan, Ucraina e Siria il popolo palestinese non può scappare. I civili si trovano sotto le bombe senza alcun luogo sicuro in cui nascondersi o Paesi terzi in cui cercare salvezza. Molti sono stati uccisi mentre erano in fila per ricevere cibo. A Gaza non vi è praticamente nessuna presenza umanitaria. La popolazione palestinese, a differenza di quella degli altri conflitti, è abbandonata a sé stessa. A Gaza vengono uccisi 157 innocenti al giorno, mentre in Siria ne vengono uccisi 96, in Sudan 52, e in Ucraina 44. In Siria vengono uccisi tre bambini al giorno, a Gaza vengono uccisi 66 bambini ogni 24 ore.

Immagini satellitari mostrano che già a fine gennaio 2024 erano stati distrutti e danneggiati tra il 50 e il 60% degli edifici civili. Sono state danneggiate più di 500 scuole. Gaza è in black-out totale con zero ore di elettricità al giorno

Come ha detto più volte Martin Griffiths, Sottosegretario generale per gli Affari umanitari e Coordinatore degli aiuti d’emergenza, «Gaza è semplicemente diventata inabitabile». Ted Chaiban, vice direttore di Unicef, afferma che a Gaza la situazione «è passata dalla catastrofe al quasi collasso» e che la Striscia di Gaza è diventata «il luogo più pericoloso del mondo per un bambino».

Mettendo a disposizione le sue conoscenze e competenze professionali ed umane affrontiamo, con il professore Francesco Pira, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università di Messina, appena rientrato da una missione a Tblisi in Georgia, questo difficile e duro argomento che non può essere ignorato o rifiutato. Un argomento, quello della catastrofe a Gaza, in Siria, in Sudan, in Ucraina, che ci porta a comprendere ciò che l’Uomo è o sta divenendo nella sua natura più profonda.

D.: Ma perché queste affermazioni di Griffiths, di Chaiban non sembrano diffondersi e non contribuiscono a far cessare queste “guerre catastrofiche”?

Ci sono due ragioni: una legata al grande e fruttuoso mercato delle armi; la seconda alla bramosia di potere che è insito nella natura dell’uomo. C’è un terzo aspetto di cui non mi stanco mai di parlare. C’è troppa disinformazione e viene usata costantemente come arma di distruzione al pari di tutti gli altri strumenti bellici. Non c’è verità in tante cose che vediamo in tv o ci arrivano sullo smartphone. Il bisogno di verità è diventato pari al bisogno di Pace.

Dopo la pandemia tutti abbiamo pensato che i tanti focolai di guerra accesi in tutto il mondo potevano in qualche modo potessero spegnersi. Dati recenti ci dicono che ci sono 187 conflitti armati in tutto il mondo. Sei sono quelle più cruente e crudeli Afghanistan, Myanmar, Maghreb e Sahel, Ucraina, Gaza e Sudan. Ovviamente tutti parlano di pace e cessate il fuoco ma si continuano a costruire e inviare armi nei luoghi di guerra. Una contraddizione che soltanto un uomo sta cercando di evidenziare, il Sommo Pontefice Francesco, che non perde occasione per richiamare l’attenzione dei Capi di Stato e delle popolazione sul tema della Pace e sul valore della vita. Questo mentre le immagini di morti, e di armi sofisticate che colpiscono persone inermi continuano ad essere veicolate dalle tv di tutto il mondo e sul web. Persino l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nei conflitti in Ucraina e a Gaza sta uccidendo vite umane. Tutto questo è terribile.

D.: La crisi umanitaria di Gaza, una tra le più crudeli del XXI secolo, solleva un interrogativo generale: che genere di creature, di uomini siamo?

Oxfamitalia.org ha pubblicato i numeri del rapporto Global Humanitarian Overview in cui si legge che: “Nel 2024 le persone bisognose di aiuti umanitari sono 300 milioni. Di queste solo 180,5 milioni saranno raggiunte dal sistema di aiuto internazionale. È stato calcolato che servano 46,4 miliardi di dollari per organizzare questo aiuto in 72 paesi che vivono una situazione di crisi e ci sono alcuni tristi primati: un terzo di tale cifra (14 miliardi) sarà destinata alle crisi mediorientali e nordafricane. E c’è già chi avanza ipotesi che tale bisogno aumenterà, a causa degli effetti della crisi a Gaza”.

Terre martoriate dalle guerre che hanno orribili ripercussioni sui civili e in modo particolare sui bambini. Papa Francesco ha rivolto il suo sguardo anche ai Balcani, all’Armenia e all’Arzerbaijan e ha pregato per chi ha subito e continua a subire violenze.

La guerra sta facendo discutere l’opinione pubblica e il tema della pace è al centro del dibattito degli italiani. Il ricercatore Enzo Risso ha scritto un articolo, pubblicato su Il Domani, in cui ha riportato alcuni numeri importanti. “Oggi per i due terzi del paese, la guerra e il suo mortale rombo sono tornati a essere il primo pericolo che incombe sul futuro, ancor di più pericoloso del cambiamento climatico, della crescita del costo della vita, dei flussi migratori, delle tasse, della corruzione ecc. I nemici sono: la guerra, le armi, le distruzioni. Le statistiche sono impressionanti. Quasi 10mila morti in Ucraina, secondo la missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite. Oltre 200mila persone uccise nel territorio palestinese dall’inizio della guerra con Israele in base ai dati diffusi dalle autorità di Hamas nella Striscia di Gaza. Oltre 1.300 i morti israeliani nel conflitto per mano di Hamas. Oltre 4.300 le vittime nella guerra civile in Siria solo nel 2023. In Africa si contano almeno 28 milioni di sfollati a causa dei diversi conflitti”.

E ancora scrive Enzo Risso: “Per oltre l’80 per cento degli italiani se il 2023 è stato un anno marchiato dal sangue delle guerre, il 2024 sarà ancora peggio. A esserne convinti sono soprattutto i ceti popolari e i baby boomer (89 per cento).Cresce nella società il bisogno di invertire la rotta. Oltre un terzo del paese, il 36 per cento, mette il tema del vivere in una realtà senza armi e senza guerre al secondo posto nella classifica per la definizione di una buona società”. Inoltre, per “il 63 per cento delle persone è indispensabile impegnarsi per la pace in tutto il pianeta e tra tutti i paesi”.

La gente chiede ai governi soluzioni per trovare accordi e fermare lo sviluppo del nucleare. Un cammino rivoluzionario che porti a riscoprire la bellezza della pace. Una rivoluzione che dia importanza alla pace in tutte le sue forme e che gli uomini stessi diventino costruttori di pace e solidarietà.

D.: Come la preoccupazione per il bene comune dovrebbe spingerci a trovare il modo di superare i terribili effetti di tante politiche disastrose?

Papa Francesco perché, durante una recente Udienza Generale , ha affermato: “Dobbiamo essere onesti: siamo spesso carenti di pazienza. Nel quotidiano siamo impazienti, tutti. Ne abbiamo bisogno come della “vitamina essenziale” per andare avanti, ma ci viene istintivo spazientirci e rispondere al male col male: è difficile stare calmi, controllare l’istinto, trattenere brutte risposte, disinnescare litigi e conflitti in famiglia, al lavoro o nella comunità cristiana. Subito viene la risposta, non siamo capaci di essere pazienti. Ricordiamo però che la pazienza non è solo una necessità, è una chiamata”.

Il nostro compito dovrebbe essere quello di proteggere la pace, di puntare al bene comune e al valore di ogni persona. Il discorso del Papa è importante ed è necessario riflettere sul nostro futuro. Il nostro domani deve essere fondato, tracciando diverse vie quelle della pace, della fratellanza, dell’umiltà, dell’amicizia e in particolar modo dell’amore fra gli uomini.

Ho partecipato a tanti incontri nelle scuole e ho avuto modo di leggere negli occhi dei ragazzi le loro paure e anche il loro desiderio di pace. I giovani si rendono conto che quello che sta accadendo è inaccettabile e sanno di essere fortunati, perché tanti loro coetanei sono diventati solo numeri per stabilire le statistiche dei morti.

Dovremmo lanciare tutti, ogni giorno, un appello alla pazienza, per cercare di cambiare questo mondo che appare sempre più cattivo e senza pace, lo dobbiamo soprattutto alle nuove generazioni.

Lei è appena rientrato da una missione a Tblisi in Georgia, dove ha svolto un Visiting Professor alla Tblisi State University. Anche lì ci sono state proteste, tensioni e arresti. Come ha vissuto questi giorni trascorsi in queste terre dell’Ex Unione Sovietica?

Non le nascondo che sono partito con qualche preoccupazione dall’Italia. Le immagini che venivano diffuse dalle tv di tutto il mondo erano preoccupanti. In effetti c’era una protesta, con tanti giovani per le strade. C’era una presenza di polizia in tenuta anti-sommossa nei luoghi della protesta. Gli altri erano tranquilli. Eravamo a pochi chilometri dall’Ucraina, dall’Armenia dove ci sono conflitti che durano da decenni. Tutti abbiamo bisogno di pace, di libertà, di solidarietà. Il rispetto alla vita dovrebbe essere una garanzia senza confini. Invece il mondo sta andando da un’altra parte…purtroppo.

Related Articles