Parlare oggi di Nuovo Cinema Paradiso, dopo che ne hanno parlato tutti, dopo il Gran Premio della Giuria a Cannes, il Golden Globe e il Premio Oscar nel 1990 come miglior film straniero, pare persino inutile. Non tutti sanno, però, che quando nel 1988 uscì la versione originale del film – che durava 173’ – non riscosse il minimo successo, né di pubblico né di critica. Il solo cinema della penisola che si ostinava a tenerlo in cartellone era l’Aurora di Messina, grazie al gestore Giovanni Parlagreco, producendo riscontri positivi a livello di pubblico in tutta la Sicilia. La versione internazionale, ridotta a 123’, quella che tutti conosciamo, fu una carta vincente, resa più snella da alcune parti sovrabbondanti e persino inutili. Nuovo Cinema Paradiso è un film molto autobiografico, dalla cittadina immaginaria di Giancaldo (è il nome della montagna sopra Bagheria) che ricorda il paese natale, alla figura di Alfredo, ispirata al fotografo Mimmo Pintacuda, amico di Tornatore e vero maestro di cinema. Il film è girato in Sicilia, da Bagheria a Cefalù, fino a Castelbuono e Lascari, Termini Imerese, con il palazzo del cinema costruito (e poi rimosso) nella piazza di Palazzo Adriano. La trama è quasi inutile raccontarla, tanto è nota. Salvatore è un regista di successo che vive a Roma e ha abbandonato la Sicilia da trent’anni. Un giorno riceva dalla madre la notizia che è morto Alfredo, il suo amico operatore del Cinema Paradiso. Comincia un lungo flashback basato sui ricordi d’infanzia di Salvatore e sull’amicizia con Alfredo, il primo ad avergli trasmesso la passione per il cinema.
Il film è una vera e propria storia del cinema per immagini, mostra spezzoni di opere indimenticabili come La terra trema, Ulisse, L’angelo azzurro, Via col vento, Ombre rosse, Riso amaro… Apprezziamo l’evolversi dei gusti del pubblico: comiche mute, melodramma strappalacrime, commedia balneare e alla Poveri ma belli, per passare al grande successo di Totò e al primo erotismo cinematografico. Non solo, vediamo i cambiamenti del costume nazionale, l’amore per il cinema nel primo dopoguerra e negli anni Cinquanta, fino alla crisi degli anni Ottanta per colpa di Home Video e televisione. Tornatore racconta il primo dopoguerra in un paesino siciliano, la disperazione di una madre rimasta sola dopo la morte del marito in guerra, la formazione culturale di un ragazzino a contatto con le prime immagini cinematografiche. Alfredo è il deus ex machina della vita di Salvatore, anche dopo l’incidente che vede il cinema distrutto da un incendio e l’operatore rimanere cieco. Il Cinema Paradiso viene ricostruito da un imprenditore napoletano, Salvatore diventa operatore, non c’è più un prete a tagliare i baci e le scene erotiche, come prima accadeva, perché la sala non è più parrocchiale. Tornatore racconta l’amore di Salvatore per Elena, il solo amore della vita del protagonista, una donna perduta nei meandri dell’esistenza, che un giorno lascia il paesello e scompare. Un segno del destino, dice Alfredo. E consiglia a Salvatore di scappare dal paese, di non farsi inghiottire, di vivere per i suoi sogni ma lontano da quel posto, dove ci sono soltanto fantasmi. Salvatore segue il consiglio, torna a casa solo trent’anni dopo, per il funerale dell’amico, appena in tempo per piangere insieme ai vecchi concittadini la distruzione del Nuovo Cinema Paradiso – ormai abbandonato da tutti – decisa dall’amministrazione comunale per costruire un parcheggio. Un ultimo dono di Alfredo per Salvatore: una pizza che contiene tutte le sequenze dei baci tagliati ai tempi del cinema parrocchiale.
Inutile dire che siamo in presenza di un capolavoro, girato con tecnica sopraffina, dal piano sequenza iniziale che ci fa entrare nella storia, a una fotografia color sabbia che ricostruisce l’atmosfera della Sicilia anni Cinquanta. Interpretazioni eccellenti, soprattutto il piccolo Salvatore Cascio (che abbiamo rivisto al cinema e in televisione, ma prometteva molto di più) e Philippe Noiret, coppia indimenticabile, ben costruita a livello di sceneggiatura. Bravi molti comprimari che provengono da un cinema italiano minore: Leopoldo Trieste è un parroco credibile, Leo Gullotta un sacrestano perfetto, Tano Cimarosa caratterizza un uomo del popolo dai gusti semplici e i modi rozzi, Nino Terzo è il siciliano che abbandona la sua terra per cercare lavoro in Germania. Nuovo Cinema Paradiso è un film che non invecchia mai e che si rivede sempre con una lacrima di commozione, ebbro di contenuti che parlano di amicizia, amor filiale, sogni da coltivare, radici da tagliare ma che non si perdono mai fino in fondo. Da rivedere all’infinito, non dico fino alla noia, perché è impossibile. Per quel che mi riguarda lo rivedrei domani.
Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Giuseppe Tornatore. Fotografia. Blasco Giurato. Montaggio: Mario Morra. Effetti Speciali: Danilo Bollettini, Giovanni Corridori, Alvaro Passeri. Scenografia: Andrea Crisanti. Costumi: Beatrice Bordone. Trucco: Maurizio Trani. Produttore: Franco Cristaldi. Casa di Produzione: Cristaldifilm (Roma), Films Ariane (Paris). Distribuzione: Titanus. Durata: 155’ (prima versione) – 123’ (versione internazionale) – 173’ (uncut). Genere: Drammatico, Commedia. Interpreti: Jacques Perrin (Salvatore adulto), Salvatore Cascio (Salvatore bambino), Marco Leonardi (Salvatore adolescente), Philippe Noiret (Alfredo), Antonella Attili (Maria giovane), Enzo Cannavale (Spaccafico), Isa Danieli (Anna), Leo Gullotta (Ignazio), Pupella Maggio (Maria anziana), Agnese Nano (Elena adolescente), Leopoldo Trieste (Padre Adelfio), Tano Cimarosa (Fabbro), Nicola Di Pinto (matto del villaggio), Roberta Lena (Lia), Nino Terzo (Padre di Peppino).