Stamattina alle ore 11:30 nella stanza della protomoteca del Campidoglio Alberto Angela ha tenuto questo discorso “difficile” con il quale ha salutato suo padre. Un discorso che ritrae la vita, le passioni, lo spirito, l’amore di un uomo: «Le persone che amiamo non dovrebbero mai lasciarci. Però accade. [..] Vorrei partire dall’ultima cosa che ha fatto papà. Quel comunicato che tutti avete letto. È stata l’ultima cosa che fisicamente ha detto […] l’ultimo discorso è quello che avete letto. Con poche forze io e mia sorella (Christine) lo abbiamo raccolto, lo abbiamo trascritto.
“Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti che mi hanno portato a conoscere il mondo e la natura umana. Soprattutto ho avuto la fortuna di conoscere gente che mi ha aiutato a realizzare quello che ogni uomo vorrebbe scoprire. Grazie alla scienza e a un metodo che permette di affrontare i problemi in modo razionale ma al tempo stesso umano.
Malgrado una lunga malattia sono riuscito a portare a termine tutte le mie trasmissioni e i miei progetti (persino una piccola soddisfazione: un disco di jazz al pianoforte). Ma anche, sedici puntate dedicate alla scuola sui problemi dell’ambiente e dell’energia.
È stata un’avventura straordinaria, vissuta intensamente e resa possibile grazie alla collaborazione di un grande gruppo di autori, collaboratori, tecnici e scienziati.
A mia volta, ho cercato di raccontare quello che ho imparato.
Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese.
Un grande abbraccio”.
E se voi lo guardate è un discorso non ufficiale. È come qualcuno che parla con degli amici. È come qualcuno che a fine serata: “beh, io adesso vado” o a fine vacanza sale sulla macchina …C’è molto affetto, molto amore nei confronti di tutti. […] Lui è stato uno che è riuscito a unire, non a dividere pur mantenendo le sue opinioni a volte ferree […] L’ultimo insegnamento me lo ha fatto non con le parole ma con l’esempio. Lui mi ha insegnato, in questi ultimi giorni, a non aver paura della morte […] Lui (la morte) l’ha attraversata con una serenità che mi ha sconvolto, che mi ha colpito […] Lui aveva un approccio razionale, scientifico alla vita ma anche di amore, di come la vita deve, dovrebbe essere vissuta. Lui amava ripetere soprattutto negli ultimi tempi un aforisma di Leonardo da Vinci: «Sì come una giornata ben spesa dà lieto dormire, così una vita ben usata dà lieto morire». Questo lo ripeteva. […] Quello che per lui era importante era avere una vita colma. Quello che ci ha dato è un suggerimento: fate come me. Sarà più facile arrivare alla fine […] è un insegnamento: vivere la vita, amarla. Amare tutte le passioni. Questo è quello che ha fatto lui. Anche se sembrava, da torinese, molto riservato dentro c’era un fuoco, un fuoco che noi lo abbiamo visto nella conoscenza. Lui certo continuerà a vivere. A vivere, dove? A vivere certo nei libri, nelle trasmissioni, i dischi jazz però – a mio modo di vedere – lcontinuerà a vivere in tutti quei ragazzi che hanno la speranza […] che cercano soprattutto l’eccellenza., che con sacrificio vanno avanti. Vivrà in tutti i ricercatori, che malgrado tutte le difficoltà che incontrano, perseguono, cercano di arrivare all’obiettivo […] sarà vivo in tutte le persone che cercano di unire non di disunire. Le persone che cercano la curiosità e la bellezza della natura. Le persone che cercano di assaporare la vita […] L’eredità che ci lascia a tutti noi è importante. Non è un’eredità fisica, un’eredità di lavoro ma di atteggiamento nella vita. Credo sia questo la cosa più importante che ci ha lasciato».