Il 14 giugno 2017 il professore Luca Serianni tiene la sua lezione di congedo dall’attività didattica. Una lezione dal titolo Insegnare di italiano nell’università e nella scuola. Una lezione – scrive la professoressa Valeria Della Valle – diventata oggetto di culto già prima della tragica morte del professore, il 21 luglio 2022, e che continua a essere vista e ascoltata in YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=MV4i6PscKEQ).
Una lectio introdotta dall’allora Rettore dell’Università della Sapienza il professore Eugenio Gaudio con queste parole che trascrivo: «un’occasione privilegiata, […] un’occasione vera di accademia. Io voglio ringraziare il professore Serianni per aver scelto “La Sapienza” quale ateneo dove svolgere la sua attività di didattica, di ricerca – consentitemi di usare una parola obsoleta – di maestro. […] Il professore Serianni ha onorato questa cattedra (quella di Storia della lingua italiana) nella Sapienza e nella cultura italiana. Il professore Serianni – è sento di poterlo dire con convinzione – ha fatto quello che un docente deve fare: ha trasmesso non solo la sua cultura ma la sua passione agli studenti».
Al primo posto, nella gerarchia dei valori del professore Luca Serianni, c’erano la didattica è il compito sociale e civile dell’insegnamento. In quarant’anni di insegnamento il professore Serianni ha trasmesso la passione per l’italiano a migliaia di allievi. Nel saggio L’ora di italiano (2010) scrive: «Quel che è certo è che il buon maestro non si costruisce a tavolino. Più importanti delle indicazioni ministeriali, dei costi di aggiornamento, dei libri di testo sono la solida formazione ricevuta negli studi universitari e – soprattutto – un requisito strettamente soggettivo, anzi psicologico: la fiducia nella possibilità di incidere sulla massa di adolescenti inerti o distratti, valorizzando i talenti dei singoli individui e assicurando loro la necessaria preparazione disciplinare. Ciò vuol dire che l’insegnante deve, più di quel che valga per altre professioni, credere al lavoro che fa e scommettere su sé stesso, proponendosi agli allievi come un esempio positivo, non usurato dalla routine e non rassegnato alle tante cose che non vanno. Come tutte le scommesse, si può vincere o perdere; ma se si vince, ogni docente – dalle elementari in avanti – resterà un riferimento nitido e costante per l’allievo, anche quando il ragazzo sarà diventato adulto, e la lezione non andrà dispersa».
Accanto alla passione per la didattica il professore Serianni ha trasmesso con il suo insegnamento il valore dell’impegno civile, del senso dello Stato e delle istituzioni. Nella lezione di congedo dall’attività didattica è centrale il riferimento al secondo comma dell’articolo 54 della Costituzione, che recita: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore».
L’insegnamento del professore Serianni, le sue riflessioni incastonate nei suoi numerosissimi saggi (Lingua italiana tra norma e uso, 1989; Italiani scritti, 2003; Prima lezione di grammatica, 2006; L’ora di italiano, 2010; Prima lezione di storia della lingua italiana, 2015; ecc.) sono e saranno sempre un dono, un sostegno, un aiuto, generosissimo e di stile, che continua e continuerà ad indirizzare, orientare l’amore per la lingua italiana, la «lingua degli angeli» (T. Mann)