“L’isola del giorno prima”, pubblicato nel 1994, è caratterizzato da una complessità narrativa e ricchezza di dettagli storici e filosofici. La trama ruota attorno al protagonista, Roberto della Griva, un naufrago del XVII secolo, che si risveglia su una misteriosa nave abbandonata, la Daphne. Il romanzo è un viaggio attraverso il tempo, la filosofia e la storia, in cui l’autore esplora temi come l’isolamento, la conoscenza e l’identità.
Eco utilizza una prosa ricca e complessa, impreziosita da citazioni e riferimenti storici, letterari e scientifici che possono rendere la lettura impegnativa ma gratificante per chi ama le sfide intellettuali. Inoltre la trama è intricata e coinvolgente, l’ambientazione, dettagliata, cattura l’immaginazione del lettore. In definitiva, “L’isola del giorno prima” è un romanzo che richiede dedizione e attenzione, ma premia il lettore con una profonda riflessione sulla conoscenza e la natura umana, come ci si può aspettare da un autore come Umberto Eco.
Il protagonista è un esploratore che, mosso dalla curiosità, si lascia trasportare dalla passione amorosa, generata unicamente dal suo intelletto. Il viaggio che compie Roberto non è solamente fisico, bensì effettua una peregrinazione tra i meandri del suo spirito. Infatti l’autore indaga su come l’uomo possa arrivare alla conoscenza dopo essere entrato in contatto con situazioni a lui sconosciute. Umberto Eco, come teorizzò Kant nel suo pensiero filosofico, riflette su come l’essere umano debba adattare gli schemi mentali in lui presenti al cospetto di una nuova prospettiva. Roberto, infatti, arriva a distorcere i suoi concetti, plasma il suo linguaggio per interpretare situazioni che non ha mai affrontato. Dalla lettura, dunque, emerge la fatica del protagonista nel tratteggiare una realtà, per lui, di difficile interpretazione. Questo sforzo passa attraverso l’utilizzo di nuovi codici e regole che portano il protagonista a classificare un mondo del tutto nuovo. Per esempio egli associa nomi di uccelli a volatili che mai aveva osservato; anche la contemplazione del firmamento celeste impone a Roberto una sfida linguistica, infatti, il protagonista, osservando delle costellazioni, si trova “condannato a istituirle”. Quindi, la carenza linguistica che emerge è spesso colmata attraverso metafore e similitudini. Quanto appena asserito emerge con evidenza durante la presentazione della Colomba Color Arancio che possiede “un breve sottogola dorato come la punta delle ali, ma il corpo, dal petto sino alle penne della coda dove le piume sottilissime sembravano i capelli di una donna”.
A livello narrativo, ciò che contraddistingue il romanzo è la presenza di un racconto all’interno della narrazione. Roberto elabora un romanzo su Ferrante rendendo il livello metanarrativo sempre presente. Mentre il piano narrativo di primo livello è costituito dall’autore che riferisce di Roberto, quello di secondo livello, invece, è costituito da Roberto che parla di Ferrante. Questa tecnica espositiva è sicuramente coinvolgente per il lettore che segue una narrazione oscillante tra il 1643 e il 1628, attraverso innumerevoli reminiscenze.
Il protagonista stesso si trova ad affrontare un percorso di formazione all’interno di un raffinato gioco intellettuale-filosofico testimoniato dagli innumerevoli riferimenti filosofici e teologici: “come definireste l’essere? Per definirlo occorrerebbe dire che è qualcosa. Dunque per definire l’essere bisogna dire è, e così usare nella definizione il termine da definire”.
Tuttavia Umberto Eco, in virtù della sua sterminata cultura di cui si serve per arricchire la narrazione ed indirizzarla a suo piacimento, costella il romanzo di riferimenti di natura scientifica. Egli infatti spazia dalla medicina: “in caso di ferita da spada, l’arma veniva cosparsa di una polvere detta unguento armario perché si credeva che tale medicamento … saldamente aderendo alla spada, attirava quelle virtù del ferro che la spada aveva lasciato nella ferita”, alla fisica: “è evidente che la luce, uscendo incessantemente dal sole, e lanciandosi a gran velocità da ogni lato in linee rette, dove incontra qualche ostacolo sul suo cammino per l’opposizione di corpi solidi e opachi, si riflette ad angulos aequales, e riprende un altro corso”.
Il testo nel suo complesso risulta quindi affascinante anche se la narrazione non è costellata da colpi di scena. Ciò che appaga il lettore è lo stile inconfondibile di Eco che ha scritto un vero trattato filosofico camuffato da romanzo.