“Jackass Forever”, amici che si alternano in sfide impossibili

Articolo di Paolo Quaglia

Negli ultimi anni gli artisti di concetto si sono moltiplicati. Attraverso piattaforme social di ogni genere qualsiasi cretino geniale arriva in ogni angolo del mondo con le sue mattanze. Video di ogni genere sono consumati in maniera seriale su i milioni di device necessari per sentirsi vivi. Jackass è stato una delle prime intuizioni di una nuova arte . Il format targato MTV è andato in onda nel primo anno del millennio sintetizzando perfettamente il ventunesimo secolo. L’atmosfera goliardico idiota creata a suon di siparietti impossibili e autolesionisti ha attraversato gli anni per tornare al cinema e ricordare quanto sia divertente andare oltre. Il nuovo capitolo della saga infinita si chiama non a caso forever e rappresenta un tributo autoinflitto a se stessi e al mondo da autori cosi nostalgici da utilizzare la malinconia per far sorridere.

Senza una trama reale il film alterna gag a pause, dove i personaggi storici non hanno alcuna paura nell’apparire invecchiati. Se una risata seppellirà anche il tempo, le persone invecchiano e Steve O e Jimmy Knoxville portano in dote i segni di una mezza età visibile solo esternamente. Sullo schermo si può ancora ammirare quell’estremo che è la cifra stilistica del gruppo. Amici che si alternano in sfide impossibili con l’unico obiettivo di condividere anzitutto le loro risate.

Un lavoro che è cinema molto più che certo cinema, soprattutto in un tempo dove le definizioni non esistono più. Guardando Jackass forever è normale divertirsi, provare malinconia o disgusto perché nelle isole felici non esistono ne obbiettativi ne, pretese tranne superare la pesantezza del prendersi sul serio. Senza dare alcun giudizio è corretto fare una riflessione su quanto l’idea di portare scherzi da seconda media dietro una telecamera sia stata lungimirante.

Dopotutto i ragazzi di Jackass sono influencer ante litteram che attraverso video di pochi minuti (i primi) hanno sdoganato la stupidità elevandola a forma d’arte. In questo capitolo l’aria che si respira ha il sapore di qualcosa che cita se stessa e riflette sugli anni passati esorcizzando qualcosa d’invincibile come il tempo. Prepararsi, in sala, a risate da caserma difetti e confessioni che accompagnano le scene, qualcosa di fortunatamente indefinibile come l’esistenza.

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