Il 24 Agosto 1899 nasce a Buenos Aires lo scrittore Jorge Luis Borges. È uno degli scrittori più importanti del Novecento. Un autore dotato di una sapiente cultura che tesse ed intreccia in un numero elevatissimo di scritti (poesie, prose, racconti, ecc.). Opere su vari argomenti. Tentare, infatti, di scrivere e/o presentare un’esposizione delle idee di Borges risulta del tutto illusoria per l’inestricabile ricchezza di temi e motivi che si intrecciano in ogni sua pagina.
La prima attività letteraria di Borges fu essenzialmente poetica. Conseguito il baccalauréat in Svizzera si reca, con la famiglia, in Spagna. Qui soggiorna, per quasi due anni, dal 1919 al 1921 nelle città di Siviglia e Madrid. In Spagna conosce alcuni dei poeti-fondatori del movimento «Ultraista», un movimento di avanguardia che nasce, nel 1918, sulla scia del Dadaismo, del Surrealismo e del Futurismo.
Borges aderisce a questa nuova estetica collaborando in Spagna a varie riviste e pubblicando poesie, articoli, ecc. Ritornato a Buenos Aires svolge un’azione fondamentale per la diffusione del movimento «ultraista» in Argentina.
Nei suoi saggi e articoli Borges definisce l’«ultraismo»: «una volontà opulenta che supera ogni limite di scuola […] Esso rappresenta l’impegno di andare avanti col tempo […] l’«ultraismo» è una delle varie risposte all’interrogativo: «Che fare».
Il contributo di Borges al movimento «ultraista» si concreta con la pubblicazione di tre raccolte di poesie: Fervore di Buenos Aires (1923), Luna di fronte (1925), Quaderno di san Martin (1929). Nella raccolta poetica Fervore di Buenos Aires la città di Buenos Aires compone, disegna un «paesaggio dell’anima» che poi caratterizzerà l’intera opera dello scrittore. Le vie della città formano un itinerario spirituale più che una passeggiata turistico-letteraria: «le vie di Buenos Aires / sono le viscere della mia anima».
Nel 1952 pubblicata la raccolta di saggi letterari Altre inquisizioni. Un’opera nella quale commenta, tra i tanti, Pascal, Cervantes, Wilde, Chesterton, Whitman, Kafka, ecc. È un libro di saggi letterari, un «indice dei gusti dell’autore» che ha saputo formare una galleria di ritratti sapienti e in qualche modo inediti. Uno dei saggi – che a me sta particolarmente a cuore – è quello dal titolo (in italiano) «Del culto dei libri». Particolarmente famosa e celebre è la conclusione di questo scritto:
«[…] il mondo, secondo Mallarmé, esiste per giustificare un libro; secondo Bloy, siamo versetti o parole o lettere di un unico libro magico, e codesto libro incessante e l’unica cosa che è al mondo: è, per meglio dire il mondo».
Il celeberrimo racconto fantastico «La biblioteca di Babele» (La biblioteca de Babel) appare dapprima, nel 1941, nella raccolta Il giardino dei sentieri che si biforcano e poi nel 1944 all’interno di Finzioni. Un racconto di cui non si può non ri-scrivere, ri-copiare il meraviglioso incipit: «L’universo (che altri chiama la Biblioteca) si compone d’un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, bordati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente. La distribuzione degli oggetti nelle gallerie è invariabile. Venticinque vasti scaffali, in ragione di cinque per lato, coprono tutti i lati meno uno; la loro altezza, che è quella stessa di ciascun piano, non supera di molto quella d’una biblioteca normale. Il lato libero dà su un angusto corridoio che porta a un’altra galleria, identica alla prima e a tutte».
Alla fine degli anni Trenta e fino al 1945 Borges legge, rilegge la Commedia. Una lettura e studio che accompagna la produzione di Borges, come il già citato Finzioni ma anche L’Aleph (pubblicato nel 1949 e rivisto nel 1974).
Nel 1955, alla caduta di Peron, viene nominato direttore della Biblioteca Nazionale di Buenos Aires. Incarico da cui si dimette, all’indomani del ritorno di Peron, nel 1974. Dopo aver ricevuto il Premio Formentor (1961) Borges acquista sempre più notorietà a livello internazionale.
Nel 1982, in Spagna, viene pubblicato il libro Nove saggi danteschi. Un volume che nasce come raccolta dei suoi saggi precedenti. In questo libro Borges riversa l’amore per lo studio e la conoscenza (come salvezza). Il saggio si apre con il Prologo dove descrive la Commedia come «il miglior libro scritto dagli uomini». In queste pagine Borges scrive: «La Commedia è un libro che tutti dobbiamo leggere. Non farlo significa privarci del dono più grande che la letteratura può offrirci, significa condannarci a uno strano ascetismo. Perché negarci la gioia di leggere la Commedia […]».
Parole piene di saggezza che in questo anno, durante il quale ricordiamo i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri (1321-2021), danno la misura della grandezza di un’opera che da materia, movimento, spirito all’intelligenza dell’Uomo: «Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza» è la sintesi del profondo pensiero di Dante, il quale considerava la ricerca e il conseguimento delle virtù e della conoscenza la vera ragione dell’esistenza umana.
L’esistenza di Borges si arresta nell’anno 1986 in Svizzera, a Ginevra. JLB riposa accanto alle tombe del riformatore Giovanni Calvino e del pedagogista Jean Piaget