La città di Vizzini, in provincia di Catania, permette a chiunque decida di passeggiare nelle sue viuzze, nei suoi vicoli e in ogni suo angolo, di riscoprire quella parte della Sicilia descritta dalle opere del grande scrittore verista, Giovanni Verga. Vivere a Vizzini significa riuscire a provare quelle emozioni, e quelle sensazioni, catturate dalla penna di Giovanni Verga. L’anima respira quella memoria e desidera conoscere ogni particolare di quelle storie che il Verga ha raccontato nelle sue straordinarie pagine. Vizzini è meravigliosa e assomiglia ad un enorme palcoscenico, dove si muovono ancora oggi i personaggi verghiani.
Ogni piccolo sassolino ci racconta del Verga e già nella piazza principale del paese, Piazza Umberto I, c’è il palazzo dello scrittore sulla cui facciata si trova una lapide che recita: “In questa casa visse con le creature dell’alta sua fantasia Giovanni Verga che dalle passioni, dalle cadute, dai risorgimenti degli umili trasse il mondo dei vinti”. Queste parole sono importanti e dense di significato, perché comunicano il senso della poetica verghiana.
La produzione letteraria del Verga è piuttosto ampia e include novelle e romanzi. Nel 1880 Verga dà alle stampe la raccolta di novelle “Vita dei campi”. La prima edizione pubblicata da Treves nel 1880 contiene 8 novelle, tra cui Rosso Malpelo che segna l’approdo alla corrente letteraria del Verismo. La cava di cui Verga parla nella novella è stata identificata con una cava che si trovava ad un chilometro da Vizzini, a valle dello stradale, che conduce alla stazione ferroviaria.
Come indica il titolo della raccolta, la maggior parte delle novelle sono di ambientazione rurale, collocate nella campagna siciliana. Verga sceglie di descrivere le difficili condizioni di vita degli umili contadini della sua Sicilia in modo realistico e concreto. La lingua riproduce la parlata popolare, perché Verga voleva essere vicino alla sua gente.
Le novelle, incluse nella raccolta, riconducibili al territorio di Vizzini sono: Guerra dei Santi, Pentolaccia, La lupa e Jeli il pastore. Stupenda la descrizione dei luoghi nella novella Jeli il pastore: “Mara stava di casa verso S. Antonio dove le case s’arrampicano sul monte, di fronte al vallone della Cunziria, tutto verde di fichidindia, e colle ruote dei mulini che spumeggiano in fondo, nel torrente…”. Niente di più vero, ancora oggi è possibile vedere il vallone della Cunziria e la natura circostante.
Degna di menzione speciale la novella “Cavalleria rusticana”, inclusa nella raccolta “Vita dei campi”, poi divenuta un’opera in un unico atto di Pietro Mascagni, su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci. La trama si sviluppa tra amori e gelosie.
Turiddu Macca rientra in paese, dopo il servizio militare, ma trova la donna che amava, Lola, fidanzata con Alfio, un ricco carrettiere, e scopre che si sposeranno. Il giovane, per cercare di far ingelosire Lola, inizia corteggiare Santuzza. Lola, durante l’assenza del marito, si concede a Turiddu. La povera Santuzza, offesa e disperata, racconta tutto a compare Alfio, tornato a casa per festeggiare la Pasqua. Alfio tradito, e con l’orgoglio a pezzi, decide di sfidare a duello Turiddu che obbedisce alle regole della cavalleria e accetta il duro confronto. Turiddu morirà fra i fichidindia della Cunziria e cadrà “come un masso”, pugnalato da compare Alfio.
Camminare sui luoghi di Cavalleria rusticana è un’esperienza davvero unica. Basta recarsi in piazzetta S. Teresa per vedere l’osteria della ‘gna Nunzia e l’omonima chiesetta. La sensazione è quella di sentire l’urlo della popolana che grida: “Hanno ammazzato cumpari Turiddu” per annunciare a tutti quel dramma che si è appena consumato fra i fichidindia della Cunziria. Poco più avanti c’è la strada che porta alla casa di Lola e alla casa di Santuzza, via Volta. Si può ammirare il davanzale dove “Lola ogni sera, nascosta dietro il vaso di basilico, ascoltava le canzoni di sdegno che sapeva Turiddu”. La via Masera ci accompagna fino alla Cunziria, dove avviene il duello tra Alfio e Turiddu.
La raccolta di Novelle Rusticane viene pubblicata nel dicembre 1882 (con data 1883) e comprende dodici novelle. Nelle Novelle Rusticane rimane invariata l’ambientazione siciliana e contadina. Fanno la loro comparsa nell’universo verghiano esponenti del ceto medio e i personaggi hanno come unico valore “la roba” ovvero i beni materiali. I protagonisti incarnano una visione del mondo cupa e pessimistica. Le novelle che riportano chiari riferimenti alla città di Vizzini sono: Libertà, Il mistero, Il reverendo, Pane nero, Don Licciu Papa e La roba.
A quanto pare anche il meraviglioso romanzo epistolare “Storia di una capinera” ha un profondo legame con Vizzini. Infatti, lo scrittore Nunzio Cossu ha sostenuto che: “A Vizzini… l’adolescente Verga,… negli anni 1854-55… la sua famiglia s’era rifugiata in campagna per sfuggire al colera,… conobbe… una fanciulla di casa P… lui 15 anni, lei… della stessa età… educanda… Nacque un tenero idillio innocente… (tornarono poi) lui in città, lei “pallida e bruna” nel monastero di S. Sebastiano a Vizzini…” Nella Badia di S. Sebastiano si trovava una zia di Giovanni Verga, Suor Carmela, ossia Rosalia Verga. Questo dimostrerebbe che il romanzo è in parte autobiografico, poiché prende spunto da una vicenda vissuta dal Verga in età giovanile. Un “dettaglio” che non tutti conoscono e che invece è testimoniato da diverse fonti.
Secondo alcuni studiosi anche “Il peccato di Donna Santa”, “La vocazione di Suor Agnese” e “Dal tuo al mio” potrebbero essere stati ambientati a Vizzini.
Col “Ciclo dei Vinti” Verga intende scrivere cinque romanzi per mostrare come agisce la spinta al miglioramento e al progresso sui diversi ceti sociali, a partire dai più umili fino ai ceti più elevati. Egli applica il principio darwiniano della lotta per la vita, che vede i più forti prevalere sui più umili e deboli.
Purtroppo, furono realizzati solo i primi due romanzi, il terzo fu iniziato e poi abbandonato, anche a causa del complicarsi dei meccanismi sociali che avrebbero reso impossibile l’adozione di un linguaggio popolare. Questo l’ordine dei romanzi: I Malavoglia, Mastro don Gesualdo, La duchessa di Leyra di cui sono rimasti il I° cap e alcuni frammenti del II°, L’onorevole Scipioni e L’uomo di lusso.
Mastro don Gesualdo, pubblicato nel 1889, è il secondo romanzo del ciclo dei vinti e vede l’ascesa sociale di Gesualdo Motta, un manovale che sposa una donna aristocratica, Bianca Trao. La vita del protagonista dominata da valori economici e dalla smania di possesso si svolge in un clima affettivo ed esistenziale desolante che lo farà morire solo, nella ricca casa della figlia Isabella. La costruzione della vicenda è condotta da una voce narrante autonoma, che spesso interviene con osservazioni e commenti personali.
Il Mastro Don Gesualdo ha come fulcro d’ambientazione Vizzini e abbraccia un ampio spazio che comprende palazzi e chiese, in un fantastico mosaico di suggestioni. Il teatro della vicenda è Palazzo Trao, sito in via Santa Maria dei Greci. Alla fine della sua incantevole facciata, sulla destra, c’è una piccola stradina e in fondo si trova la casa natìa di Gesualdo Motta.
Oggi Palazzo Trao è sede del Museo “Immaginario Verghiano” suddiviso in diverse aree di interesse: Verga fotografo, Verga set del cinema verghiano, Vizzini scena del teatro verghiano e la Mostra permanente d’arte contemporanea “Nuove scritture”. Inoltre, è presente il Museo etnoantropologico e gli Archivi della memoria.
Non si può dimenticare il grande Alfredo Mazzone, una personalità creativa e fantasiosa, che attraverso le sue riduzioni teatrali cercò in tutti i modi di dar vita ai personaggi verghiani. Nacque il teatro di reviscenza verghiana che ha cambiato il modo di intendere le novelle e le prospettive narrative. Quello di Mazzone è stato un contributo davvero eccezionale per il teatro e per Vizzini.
Vizzini è stata set cinematografico ad esempio de La Cavalleria Rusticana (1981) di Franco Zeffirelli o de La lupa (1996) di Gabriele Lavia. Insomma, bisogna necessariamente visitare Vizzini per ammirare le meraviglie dell’itinerario verghiano. Basta equipaggiarsi portando con sé i libri del Verga, per leggere le novelle durante il percorso, e le cuffie per ascoltare le note di Pietro Mascagni sui luoghi di Cavalleria rusticana. Un viaggio stupendo che rivela i segreti di una cittadina piena di cultura e ricca di patrimonio artistico. Sicuramente, questo è uno dei percorsi da consigliare a chiunque voglia accostarsi alla letteratura verista e al grande Giovanni Verga.