Nella prima parte del 2020, la crisi del lavoro ,economica e sociale ha trovato gli italiani critici e speranzosi, emerge una sorta di negazione delle minacce future, da una parte, dall’altra parte emerge una fatica a raccontare la crisi e a preparare le fasi successive a quello che verrà dopo. Una mancanza di progettualità a cui si dovrà rimediare.È’ necessaria una visione sul tema lavoro e dell’occupazione.
La confusione nel mondo del lavoro emerge per quanto riguarda la tutela delle persone,ma è forte anche la confusone e disillusione verso la burocrazia e la burocratizzazione.Un tema caldo è quello dei finanziamenti alle imprese, Il turismo, leva dell’economia italiana, spaventa perché ritenuto incapace di adattarsi in breve tempo e di reggere il contraccolpo.
È tempo di pensare al mondo del post virus,un momento in cui le aziende devono porsi domande, per guardare oltre prefigurando modelli nuovi di impresa. Occorrono sistemi rigenerativi e resilienti, capaci di iniziative tempestive, coraggiose e lungimiranti. Bisogna cominciare a creare le condizioni per produrre valore, accogliendo il cambiamento.
La storia dimostra che i cambiamenti sociali avvenuti in un periodo di crisi diventano spesso permanenti nel nostro modo di lavorare. Il mondo del lavoro deve entrare in una nuova era in termini di aspettative pubbliche per la responsabilità sociale delle imprese. Le aziende dovrebbero riconsiderare seriamente la loro missione e i loro valori evolvendoli in una vera e propria vocazione, iniziando dal porsi domande in che modo la loro operosità può contribuire ad un futuro nuovo.