Un film autobiografico interessante che affonda le sue radici nel mondo rom di Torino per raccontare tradizioni e costumi del popolo zingaro, partendo dalla famiglia di Gioia Tracovic (Djorjevic), una diciassettenne che vuole emanciparsi dalle usanze di famiglia e realizzare il sogno di entrare nel cinema. I genitori di Gioia vivono in una casa popolare della Falchera – un quartiere dove si sta cercando di integrare famiglie rom e italiani -, ma continuano a seguire il loro modo di vivere, cercando di combinare un matrimonio tra la figlia ed Elvis (Coppo), che appartiene a una famiglia amica. Gioia rifiuta di sposarsi, anche se a diciassette anni viene considerata vecchia secondo la mentalità gitana, esce con un’amica in cerca di emozioni, conosce un giovane meccanico (Bocci) più grande di lei (si innamora in modo platonico), quindi un regista scalcinato (Gandini) che comincia a farla lavorare come assistente. Il film è narrato in flashback, seguendo la ragazzina in fuga verso Roma, dove vuol andare a fare del cinema, sull’onda dei ricordi familiari, fino all’arrivo nella capitale con la metaforica visita a Cinecittà. Alcune scene citano Manhattan di Woody Allen, il film che porta Gioia a innamorarsi del cinema, brevi sequenze mostrano il regista newyorchese a Roma mentre sta girando il suo film ambientato in Italia. Laura Halilovic, al debutto cinematografico, racconta la sua ribellione, il tentativo di integrazione, le difficoltà ad abbandonare le tradizioni gitane, sceneggiando la sua storia (insieme a Ranfagni e Santella) con toni da commedia brillante, in modo compiuto e risolto. Fotografia cupa di una Torino periferica che si alterna a una Roma solare del bravo Borgstrom; ispirata colonna sonora composta da un esperto Santi Pulvirenti; montaggio rapido ed essenziale di Cristina Flamini. Una commedia sofisticata di 80 minuti, girata con accortezza, soprattutto con i tempi giusti, interpretata benissimo da una giovane attrice esordiente come Claudia Ruza Djordjevic, con un contorno credibile di presenze gitane (Blazevic, Plavovic e Hamidovic) nel ruolo dei genitori e della nonna. Lorenza Indovina è la donna che dà un passaggio a Gioia in auto per arrivare a Roma, quando viene fatta scendere dal treno perché priva del biglietto. Un breve cameo per rappresentare la diffidenza degli italiani nei confronti del mondo rom e tutti i pregiudizi che circolano sul modo di vivere degli zingari. Io rom romantica avrebbe meritato maggior attenzione da parte della critica, invece deve accontentarsi di un secondo posto al Mantova Film Festival. Visto grazie a Rai 5, senza interruzioni pubblicitarie, nel ciclo dedicato alla giovane commedia italiana. Disponibile su Rai Play. Finalmente una buona commedia italiana (prodotta con Bosnia ed Erzegovina), che segue la lezione del passato e riesce a raccontare problemi reali facendo sorridere. Da vedere.
Regia: Laura Halilovic. Soggetto: Laura Halilovic. Sceneggiatura: Laura Halilovic, Silvia Ranfagni, Valia Santella. Fotografia: Tommaso Borgstrom. Montaggio: Crsitina Flamini. Musiche: Santi Pulvirenti. Scenografie: Marcello Di Carlo. Costumi: Enrica Iacoboni. Trucco: Paola Fracchia. Produttori: Mario Gianani, Lorenzo Mieli. Produttore Esecutivo: Olivia Sleiter. Case di Produzione: Wildside, Rai Cinema con il contributo del Mibact e del Torino Piemonte Film Commission. Distributore (Italia): Good Films. Durata: 80’. Genere: Commedia. Paesi di Produzione. Italia, Bosnia, Erzegovina. Lingua Originale: Italiano, Romani. Interpreti: Claudia Ruza Djorjevic (Gioia Tracovic), Antun Blazevic: (Armando, padre di Gioia), Dijana Pavlovic (Veronica, madre di Gioia), Zema Hamidovic (nonna), Marco Bocci (Alessandro), Giuseppe Gandini (Enrico, il regista), Lorenza Indovina (donna in macchina), Simone Coppo (Elvis), Sara Savoca (Morena), LOrisa Sarah Carpaciu (Hanuma), Valentin Marius Cirpaci (Steve), Bogdan Carlos Caldarar (Adriano), Marina Balzano (Samira).