Ti penso/e a ogni notte/accendo il tuo volto/sulla mia disperazione./Io ti vorrei dare il mio amore/ ma la morte che mi regali tu/ è più forte/di tutta la mia vita. (Alda Merini). (1931-2009)
Sono solo un paguro/Lasciatemi in pace. Dimenticatemi./In questa lacrima che mi scivola sulla guancia/c’è la mia vita di porcellana/sballottata fra gli scogli del mare./Plastica e danaro inquinano i cuori/che si fanno neri/che si fanno spinosi/e incoronano teste perdute./E io che sono ancora bambino/non valgo un amore,/non valgo una carezza./[…]Continuo a sognare. Da solo: quale donna vorrà un poeta/che in banca ha solo talleri del regno delle nuvole?/… . (Paolo Gambi, 1979)
Mi poggio sulle tue braccia/guardo in penombra le parole/che scendono dalle tue mani/
spio in silenzio mentre tolgo i petali/ad una timida margherita/ forse sono io che estirpo/ parti di me, e le regalo al vento/ forse ti arriveranno, ma non saprai che/ ogni giorno lavo i sogni con cura/ perché spariscano sotto il sole/e rivederli la notte al di la delle ciglia. (TheoScalzo44, 1975).
Nella prima puntata ho voluto parlare, evidenziandone gli stati d’animo, del soggetto romantico, la seconda puntata la dedico invece alla poesia quale espressione di sentimenti che sul profilo temporale sono distanti di una generazione, ma la continuità è sconvolgente, non ci sono spazi divisori. Il sentimento è un flusso continuo che si rinnova ogni secolo cambiando personaggi, se Merini, è figlia di una letteratura che si è staccata dallo Sturm und Drung, lei la ripropone addirittura trasmettendola alla discendenza fedele. Ci sono “figli” di Merini, e addirittura pronipoti di Holderlin e Rilke, ecco come lo spirito assoluto e indivisibile si pone sempre con il nobile valore dell’ anima. Se la poetica dei sentimenti è quasi derisa da chi è indirizzato verso il pragmatismo speziato da terminologie anfibologiche, dall’altro lato c’è chi invece ancora crede nelle parole, non fine a sé stesse, che hanno come scopo l’etica del sentire, del percepire, come se ci fosse continuità dell’ orfismo. I poeti parlano d’amore con amore, è questo è il bene prezioso, talvolta dispregiato dai sovrani tutti carne senza un alito di anima, ma ci sono coloro che pur non essendo poeti di stesura lo sono nello spirito , capaci di leggere i vocaboli “prigionieri” nell’animo di chi ha compreso le crepe di questo inizio secolo, che è un continuo martedì grasso. C’è per ognuno una quaresima che termina col passaggio verso qualcosa che non ha né antitesi né sintesi. Il martedì grasso dura un solo giorno, la Pasqua è per tutto il resto dell’anno, tempo attraverso il quale l’uomo celebra la forza della vita con il clavicembalo della morte. Pertanto la fine per il romantico non esiste, fine equivale all’ osanna dedicato a tutti gli ingranaggi che stanno privando l’umanità delle proprie naturali percezioni e capacità. Merini percepiva la potenza dell’amore come vita stessa , ma contemporaneamente conferma l’assenza dell’ amato come morte, Gambi riesce a porsi il dubbio confermativo della evocazione, traducibile con il SI della Parola Creativa, che diventa mimica, che diviene linguaggio metafisico, nutrito dalla nicchia che si collega ai versi scalzi, che hanno spezzato il blasone, mantenendo la nobiltà del poetare. il desiderio dell’amata/o , viene amplificato dalla assenza, ma non del nulla.
Anelare significa tendere a qualcosa che c’è, esiste, che ci attrae, ma il sottile gioco dell’equivoco è proprio qui, è l’errore della informazione che si sostituisce alla conoscenza, quante volte l’atteggiamento romantico è imputato di “Dipendenza affettiva o alterazione della realtà?” Prassi da cui il poeta prende le distanze, anche da chi, qua e là , raccoglie informazioni senza varcare il portone della specificità.
Gambi e lo Scalzo44, celebrano la poesia, celebrano la storia dei poeti, con il proprio viso, con i propri sensi, quale espressione di una anima che nasce con eminenza talvolta pungolata da aghi di cartone.
Il Romantico, oltre tempo, ha coscienza dei propri limiti, ma anche della propria dignità, perché ogni conoscenza prevede anche il suo contrario, riconoscere il difetto è perché tacitamente si riconosce la virtù, labirinto entro il quale la poeticità gode di sé e dei fruitori. La vera poesia abbatte la finzione dell’umiltà che mira allo scopo, e del buonismo che brama del plauso, parlare di sé, è l’altissima responsabilità sociale che si attribuisce l’autore senza smettere di entrare nei rigorismi dell’auto-analisi.
Il 24 Febbraio a Baiano, presso il Teatro Colosseo, si svolgerà la cerimonia di premiazione della rassegna letteraria “La Fontana del Cuore”, e la presidente Stefania Russo, personalità di spicco della cultura mandamentale Baianese, che in questi anni ha unito diverse realtà dei comuni limitrofi, ha ritenuto opportuno di assegnare il Premio Speciale “Paolo Gambi” ad uno dei concorrenti meritevoli di tale riconoscimento, perché Paolo Gambi, è uno dei pochissimi poeti viventi che sta rivoluzionando il modo di fare poesia, di fare cultura. Baiano, città della Repubblica dei Poeti, lo attende trepidante.