Jacopetti, un uomo senza padroni!

Articolo di Gordiano Lupi

Gualtiero Jacopetti è sempre stato accompagnato da un’ingiusta fama che lo definisce fascista e razzista. In realtà lui è soltanto un liberale, un uomo senza padroni, un giornalista controcorrente che segue la lezione di Indro Montanelli. Fa sei anni di guerra mondiale come volontario da soldato semplice, ma l’8 settembre si trova dalla parte dei partigiani e il 25 aprile 1945 è in piazzale Loreto.

I servizi segreti americani lo incaricano di rintracciare il carteggio tra Churchill e Mussolini, cosa che prova a fare senza successo. Nel 1948 si mette a capo di un movimento studentesco che si presenta alle elezioni schierandosi in alternativa a cattolici e comunisti, appoggiando una scelta monarchica e filo statunitense. Per fare propaganda elettorale si comporta come D’Annunzio, noleggia tre aerei scassati e distribuisce volantini di propaganda contro il Fronte socialista e comunista.

Indro Montanelli è il suo giornalista di riferimento, un amico che accompagna tutta la sua vita, dopo averlo conosciuto a Milano al termine di un comizio in Piazza Duomo. Montanelli lo prende sotto la sua ala protettrice come inviato da Vienna per il Corriere della Sera, quotidiano dove affina un brillante stile giornalistico. Jacopetti non è tipo da fermarsi, si lascia affascinare da nuove idee da realizzare e nel 1953, insieme all’editore Tumminelli, fonda un settimanale di impostazione liberale come Cronache.

Tra i collaboratori ci sono: Malparte, Prezzolini e Montale, ma anche i giovani Saviane, Gregoretti, Zevi e Gambino. Il giornale può considerarsi a pieno titolo il progenitore de L’Espresso. L’esperienza dura poco, perché vengono pubblicate alcune foto osé di Sofia Loren che costano a Jacopetti una condanna a un anno e quattro mesi per fabbricazione, commercio e spaccio di foto pornografiche. La sua vita prosegue come redattore del cinegiornale Europeo Ciak, ma lo troviamo anche nei panni di attore nel ruolo di un avvocato ne Un giorno in pretura (1954) di Steno.

I problemi di Jacopetti cominciano nel 1955 quando viene arrestato con l’accusa di aver violentato una zingara minorenne, Jolanda Calderas, che è costretto a sposare in carcere per riparare. Tutta una montatura, afferma oggi il regista. Finita l’esperienza di Cronache comincia a lavorare ai cinegiornali satirici che vengono passati nelle sale come anteprima alle pellicole. “Gli antenati di Striscia”, commenta Jacopetti, che si divertiva a sbeffeggiare gli onorevoli fornendo forbici spuntate per il taglio del nastro alle inaugurazioni.

In questo periodo scrive per Luigi Vanzi il documentario Il mondo di notte (1959) e subito dopo Europa di notte (1959) per Alessandro Blasetti. Jacopetti è sceneggiatore anche di Che gioia vivere! (1961) di René Clement. Questi lavori di scrittura possono essere considerate le prove generali di Mondo cane e gli antesignani degli innovativi mondo movies. Federico Fellini si ispira alla vita di Jacopetti quando gira La dolce vita e lo vorrebbe come attore.

L’amore con la giovane e bellissima attrice Belinda Lee è un’altra tempesta di vita che porta Jacopetti a chiedere l’annullamento del matrimonio con la Calderas alla Sacra Rota, anche perché la compagna aspetta un figlio. L’amore tra Belinda Lee e Gualtiero Jacopetti finisce tragicamente, perché l’attrice muore in un incidente d’auto a San Bernardino in California, nel 1961. Jacopetti resta indenne, ma l’incidente è tragico: l’auto buca una gomma ed esce di strada alla velocità di 160 chilometri orari.

Il colpo è grande e il regista accusa dolori fisici ma soprattutto morali che cura con la morfina al punto di diventarne dipendente. Ne esce fuori con difficoltà grazie ad amici come Indro Montanelli, Ursula Andress ed Elsa Martinelli. Jacopetti riparte dal cinegiornale Ieri, oggi e domani prodotto da Rizzoli che gli porta successo e popolarità, anche se non riesce a realizzare il progetto di comprare Il Giorno da Enrico Mattei che chiede ben cinque miliardi.

Porta a termine l’idea di girare un film alla moda dei cinegiornali, un documentario sensazionalistico su avvenimenti curiosi che avrebbero sconvolto il pubblico: Mondo cane (1962), seguito da Mondo cane 2 (1963), La donna nel mondo (1963), Africa addio! (1966) e Addio zio Tom (1971), realizzati insieme a Franco Prosperi e in alcune occasioni con l’aiuto di Paolo Cavara. Il suo ultimo film è Mondo candido (1975), trasposizione molto libera del Candido di Voltaire. In tempi recenti Jacopetti sceneggia Fangio – una vita a 300 all’ora (1981), documentario di Hug Hudson sulla vita del pilota argentino Fangio.

Il merito di Jacopetti regista è stato quello di aver rivoluzionato l’uso delle immagini e dei documentari e di aver filmato per la prima volta le cose eccezionali, trasgressive e scioccanti che accadono nel mondo. L’accusa di aver prodotto filmografia trash non è condivisibile, perché Jacopetti ha girato cose che nessuno aveva mai osato girare, ha immortalato immagini sconvolgenti e bizzarre che hanno dato origine a nuovi generi cinematografici.

Jacopetti è importante anche come animatore culturale perché ha saputo raccontare coraggiosamente il lato dolente della nostra società. I suoi documentari, tecnicamente perfetti, descrivono l’ipocrita realtà italiana degli anni Sessanta che per reazione si è sempre difesa da chi voleva smascherare limiti e contraddizioni.

La sua attività di regista è oggi al centro dell’attenzione di studiosi e appassionati, al unto che il regista Andrea Bettinetti ha realizzato un dvd come L’importanza di essere scomodo, che racconta vita e opere di Jacopetti. Il film è stato presentato alla Casa del Cinema di Roma, il 26 novembre 2009, a cura della Fondazione Cinema per Roma e dell’Assessorato alle politiche culturali. In tale occasione è stato proiettato anche il film inedito Operazione ricchezza, girato da Jacopetti in Venezuela.

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