Ci sono dei momenti della vita in cui il tempo non scorre più come al solito. Sono attimi carichi di mestizia che lasciano spazio a riflessioni sul senso della vita. Per alcuni il lutto è talmente forte da togliere il desiderio di vivere.
Ciò è quanto si deduce dal sonetto CCLXXII del Canzoniere di Francesco Petrarca.
Egli scrivendo che “La vita fugge et non s’arresta una hora” dimostra di non voler più continuare la sua esistenza senza l’amata Laura.
Allo stesso modo Dante descrive questo devastante sentimento in “Donna pietosa e di novella etate” nel capitolo XXIII della Vita Nova.
Il poeta ha il presagio della dipartita di Beatrice, accompagnato da immagini apocalittiche come l’oscuramento del sole. Dante accosterà persino la morte dell’amata a quella di Cristo.
D’altra parte che vita è senza amore? È morte.
Tra gli eventi luttuosi, oltre alla perdita della persona amata, ricorre con frequenza la scomparsa di un figlio.
Uno degli episodi più struggenti è l’incontro tra Priamo ed Achille.
L’anziano re di Troia, gettandosi alle ginocchia dell’eroe greco, lo prega di restituirgli il corpo del figlio, affinché possa piangerlo ed onorarlo insieme ai suoi cari:
“ὄ δέ Πρίαμος εἰσηει καί, τῶν Ἀχίλλεως γονατῶν ἄψαμενος, μετα πολλῶν δακρυῶν ἴκετευεν ἀποδοῦναι τὸν ὐιόν. Ἡ δ᾽ Ἀχίλλεως ὄργη κατεσβηκει”.
Differente è, invece, la modalità con la quale Dedalo perde Icaro. Padre e figlio, dopo essere stati rinchiusi nel labirinto dal re di Creta Minosse, riescono a fuggire: infatti Dedalo costruì delle ali di cera per loro due, ma, nonostante le raccomandazioni paterne, il giovane, disobbediente, avvicinandosi troppo al sole, perse le piume precipitando in mare.
Tornando in ambito letterario, è doveroso ricordare la partecipazione emotiva per la morte di un fratello.
Infatti confrontando il sonetto “In morte del fratello Giovanni” di Ugo Foscolo con il carme 101 di Catullo, questo evento luttuoso emerge con tutta la sua drammaticità.
Le due opere hanno forti analogie ma anche alcune differenze.
L’occasione compositiva rappresenta un punto di dissomiglianza.
Il poeta latino visita la tomba del fratello (“Advenio“) per porgergli il dono supremo di morte (“ut te postremo donarem munere mortis”), Foscolo, invece, spera di poter piangere un giorno sulla “pietra” del fratello, dal momento che si trova lontano in esilio.
Altrettanto dolorosa è la scomparsa di un genitore.
Tra i componimenti poetici più intensi dedicati alla morte di un genitore, emerge la poesia “La madre” di Giuseppe Ungaretti.
I versi costituiscono un dialogo ultraterreno tra una mamma e il proprio figlio: i due si ritrovano in una dimensione metafisica, oltre il confine tra la morte e la vita. Il loro toccante incontro sottolinea come il legame tra genitori e figli sia indissolubile, anche dopo il trapasso.
L’ambito metafisico rientra anche nella poesia “X agosto” di Giovanni Pascoli.
In questo componimento dedicato alla morte del padre compaiono innumerevoli riferimenti al martirio di Cristo. La morte della rondine e dell’uomo si definisce all’interno della tipologia cristiana del sacrificio di un giusto. Inoltre, gli <<spini>>, tra cui cade la rondine, ricordano la corona di spine della passione di Gesù; e la conferma viene subito dopo dall’immagine della croce (“ora è là come in croce”).
Si può quindi notare, in un excursus che abbraccia millenni di produzione letteraria, come la rappresentazione del dolore per la perdita di una persona cara rimanga inalterata.
Nonostante lo stile e il contesto sociale cambino, la sofferenza accomuna gli uomini di ogni epoca.