Sulla porta c’è un cartello piccolo come quelli dei musei, con una scritta che dice: riunione straordinaria dei ministri alle 15:30…
Diamo inizio alla prima riunione straordinaria dei nostri signori ministri, urla il segretario.
A prendere la parola è il ministro della difesa, che ha appena presieduto un’altra riunione (infatti usa gli stessi appunti) presso il comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza interni, esprimendosi in questi termini: signori colleghi, signor presidente, come promesso, vi confermo che stiamo rinforzando le frontiere.
Bene, bene, rispondono gli altri.
Inoltre, continua il ministro, vi informo che abbiamo raddoppiato i blocchi e portato il livello di allerta al massimo grado.
Molto bene.
Il livello di minaccia è estremamente grave, mai stato più grave, diecimila poliziotti e gendarmi sono stati già messi ai varchi e controllano chi entra e chi esce. Anche le infrastrutture e i trasporti sono sotto controllo. I nostri uomini sono piazzati nei punti strategici in tutto il paese. Diversi voli sono stati già annullati, si prevedono altre cancellazioni, anche repressioni dei treni.
Soppressioni, corregge il ministro dell’istruzione.
Soppressione, soppressione, tutto sarà soppresso, non ci sfuggirà nessuno.
A quel punto il presidente del Consiglio solleva il viso rubicondo e tutti si azzittiscono. Si guarda intorno, poi dà un’occhiata ai disegnini che ha fatto col pennino sulla sua agendina e dice in tono minaccioso: non accoglieremo nessuno nel nostro paese, siamo in guerra, e la guerra si combatte con la guerra. Non preoccupatevi, troveremo un modo elegante per dirlo ai cittadini, basterà sostituire la parola guerra con la parola conflitto, così i filosofi penseranno al conflitto intellettuale, gli economisti a quello finanziario, gli idealisti a quello interiore e così via.
Giusto! è un genio! è un genio!
Ma state calmi signori, aggiunge il presidente per concludere, il nostro paese non è sotto una minaccia diretta, per cui non abbiamo motivo di allarmarci e soprattutto non dovremo spendere neanche un soldo.
Ci mancherebbe! urla il ministro dell’economia, innanzitutto non sarebbero soldi nostri.
Infine, indignato, prende la parola il ministro della felicità umana. Non ha aperto bocca nelle ultime dieci riunioni, giudicando inutile e prematuro pronunciarsi su questioni che necessitavano la saggezza degli uomini perché, di uomini, davanti a lui, non ne vedeva. La guerra si combatte con la cultura e con l’amore, dice, non con la politica dell’odio che da troppo tempo si sta perpetrando nel nostro paese! Per cominciare, da questo momento taglieremo tutti i finanziamenti ai partiti. La pubblicità, ve la farete da soli. Dopodiché, reinvestiremo quel denaro per costruire scuole e biblioteche, biblioteche per ogni fascia d’età. Regaleremo libri anziché telefonini, perché un popolo istruito non si lascia manipolare da pochi pazzi. Mi sono già consultato con il ministro dell’istruzione e abbiamo deciso di inserire una nuova materia obbligatoria fin dalle scuole elementari: la storia delle religioni e delle culture, per far comprendere alle nuove generazioni l’importanza delle diversità e il rispetto delle idee altrui, che voi a quanto pare avete dimenticato, almeno come avete dimenticato che sulla Costituzione c’è scritto che dobbiamo mostrare tolleranza, in ogni circostanza. Non risolveremo nulla con altra violenza, non possiamo continuare a prendere in giro la gente, prima o poi tutti capiranno che siete stati voi a inventare la violenza, per giustificare i vostri interessi. Insomma, aggiunge il ministro della felicità: a causa della vostra sete di arricchimento, a pagare, sono sempre stati i cittadini.
Questo non dice mai nulla, ma quando gli arriva l’ispirazione diventa un poeta, dice tra sé il ministro della difesa (che ama farsi chiamare ancora ministro della guerra perché, dice, il succo è
lo stesso). Anche gli altri ministri sono d’accordo. Chi lo ha eletto questo samaritano? Come gli viene in mente di costruire scuole in un momento così critico per la sicurezza nazionale? Proprio adesso che tutta la cittadinanza sono in pericolo di morte.
È, devi dire è! corregge per l’ennesima volta il ministro dell’istruzione, il quale è stato tra i pochi a votare per l’ammissione del ministro della felicità. Pare che quest’ultimo abbia avuto una forte raccomandazione da Gesù in persona, ma sono solo pettegolezzi e non serviranno a salvarlo dall’espulsione. Infatti, il ministro della felicità umana viene cacciato dal Consiglio con l’obbligo di riservatezza su quanto ascoltato. Obbligo che lui, naturalmente, non rispetterà…