Invasioni

Articolo di Massimo Rossi

Proviamo ad analizzare questo termine: invadere. Il vocabolario Treccani, reperibile anche su Google recita: “ Entrare con impeto, con violenza, con la forza delle armi in un territorio, per occupare, depredare, saccheggiare, o anche per stanziarvisi come conquistatori”. Senza alcuna retorica dobbiamo osservare che il mondo occidentale o il mondo civilizzato (o meglio armato) ha sempre “invaso” chi era meno armato. La Storia ricorda, con grande forza, invasori e conquistatori che, in realtà, vengono celebrati dai libri. Primo fra tutti Alessandro Magno il Macedone, ma anche Ciro il Grande, i faraoni, i Maya rispetto alle popolazioni limitrofe, Gengis Khan, i Romani, i c.d. Barbari, gli Unni con il condottiero Attila, Pizarro, Napoleone Bonaparte, Hitler, Mussolini, Tito, Gheddafi ed altri che sappiamo. Le invasioni con la forza militare sono l’esempio più lampante della eterna disparità che il Mondo ha sempre evidenziato ed avuto. Chi aveva più mezzi economici aveva (ed ha) più armi e, quindi, può invadere altri popoli per inglobare territori e ricchezze. L’unico popolo che ha invaso con la cultura oltre ai babilonesi poi fatti preda dei persiani è il popolo greco dell’antichità. Infatti, Alessandro Magno è detto il Macedone e non è greco, è figlio di Filippo il Grande. La Grecia ha – con i suoi letterati, filosofi, scultori, matematici e quanto altro – invaso i popoli vicini con la cultura. Oggi, se usiamo la ragione e se la usiamo (ma solo talvolta) per il nostro bene lo dobbiamo a Socrate, Aristotele e Platone (questa è la nostra base culturale, la cultura occidentale ha queste fondamenta). Si può dire che la Grecia abbia invaso il Mondo ed i popoli circostanti? Riteniamo di si, ma bisogna capirci sul termine “invasione” che è ovvio nel caso di specie trascende dai concetti di violenza e di forza fisica. La cultura invade e muta. La cultura ha un grande potere, molto più efficace della forza e delle armi. Ma – come sappiamo – la cultura greca, in realtà, ha “invaso”, soprattutto Roma, e da essa è stata “importata”.

Ovvero, sono stati i Romani che hanno ritenuto che la cultura greca fosse di gran lunga superiore e, quindi, si sono appropriati della cultura greca. È, pertanto, improprio ritenere che la cultura greca abbia “invaso” la città di Roma e l’Impero Romano. Quindi, volendo tirare le somme della nostra riflessione molto a volo d’uccello si può dire che le invasioni, sino ad oggi, si sono viste solo con le armi in pugno. Cosa sta accadendo dagli anni 90 in poi? Ma, soprattutto, con gli sbarchi di persone in fuga da guerre, carestie, pestilenze, povertà, siccità e quanto altro, cosa sta accadendo nel mondo occidentale? Sta accadendo quello che non è mai successo nella storia: abbiamo una invasione culturale di una popolazione molto variegata che ha come comune denominatore la religione islamica; una invasione “pacifica” nella quale persone portano la loro storia e la loro cultura ma rifiutano quella presente in Italia e nel mondo occidentale. Per la prima volta il nostro mondo occidentale che riconosce il diritto di professare la propria religione in modo diffuso è “invaso” da un mare culturale (e di persone) che non ha alcuna intenzione di mettersi da parte ed essere libero nel rispetto delle varie culture, ma tale “mare” vuole sostituirsi alla cultura esistente.

Non di integrazione culturale si deve parlare, ma di eliminazione della cultura preesistente; di eliminazione dell’infedele. Non vi è alcuna intenzione di tutelare la cultura occidentale ma la volontà, attraverso il credo religioso, di sostituirla. Chi non comprende ciò è il sistema occidentale civilizzato e fondato nel rispetto dei diritti. Il rispetto dei diritti quanto uno dei due è abituato ad opprimere ha come risultato l’eliminazione di quello più rispettoso, in questo senso non vi è dubbio alcuno. Questo fenomeno era stato ampiamente preannunciato da una donna di cultura che era stata bollata come una “fascicta”, ovvero Oriana Fallaci. La Fallaci aveva teorizzato già dopo il 2001 questo disegno dell’ISLAM intransigente e di conquista sottile nell’occidente e con le armi nei Paesi arabi (ultimo esempio la Siria finita in mano ai “tagliatori di teste”). Era normale che così fosse poiché la nostra società imbevuta di principi di uguaglianza e di solidarietà è più fragile. È la fragilità di chi ha il rispetto dell’altro, ma che non è affatto contraccambiato.

Anzi, è osteggiato e ciò preannuncia la sua distruzione. E qui entra in crisi il sistema culturale dell’accoglienza che da tale lodevole sistema diventa il metodo per traghettare pericolosi “virus” che fagocitano il sistema democratico. Facciamo una ipotesi molto realistica: se la civiltà occidentale deve piegarsi a quella islamica in virtù del principio di parità di cultura, ciò non è vero al contrario. E questo crea un bel problema che sarà il problema di prossimi 100 anni.

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