Il suicidio di Alighiero Noschese

Articolo di Gordiano Lupi

Alighiero Noschese nasce a Napoli il 25 novembre del 1932 e deve la sua fama soprattutto alla Rai e al ruolo di imitatore irriverente di personaggi celebri. Noschese non ha peli sulla lingua e per il periodo storico le sue parodie sono abbastanza sfrontate e prendono di mira politici, attori e cantanti degli anni Sessanta – Settanta. La sua prima aspirazione è quella di diventare giornalista, ma non ce la fa e allora si accontenta del ruolo di imitatore e parodista alla radio per poi diventare uno dei maggiori imitatori della storia della televisione italiana. In una delle sue ultime interviste, poco prima della scomparsa, afferma di aver imitato oltre mille voci durante una breve ma intensa carriera. Tutti gli imitatori contemporanei e successivi hanno imparato da lui che può considerarsi il fondatore di una scuola. I suoi primi programmi televisivi sono Alta fedeltà (1967) e Doppia coppia (1969 – 1970) con Bice Valori, trasmissione storica perché per la prima volta viene concesso il permesso di imitare uomini politici. I testi di Noschese sono quasi sempre di Amurri, Verde e Bruno Broccoli, per la regia di Eros Macchi, molto bravo quando l’imitatore veste i panni di due personaggi diversi. Noschese ironizza su giornalisti del Telegiornale, politici e cantanti di Canzonissima che ridicolizza con testi piccanti e spesso censurati. Noschese esagera il gesticolare di Ruggero Orlando, fa cantare Giulio Andreotti, raffigura Endrigo come un menagramo, Morandi come un gigante dalle mani enormi e dà vita a un orrendo Nicola di Bari. Tutti i politici mondiali cadono sotto la scure delle sue imitazioni: da Kruscev a Breznev, a Mao Tze-Tung nella famosa partita a ping-pong con Nixon, a Henry Kissinger, a Golda Meir con Sadat che le canta “la più bella sei tu”, fino a Jimmy Carter con le noccioline gigantesche. Per la televisione partecipa come imitatore alla popolare Canzonissima (1971 – 72), Formula due (1973) con Loretta Goggi e Ma che sera (1978) con Raffaella Carrà e Bice Valori. Lavora in teatro con Garinei e Giovannini (La voce dei padroni e Scanzonatissimo) e nel periodo in cui si toglie la vita con un colpo di pistola è al lavoro per lo spettacolo L’inferno può attendere. Le sue imitazioni sono indimenticabili, ma su tutte si ricordano quella di Mario Pastore e il memorabile “Mi dicono che non è vero” e di Ugo Zatterin che modera i dibattiti sputacchiando. I politici che cadono sotto le sue corde vocali ne escono fuori massacrati e diventano personaggi comici indimenticabili. Marco Pannella è alle prese con l’ennesimo digiuno, Amintore Fanfani è un piccolo toscanaccio, Ugo La Malfa è miope fino all’inverosimile e Giovanni Leone fa le corna da bravo napoletano. Noschese imita anche Mariolina Cannuli nelle vesti insolite di sexy presentatrice e persino la regina Elisabetta che tratteggia con una irriverenza senza limiti. Alighiero Noschese può sembrare disimpegnato e qualunquista nelle sue macchiette e nelle imitazioni, ma non è così. Il suo personaggio va storicizzato e lui è il primo che nella televisione bacchettona e moralista dei cupi anni Settanta ha il coraggio di imitare gli uomini politici e di calcare la mano su vizi e tic. Noschese dà il meglio di sé durante le imitazioni, al naturale non è un attore eccezionale, ma appena entra nei personaggi si cala nella psicologia della persona che imita. Il trucco servirebbe a poco se non fossero state azzeccate la voce e la gestualità, e comunque Alighiero studia il personaggio e poi indica come fare il trucco. Noschese lavora anche nel cinema e i suoi film più importanti sono: I due della legione (1962), Obiettivo ragazze (1963),  James Tont operazione U.N.O. (1965), Io non scappo… fuggo (1970), Io non vedo, tu non parli, lui non sente (1971), Boccaccio (1972), Il prode Anselmo e il suo scudiero (1972), Il terrore con gli occhi storti (1972) e L’altra faccia del Padrino (1973). I due della legione è di Lucio Fulci e vede protagonisti Franco Franchi e Ciccio Ingrassia nei panni di due arruolati per forza nella Legione Straniera, mentre Noschese è il sultano Mustafà. Obiettivo ragazze è di Mario Mattòli e vede ancora Franco e Ciccio insieme a un gruppo di comici come Walter Chiari, Renzo Pamer, Carlo Campanini ed Elio Pandolfi. James Tont di Bruno Corbucci è uno dei tanti Lando Buzzanca movie, in questo caso serializzato dalla spy story comica, ma con una parte modesta per l’imitatore. Il vero successo cinematografico di Noschese comincia dai lavori in coppia con Enrico Montesano e per la precisione con Io non scappo… fuggo di Franco Prosperi. Il film è una farsa scanzonata e divertente ambientata nella seconda guerra mondiale che vede Noschese impegnato come trasformista. La critica snobba il film ma il pubblico lo premia perché riempie le sale dove viene proiettato.  Il successo continua con Io non vedo, tu non parli, lui non sente di Mario Camerini che vede la solita coppia all’opera insieme a Vittorio De Sica, Gastone Moschin e Isabella Biagini. Il duo comico Noschese – Montesano raggiunge l’apice del successo con Boccaccio di Bruno Corbucci, sorta di decamerotico molto pecoreccio, e con Il prode Anselmo e il suo scudiero, sempre di Corbucci. Il terrore con gli occhi storti è di Steno e vede ancora la coppia comica all’opera per un thriller dagli aspetti farseschi. L’altra faccia del Padrino invece è girato da Franco Prosperi e qui troviamo un formidabile Noschese nei panni di un imitatore. Minnie Minoprio e Lino Bafi sono le spalle di questa interessante farsa che è un’irriverente presa di giro del film di Coppola. Dopo questa ultima esperienza cinematografica Noschese si dedica soprattutto al teatro e nel tempo libero fa comparse televisive nelle vesti di imitatore.

Il 3 dicembre 1979 una notizia sconvolge il mondo dello spettacolo. Alighiero Noschese, al culmine della sua brillante carriera, si toglie inaspettatamente la vita con un colpo di pistola mentre si trova ricoverato in una clinica romana (1). Il popolare imitatore è degente nella clinica romana perché soffre di depressione e la notizia del suicidio desta grande scalpore e dubbi per la dinamica di accadimento e per alcune illazioni che lo accompagnano. Noschese risulta iscritto alla loggia massonica P2 (numero di tessera 343) e qualcuno cerca di mettere in connessione le due cose. Sono molti i perché senza riposta di questo suicidio, anche perché sulle liste degli aderenti alla loggia sequestrate ad Arezzo accanto al numero 343 compare la dicitura: “morto”. Pare strano che Noschese, ricoverato alla clinica Stuart di Roma per un forte esaurimento nervoso e crisi depressive, possa girare per l’ospedale munito di “Smith e Wesson calibro 38” riposta in una fondina sotto la giacca. Assurda la dichiarazione di un medico: “Ho concesso all’attore di portare la pistola, perché mi sentivo più sicuro”. Davvero molto strano che il medico acconsenta a questa insolita richiesta. Cosa ci può essere da temere all’interno di un ospedale? Di cosa ha paura il popolare imitatore al punto di chiedere l’utilizzo di una pistola di grosso calibro? Sembra una cosa impossibile che un primario di una clinica faccia girare un paziente armato per il proprio ospedale. C’è chi trova strano che nello stesso giorno del suicidio di Noschese sia ricoverato in quella clinica l’onorevole Giulio Andreotti, che deve subire un intervento alla cistifellea. Il giardino della clinica è circondato da carabinieri ma nessuno vede o sente niente di strano. Eppure il suicidio avviene nella piccola cappella della clinica e i carabinieri presidiano l’ingresso e il piano dove è ricoverato Andreotti. Non solo. I medici non avvisano neppure i carabinieri del fatto che per la clinica si aggira un degente armato di una calibro 38 e tutto appare ancora più strano visto che c’è un malato così importante da tutelare. E poi dopo il suicidio di Noschese, avvenuto con un colpo di pistola, per oltre un’ora le forze dell’ordine impediscono di avvicinarsi al corpo privo di vita. Nuova stranezza (2).

Da tutto questo c’è chi ha tirato fuori le congetture più improbabili, come il fatto che i carabinieri potrebbero aver “aiutato” il popolare imitatore a suicidarsi. Molti giornalisti ricordano la strategia dei depistaggi nel periodo degli anni di piombo e per le stragi della prima metà degli anni settanta. Nel giugno del 1981 il settimanale L’Espresso rivela che per depistare le indagini sulle stragi si fece ricorso a telefonate affidate a un imitatore molto abile nell’imitare dialetti regionali e personaggi politici di spicco come il Presidente della Repubblica Leone e l’onorevole Giulio Andreotti. Alighiero Noschese era il miglior imitatore sulla piazza e sapeva imitare molto bene sia Andreotti che Leone. Fra le stragi della prima metà degli anni settanta c’è quella del 1974 avvenuta sul treno Italicus e le indagini portano Licio Gelli e la P2 agli onori delle cronache. Il giudice istruttore di Bologna, Vella, nella sua sentenza di rinvio a giudizio per la suddetta strage definisce la P2 come “il più dotato e valido arsenale di strumenti di eversione politica e morale”. Noschese è iscritto alla P2 e tanto basta a molti commentatori per avvalorare tante ipotesi di fantapolitica su questo suicidio. Potrebbe essersi trattato di un’eliminazione politica di un personaggio divenuto troppo scomodo. Tutte ipotesi non avvalorate dai fatti ma solo da molti articoli di stampa che però non hanno mai portato prove. Per la scienza medica Alighiero Noschese è affetto da una grave forma di depressione e si suicida al culmine di una forte crisi di nervi. Ma se sta così male perché i medici lo fanno girare libero di usare una pistola? Tutto questo resta un mistero che non scopriremo mai. Tra gli iscritti alla lista P2 c’è chi nutre la speranza di una svolta autoritaria sotto il protettorato statunitense e chi aderisce solo per fare carriera. Noschese forse fa parte del secondo gruppo di accoliti, come molti che ancora oggi lavorano indisturbati dopo le lacrime di coccodrillo versate in quei tempi bui (vedi Maurizio Costanzo). In ogni caso anche chi aderisce per fare carriera deve dare qualcosa in cambio e non è azzardato ipotizzare l’aiuto di Noschese a livello di depistagli (3). Una volta accettata la premessa il resto viene da sé, ma ripetiamo che siamo nel campo della fantapolitica e che le nostre sono solo illazioni prive di fondamento ricavate dalla lettura di certa stampa di fine anni Settanta. Alighiero Noschese resta il più grande imitatore della storia delle televisione italiana e quel suicidio, volontario o favorito che sia, ci ha privato di una grande presenza artistica. 

Riferimenti bibliografici

(1) John Fly – “Chi minacciò Alighiero Noschese il giorno del suicidio?” – da “Detective Magazine” del 27 dicembre 2005

(2) Sandra Bonsanti “A Roma 400 massoni riuniti per processare Gelli e la P2” – da “La Stampa” del 22 Marzo1981 (3) Guido Buzzari “Trovato morto Alighiero Noschese” – da “La Repubblica” del 4 dicembre 1979

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