Ecco una delle possibili interpretazioni di questo dipinto di Henri Rousseau, allegorico e visionario.
Quella a cavallo è la Storia. La si riconosce dalla lama affilata e la fiamma accesa della sacra torcia, pronta a incendiare il petto di chi la leggerà. In basso vediamo gli scrittori commerciali, che si contorcono per contendersi l’attenzione della Storia. Scegli me, baciami, trafiggimi con la tua spada e ti sarò fedele per sempre, urlano gli scrittori commerciali. Ma la Storia non li degna neanche di uno sguardo, anzi, sembra quasi che siano già tutti morti prima del suo passaggio.
Da notare la sua posizione, a cavallo ma anche a piedi, a seconda della prospettiva da cui si guarda. Se fossimo, per assurdo, dall’altra parte della scena, ci sembrerebbe a cavallo, mentre da questa prospettiva è chiaro che l’animale l’ha disarcionata e si accinge a raggiungere il punto di arrivo: uno scrittore commerciale miracolosamente sopravvissuto, o le pagine di un libro bello, profondo, trascendente, un libro vero, insomma, che attende senza l’ansia del ladro né la malizia del falsario.
La natura tutto intorno è distrutta, sembra che la bellezza del mondo si sia ridotta a una nube lontana, scarabocchiata dietro i vortici nel cielo (rosso anche quello). Non meno importante: in primo piano, in basso, scorgiamo il capo di uno scrittore vero, il quale, di spalle, si sta godendo lo spettacolo.
Costruzioni disastrate si intravedono dietro i corpi agonizzanti degli scrittori commerciali, destinati a quei corvi, già dritti e tesi all’idea di divorarli. Cominceranno dagli occhi, che non servivano più ad osservare ma solo a copiare, poi mangeranno le mani, flosce, senza entusiasmo, usate solo per firmare contratti e contare gli strati della carta igienica, non per accarezzare la vera carta, fedele amica e compagna di vita. E infine i corvi passeranno al cuore, ma lo cercheranno invano perché gli scrittori commerciali non ne hanno uno. Lo avevano forse quando hanno incominciato e scrivevano con tutta la passione e la forza immaginabili, e poi se ne sono dimenticati, hanno scelto la via più facile, rubando idee agli scrittori veri, quelli che non cercano fama né soldi e scrivono storie per amare, non per odiare.
Ora la Storia, l’eroina che stringe la sacra torcia e domina la scena, non ha pietà di loro, perché in vita non l’hanno rispettata, non le hanno conferito un ruolo salvifico, né morale, ma l’hanno sfruttata prostituendola al gusto per il brutto imposto dalle mode del tempo terreno. Si sono rassegnati a parlare di fatterelli quotidiani senza scavare, senza osare. Si sono rassegnati a non sognare. Non hanno cercato nel passato di quel cavallo, per esempio, non si sono chiesti perché fosse impazzito, da dove venisse, né chi lo avesse domato prima di gettarlo in questa guerra impari contro l’oblio.
E si sono messi d’accordo con gli editori commerciali, ancora più vili perché pubblicandoli non solo hanno sfruttato loro, che in fondo erano solo individui avari o senza carattere, ma anche i lettori, innocenti, ignari di quanto sarebbe accaduto su questo lato del monte, dietro le fiamme che già divampavano prima ancora di iniziare la strage dei libri di merda per la salvezza dell’animo umano.