La orca – Regia: Eriprando Visconti. Soggetto: Eriprando Visconti. Sceneggiatura: Lisa Morpurgo, Eriprando Visconti. Fotografia: Blasco Giurato. Montaggio: Franco Arcalli. Musica: Federico Monti Arduini (Il Guardiano del Faro). Aiuto Regista: Maria Teresa Girosi, Fiorella Infascelli. Operatore alla Macchina. Silvano Tessicini. Assistente Operatore: Giuseppe Furno. Architetto: Francesco Vanoro. Costumi: Clelia Gonsalez. Fotografo di Scena: Bardo Fabiani. Direttore di Produzione: Paolo Giovanardi. Produzione: Marcello D’Amico per la Serena Film 75. Effetti Speciali: Luciano Anzillotti. Colore: Technospes. Edizione Italiana: Cinitalia Edizioni e CVD. Interpreti: Michele Placido, Rena Niehaus, Flavio Bucci, Bruno Corazzari, Adriano Amedeo Rigliano, Anna Canzi, Livia Cerimi, Vittorio Mezzogiorno.
Oedipus orca – Regia: Eriprando Visconti. Soggetto: Eriprando Visconti. Sceneggiatura: Roberto Gandus, Eriprando Visconti. Fotografia: Blasco Giurato. Montaggio. Franco Arcalli. Produzione: Marcello D’Amico per la Serena Film 75. Distribuzione: Stefano Film. Musica. James Dashow. Aiuto Regia: Maria Teresa Girosi. Assistente alla Regia: Massimo Arcalli. Operatore alla Macchina: Giancarlo Martella. Assistente Operatore: Silvano Tessicini. Costumi e Arredamento: Clelia Gonsalez. Trucco: Franco Freda. Fonico: Antonio Maniscalchi. Fotografo di Scena: Claudio Patriarca. Edizione Italiana: Cinitalia Edizioni e CVD. Effetti Speciali: Stacchini. Mixage: Romano Checcacci. Colore. Technospes. Effetti Sonori: Luciano Anzillotti. Teatri di Posa: Icet – De Paolis. Direttore di Produzione: Paolo Giovanardi. Interpreti: Rena Niehaus, Gabriele Ferzetti, Carmen Scarpitta, Miguel Bosé, Piero Faggioni, Vittoria Valsecchi, Vincenzo Consoli, Gianni Bortolotto, Eleonora Morana, Agnes Kalpagos Szabo, Michele Placido (scene da primo film).
La orca e Oedipus orca sono due film inscindibili, se possibile da vedere senza soluzione di continuità, in una sola seduta.
La orca è la narrazione cruda ed efferata del sequestro di Alice (Niehaus), senza alcun tipo di addolcimento formale, con un racconto per immagini nudo e spoglio, a tratti persino fastidioso, estremamente realistico e disturbante. Tema portante del film è la storia d’amore a senso unico tra Michele, rozzo quanto ingenuo carceriere (Placido), e la sua vittima, dal finale per niente lieto, quasi inatteso. Niente si sa della famiglia di Alice, se non che sono ricchi borghesi e che sembrano non voler pagare il riscatto, ma al regista in questa fase non interessa approfondire i rapporti familiari, quanto costruire la sua sindrome di Stoccolma al contrario, con il carceriere che s’innamora della carcerata. E abbiamo ancora una volta una donna di Visconti, moderna e libera, quanto lo era la Valeria di Una storia milanese, che prende in mano le redini della situazione, gioca come il gatto con il topo e sfrutta la passione che prova per lei il suo carceriere. Molte sequenze del film sono indimenticabili e a distanza di anni conservano tutta la loro forza dirompente. Si parte come in un poliziottesco, con una stupenda sequenza di rapimento compiuta al volo con l’auto in corsa e si procede con un film teatrale, girato quasi per intero alla De Paolis, in ambienti nudi e spogli, che ritraggono tutto lo squallore e la sporcizia del covo dei rapitori. Gli esterni sono girati a Pavia, nei pressi dello storico ponte e nella città vecchia, ma non sono molti, il fulcro della storia è all’interno della casa di campagna dove si consumano amplessi realistici, sequenze di masturbazione reciproca, bagni in vasca e persino parti con la rapita che viene aiutata a espletare le funzioni fisiologiche. Tutto lo stile di Eriprando Visconti viene fuori dal film, proprio quello stile duro e senza fronzoli che lo terrà fuori dal giro degli autori e che porterà la sua relegazione ai margini da parte della critica cinematografica. Al tempo stesso Visconti junior è regista troppo alto per piacere a chi ama il genere per il genere, perché il suo cinema è ben altra cosa. La orca è legame vittima – carnefice, erotismo torbido, stupro e vendetta (anche se la vittima era consenziente), cambiamento di rapporti con il mutare delle situazioni. Non appena la polizia irrompe nella casa la relazione termina e la ragazza afferma di non conoscere il suo carceriere, anzi è proprio lei a ucciderlo e a negare l’esistenza del loro amore. Un rapporto come il loro – tra una ricca borghese e un rozzo pescatore calabrese – poteva consumarsi soltanto in una situazione di prigionia. Fotografia giallo ocra di Giurato, quasi sporca, che ben ritrae lo squallore degli ambienti; montaggio di Arcalli senza tempi morti che conduce alla sorpresa finale con rapidità, tecnica di regia matura che usa il piano sequenza, il primissimo piano, inserisce molti flashback e parti oniriche. Attori molto bravi, soprattutto la coppia protagonista Placido – Niehaus, ben coadiuvati da Bucci (gangster dal cuore d’oro) e Mezzogiorno (commissario di polizia).
Oedipus orca comincia proprio dove finisce il primo film, con la liberazione di Alice e il suo ritorno a casa, per approfondire tutto quello che La orca aveva lasciato allo stato di abbozzo. Film meno ispirato, realizzato e prodotto sotto la spinta del grande successo de La orca (costo 40 milioni per un incasso di oltre un miliardo), ma con una sceneggiatura – scritta da Gandus invece che da Morpurgo, su soggetto di Visconti – che presenta diversi punti morti ed è a tratti confusa. Oedipus orca cita Orcynus orca di Stefano D’Arrigo – trait d’union tra le due pellicole – perché è il libro che il fidanzato Humberto (Bosé) aveva prestato ad Alice, ma lui stesso ne possiede una copia, così come cita Roberto Rossellini e il suo Viaggio in Italia (sequenza televisiva) e il volume fotografico Eros a Pompei. Il film è un viaggio nella psiche di Alice (Niehaus) che sfrutta molte sequenze del lavoro precedente interpretate insieme a Michele Placido, forse le migliori dell’interra pellicola. Conosciamo la famiglia di Alice, apprendiamo che il padre ha un rapporto difficile con la figlia e che la ragazza è nata da una relazione con uno scrittore; il regista insiste sul complesso di Elettra, mettendo in scena un rapporto madre figlia molto intenso. Visconti pigia l’acceleratore sul versante erotismo torbido, mostra sequenze esplicite, un rapporto incestuoso tra il vero padre e la figlia, il tutto condito da sequenze gratuite di squartamento di animali in un mattatoio e da una morte degna di un film horror, con una lastra di vetro che finisce in frantumi sul corpo dell’uomo. Provocazione erotica nei confronti del vero padre, incesto consapevole solo da parte della ragazza e punizione divina per il peccato commesso. Film che vede due buoni attori come Ferzetti e Scarpitta come genitori premurosi, bene anche la Niehaus, ma non abbiamo un interprete importante come Placido – se non nelle sequenze oniriche viste come flashback dalla ragazza -, soprattutto la storia non basta a catturare l’attenzione dello spettatore. Miguel Bosé nei panni del fidanzato – trattato come una marionetta – dimostra tutta la sua pochezza di attore, anche se al tempo spopolava tra le teenager e la sua presenza sarà servita a portare pubblico al cinema. Per quanto è interessante, originale, atipico e disturbante La orca, questo stanco sequel rientra nei canoni della normalità, perché quando vuol scandalizzare lo fa in maniera troppo programmatica.
Per studiare in maniera approfondita il cinema di Eriprando Visconti è da poco disponibile Prandino – L’altro Visconti, a cura di Corrado Colombo e Mario Gerosa, edito da Il Foglio Letterario (Piombino, 2018 – www.ilfoglioletterario.it)