Juan Carlos Tabío nasce all’Avana nel 1943, comincia a lavorare nell’ICAIC a 18 anni, come assistente di produzione e dopo come assistente regista. Nel 1963 realizza il suo primo documentario e comincia a collaborare a soggetti e sceneggiature di diverse pellicole. Citiamo tra queste il notevole Hasta cierto punto (1983), di Tomás Gutiérrez Alea. Nel 1983, dopo aver realizzato più di trenta documentari, dirige Se permuta, il suo primo lungometraggio di fiction, basato su un’opera teatrale di sua produzione. È stato anche professore di regia e di sceneggiatura presso la Scuola Internazionale di Cinema e Tv di San Antonio de los Baños a Cuba. Il grande pubblico lo ricorda per aver diretto insieme a Tomás Gutiérrez Alea il pluripremiato Fresa y chocolate (1993) e il successivo Guantanamera. Ha insegnato regia e sceneggiatura in molti paesi come Messico, Panama e Costa Rica. I suoi film hanno ottenuto premi e riconoscimenti internazionali.
Il suo primo documentario di un certo interesse è Bagazo (1970) che dura solo tredici minuti, ma ottiene il premio della critica ed è selezionato tra i migliori cortometraggi dell’anno. Tabío illustra lo sviluppo della canna da zucchero a Cuba, le nuove tecniche e l’importanza politico – economica di questa coltivazione. Il periodo storico si presta a una considerazione governativa per un progetto così importante ai fini dell’indipendenza economica cubana. Los factores de la vocacion (1972) è un documentario di quindici minuti selezionato tra i migliori dell’anno. Il regista – con la collaborazione di Enrique de la Uz – racconta i fattori sociali che hanno condizionato la vocazione degli attuali studenti cubani. Miriam Makeba (1973) è un documentario significativo che merita di essere citato perché illustra le tradizioni passate e le aspirazioni presenti dei popoli africani raccontando vita e opere della cantante sudafricana Miriam Makeba (1932 – 2008). Tra gli interpreti ricordiamo la stessa Makeba e il cantautore cubano Pablo Milanés. Soledad Bravo (1974) è un documentario musicale che si occupa della cantante venezuelana Soledad Bravo ripresa mentre interpreta le canzoni Chamamé a Cuba, Tonada llanera e Santiago de Chile. El radio (1976) è un breve corto di dieci minuti selezionato tra i migliori dell’anno per merito del messaggio che vuol comunicare. Tabío critica l’eccessivo uso pubblico delle radio portatili e i problemi di vario tipo che causano. La prima opera di fiction è Se permuta (1983), adattamento cinematografico di un’opera teatrale (La permuta) rappresentata nel 1981 all’Avana. Una madre intraprendente vuole trovare una casa in un quartiere elegante per allontanare la figlia da un meccanico che crede le faccia la corte e per trovarle un buon partito. Si impegna a fondo nei suoi progetti e pianifica una catena di permute che coinvolge moltissime persone e abitazioni per ottenere la casa dei suoi sogni. Ma non ha fatto i conti con le decisioni della figlia che manda all’aria il matrimonio per seguire la voce del cuore. Interpreti: Rosita Fornés, Isabel Santos, Mario Balmaseda, Ramoncito Veloz, Silvia Planas, Manuel Porto. La pellicola viene selezionata tra le più significative dell’anno e guadagna il terzo premio al Festival del Cinema Latinoamericano.
Dolly back (1986) è ancora fiction, ma si tratta di un corto di pochi minuti sul tema delle apparenze che a volte ingannano e di una visione schematica della realtà che spesso porta al fallimento. La scena si svolge sul mare dove una troupe cinematografica è impegnata a realizzare una serie di sequenze che sembrano prive di senso. Si tratta di puro cinema nel cinema, con scene che finiscono e danno inizio alla scena successiva che sembra realtà ma è di nuovo fiction. Il regista spiega il film con una paradossale intervista finale che sembra seriosa e impostata, ma è di nuovo fiction perché tutto finisce con una comica caduta da una sedia che si frantuma. Il tema del corto è la differenza tra apparenza e realtà delle cose, trattato in pochi minuti, su registro comico, ma con efficacia. Interpreti: Alejandrito Díaz, Filiberto Romero, Luis García, Mirta Ibarra, Samuel Claxton, Ramoncitpo Veloz.
Plaff o Demasiado miedo a la vida (1988) è un buon lavoro di fiction che si sforza di raccontare la società cubana attraverso una figura di donna anticonformista aggredita costantemente da una mano misteriosa che lancia uova contro la sua casa. Il personaggio femminile ricorda il Sergio di Memorias del subdesarrollo, ma viene attualizzato secondo la realtà contemporanea. La donna è limitata da pregiudizi e timori, non trova via d’uscita ai conflitti interiori e alla fine la situazione avrà un’evoluzione tragica e inattesa. L’importanza di questo lavoro è il coraggioso realismo con cui Tabío critica situazioni realistiche della Cuba contemporanea. L’interpretazione del personaggio principale si presta a possibili valutazioni critiche del regista nei confronti dell’attuale situazione politico – sociale, anche se Tabío smentisce ogni identificazione. Interpreti: Daisy Granados, Luis Alberto García, Jr., Thais Valdés, Jorge Cao, Raúl Pomares, Alicia Bustamante. La sceneggiatura è del regista con la collaborazione dello scrittore Daniel Chavarría. Il film viene premiato in diversi festival latinoamericani e riceve molti riconoscimenti anche in patria. Fresa y chocolate (1993) si basa sul racconto El lobo, el bosque y el hombre nuevo di Senel Paz – che collabora alla sceneggiatura – ed è una felice collaborazione tra Juan Carlos Tabío e il maestro Tomás Gutiérrez Alea. David è un diligente studente universitario, corretto ma omofobo, che vive tra mille contraddizioni l’amicizia con Diego, un artista omosessuale. Tra i due si sviluppa una relazione che mette in evidenza incomprensioni, pregiudizi e intolleranze. Si tratta di un film fondamentale nella cinematografia cubana, pluripremiato e conosciuto anche all’estero, perché per la prima volta viene fatta un’autocritica generalizzata sul comportamento della società cubana nei confronti degli omosessuali. Interpreti: Jorge Perugorría, Vladimir Cruz, Mirta Ibarra, Francisco Gattorno, Joel Angelino, Marilyn Solaya. El elefante y la bicicleta (1994) è sceneggiato dal regista con la collaborazione di Eliseo Alberto Diego. Il film racconta la storia di un giovane che prima di sposarsi vorrebbe fare fortuna e che porta il cinematografo in un paesino circondato dal mare e unito alla terra solo da un ponte. Questa esperienza singolare si inserisce nella vita personale di ogni abitante. Interpreti: Luis Alberto García Jr., Lillian Vega, Raúl Pomares, Martha Farré, Daisy Granados, Adolfo Llauradó, Patricio Wood. La pellciola vince il Premio Goya e si aggiudica alcuni riconoscimenti al Festival del cinema latinoamericano. Guantanamera (1995) è l’ultimo film di Tomás Gutiérrez Alea diretto in collaborazione con l’allievo prediletto Juan Carlos Tabío. Il film è interessante perché realizza un ritratto realistico di personaggi emblematici della Cuba contemporanea seguendo un corteo funebre che si snoda lungo l’isola. Molte situazioni sono al limite dell’assurdo, ma i caratteri dei personaggi sono indovinati e realizzano un efficace mix di realismo e fantastico. Partecipa alla sceneggiatura Eliseo Alberto Diego. Interpreti: Carlos Cruz, Mirta Ibarra, Raúl Eguren, Jorge Perugorría, Luis Alberto García, Jr.. La pellicola riceve molti premi, sia a Cuba che all’estero. Ricordiamo il Chicago Latino Film Festival 1997. Lista de espera (1999), basato sul racconto omonimo dello scrittore cubano Arturo Arango, unisce i soliti elementi di realismo e di meraviglioso tipici della produzione cubana. Siamo in una stazione di autobus di un piccolo paese di Cuba e molti passeggeri attendono l’arrivo del mezzo pubblico che possa portarli alle loro destinazioni. L’autobus si rompe ed è impossibile partire, tutti cercano di riparare il motore ma mancano i pezzi di ricambio. A questo punto comincia una stupenda parte onirica dove ognuno dei presenti tira fuori il meglio di sé e collabora per realizzare un ambiente confortevole ricco di amicizia e solidarietà. Alla fine viene fuori la realtà, spietata come sempre, il regista non nasconde i problemi della Cuba contemporanea, tra fughe e sogni infranti. Interpreti: Tahimí Alvariño, Vladimir Cruz, Jorge Perugorría, Alina Rodríguez, Noel García, Coralia Veloz, Mijail Mulkay. Molto intense le interpretazioni di Tahimí Alvariño e Jorge Perugorría, premiati in diversi festival cinematografici internazionali. La pellicola – come Fresa y chocolate e Guantanamera – gode di una buona edizione italiana. Aunque estés lejos (2003) è una storia ambientata nel mondo del cinema. Partecipa alla sceneggiatura lo scrittore cubano Arturo Arango. Alberto, attore nazionalizzato spagnolo nato all’Avana, Mercedes, produttrice cinematografica, e Pedro, sceneggiatore, entrambi cubani, stanno cercando il soggetto adatto per fare un film. Pedro e Mercedes sono amanti e sanno che questa pellicola può cambiare la loro vita. Pedro propone una storia costruita con elementi che desume dalla vita di Alberto e Mercedes, entusiasmando i suoi collaboratori. Si tratta di un gioco di cinema dentro al cinema composto da storie incrociate che alla fine sorprende tutti perché l’argomento della pellicola diventa realtà. Interpreti: Antonio Valero, Mirtha Ibarra, Bárbaro Marín, Laura Ramos, Susana Pérez, Mijail Mulkay. El cuerno de la abundancia (2009) è l’ultimo film di Tabío, a metà strada tra realismo e fantastico. Ci troviamo a Yaragüey, un paesino immaginario dell’interno di Cuba, quando i membri della famiglia Castiñeiras ricevono la notizia che possono ricevere un’eredità milionaria. A partire da questo momento la vita dei Castiñeiras e di tutto il paese si destabilizza, soprattutto quella di Bernardito e di sua moglie Marthica. Tutti si dedicano soltanto alle pratiche per reclamare l’eredità e per far questo molti finiscono per indebitarsi. Interpreti: Jorge Perugorría, Laura de la Uz, Enrique Molina, Annia Bú Maure, Paula Alí, Thaimí Alvariño, Rodolfo Rodríguez Faxas, Mirta Ibarra. Lo scrittore cubano Arturo Arango partecipa alla sceneggiatura. Molti i premi vinti: Cartagena de Indias, Mar del Plata, Lima e va citato pure un terzo posto al Festival del Nuovo Cinema Latinoamericano. Juan Carlos Tabío è morto a L’Avana il 18 gennaio del 2021.