La Santa Casa della redenzione. Riflessioni sulla Basilica di Loreto e la sua storia

Articolo di Francesca Maccaglia

La storia del dogma e della teologia attestano la fede e la grande attenzione della Chiesa verso la Vergine Maria e la sua missione nella storia della salvezza. La Vergine è una presenza viva, forte, esemplare e misericordiosa, tutta volta a condurre a Cristo. Il suo culto, nella pietà popolare, è legato a luoghi, appellativi, immagini e preghiere. Un posto di particolare preminenza occupano, nella pietà popolare, i santuari. La Basilica della Santa Casa di Loreto è il più importante santuario mariano d’Italia, uno dei centri cristiani di pellegrinaggio più conosciuti d’Europa ed uno dei più visitati del mondo cattolico. La Casa nazaretana venerata a Loreto, infatti, non è soltanto una reliquia, ma una preziosa icona di un evento e di un mistero: l’Incarnazione del Verbo per opera dello Spirito Santo. E’ il luogo in cui ebbe inizio la Redenzione dell’umanità, in cui avvenne il fatto più importante della storia: l’Arcangelo Gabriele apparve a Maria Santissima per annunciarle che sarebbe diventata la Madre di Dio e, proprio lì, avvenne l’Incarnazione del Figlio di Dio. Al suo interno, infatti, si legge l’iscrizione latina Hic Verbum caro factum est , “Qui il Verbo si è fatto carne”, che richiama il mistero dell’Incarnazione. In quella povera dimora, che apparteneva a Gioacchino ed Anna, genitori della Vergine Maria, avvenne anche il concepimento immacolato e la nascita di Maria Santissima, visse la Santa Famiglia e lì crebbe, venne educato e lavorò Gesù sin dall’inizio della sua vita pubblica. Tra quelle mura è morto san Giuseppe, fra le braccia di suo Figlio e della santissima sua Sposa.

La festa liturgica della Beata Vergine di Loreto si celebra il 10 dicembre. Ogni anno sono migliaia i pellegrini che giungono alla Santa Casa da ogni parte d’Italia e del mondo per onorare la Madonna insieme ai cittadini loretani. Alle ore 11:30 si tiene la Solenne Celebrazione Eucaristica, quest’anno presieduta da S.Em. Cardinale Luis Tagle, Pro Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. Nel pomeriggio, alle ore 15:00, la celebrazione alla quale hanno partecipato le rappresentanze di tre Diocesi dell’Alto Lazio, Viterbo, Civita Castellana e Porto-Santa Rufina, presieduta da Sua Ecc.za mons. Marco Salvi, vescovo della Diocesi di Civita Castellana. “C’è ancora dentro di noi una domanda che ci porta a non essere rassegnati, questo l’incipit dell’omelia di mons. Salvi. “Se sei qui non ti basta sopravvivere, ma vuoi la certezza della vita. Ti porti dentro continuamente questo desiderio di pienezza e sperimenti che le tue forze non ti riescono a riempire. Qui a Loreto sai e hai la certezza che Dio nella sua infinita misericordia ci è venuto incontro, si è fatto carico della nostra umanità per redimerci”. “La Casa di Loreto – ha concluso il vescovo Salvi – è il compimento della speranza che non rimane a Loreto, ma prende carne in ciascuno di noi. Qui a Loreto c’è il dono di Dio nella casa vivente di quel tempio che è Maria; e Maria ci accoglie. La sua abitazione è una casa aperta a tutti, se vogliamo essere dimora e casa di Lui. La Casa di Loreto è quindi il segno della casa di Dio con noi; si fa segno della nostra umanità. Allora tu, pellegrino/pellegrina, qui alla Santa Casa trovi una familiarità, una vicinanza che ti sorprende ed una tenerezza incredibile”.

Secondo la tradizione, la Santa Casa di Nazareth, era giunta sul colle di Loreto trasportata in volo dagli angeli. La data rimanda all’epoca in cui i Crociati erano stati cacciati per sempre dalla Terrasanta, e i luoghi da cui il Cristianesimo aveva avuto origine erano tornati sotto il controllo dei musulmani. Il volo miracoloso aveva avuto una prima sosta nel 1291 in Croazia, a Tersatto, nei pressi della città di Fiume, poi ad Ancona nel 1293, dove ci restò per nove mesi, dopodiché gli angeli la risollevarono per posarla nei pressi di Recanati, ed infine a Loreto nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 1294. A Loreto ci sono solo le tre Pareti che costituivano in realtà “la Camera” di Maria ove avvenne l’Annunciazione, e che sorgeva a Nazareth dinanzi ad una grotta, e faceva un sol corpo con essa. Attualmente a Nazareth sono rimaste “la grotta” e “le fondamenta” della Casa “in muratura” dell’Annunciazione, mentre a Loreto è venerata l’autentica Casa “in muratura”, “senza fondamenta”, che stava a Nazareth davanti alla grotta. A Nazareth quindi ci sono “le fondamenta” senza la Casa, a Loreto c’è “la Casa” senza le fondamenta.

Il Santuario della Casa di Loreto è anche un raro esempio di basilica fortezza, ricostruito nel XVI secolo. All’ingresso della basilica spicca il maestoso monumento a Papa Sisto V e in alto il campanile di Luigi Vanvitelli. All’interno troviamo la Santa Casa, circondata dal bellissimo rivestimento marmoreo progettato da Donato Bramante; attorno alla basilica, invece, sono collocate nove grandi cappelle di scuole pittoriche diverse, che ci aiutano a cogliere la particolarissima storia e l’internazionalità di questo luogo sacro. Di un grande valore penitenziale i “solchetti”. Si tratta del giro sui gradini del rivestimento marmoreo fatto con le ginocchia dai pellegrini. Le prime notizie su questa singolare devozione popolare risalgono al secolo XVI quando un insigne storico del santuario lauretano, il Riera, scrisse di aver visto nel 1559 un gruppo di pellegrini provenienti dalla Croazia «girare intorno alla Santa Casa con le ginocchia» e ripetere, tra le lacrime: «Ritorna, ritorna a Fiume, o Maria!».

Per rievocare il miracolo della Venuta, a Loreto, nella notte del 9 dicembre, si tiene una processione con la statua della Vergine e il giorno successivo si celebra un solenne pontificale nella Basilica che dalla fine del XV secolo racchiude la Santa Casa. La “Via Lauretana” è un antico cammino spirituale che congiunge Loreto a Roma, frequentato sin dal 1300 da fedeli provenienti da tutta Europa. Il Santuario di Loreto ha una fama taumaturgica, è considerata la Lourdes italiana ed è un importante punto di riferimento per i viaggi dell’Unitalsi, i pellegrinaggi per malati e infermi vengono organizzati fin dal 1936; tanti pellegrinaggi di malati si tengono ogni anno, con cerimonie collettive come quelle di Lourdes. Migliaia di fedeli si recano al Santuario nella speranza dell’intercessione della Vergine Maria. La maggior parte dei miracoli attribuiti alla Madonna di Loreto riguardano guarigioni miracolose, che hanno coinvolto uomini, donne e bambini nel corso degli anni.

Circa duecento santi e beati si sono recati nella Santa Casa; i fondatori e le fondatrici di ordini religiosi venerarono qui la Santa Famiglia, madre di tutte le famiglie spirituali. Papi e personaggi illustri di ogni secolo, animati dalla fede in Dio e dalla venerazione verso la Madre di Gesù e nostra, vennero in pellegrinaggio a sostare in preghiera nella Basilica di Loreto. Il primo papa pellegrino a Loreto fu Nicolò V. Tra i papi più recenti ricordiamo in particolare “il papa buono”, san Giovanni XXIII. “La basilica ci suggerisce tre pensieri – egli dichiarava. L’incarnazione, la famiglia e il lavoro. “L’Incarnazione del Verbo – specificava – è motivo di preghiera nell’ora dell’Angelus Domini, recitato dalle anime pie, sparse nel mondo. Il mistero dell’Incarnazione consacra i trent’anni di vita, trascorsi da Gesù nel silenzio di Nazareth con Maria e con Giuseppe. La famiglia. Ecco l’insegnamento di Nazareth: famiglie sante; amore benedetto; virtù domestiche, sboccianti nel tepore di cuori ardenti, di volontà generose e buone. La famiglia è il primo esercizio di vita cristiana, la prima scuola di fortezza e di sacrificio, di dirittura morale e di abnegazione. Essa è il vivaio di vocazioni sacerdotali e religiose, e anche di intraprese apostoliche per il laicato cristiano; la parrocchia prende dignità nuova e fisionomia inconfondibile, e si arricchisce di nuova linfa vitale di anime rigenerate, e viventi nella grazia del Signore. Il Concilio Ecumenico vorrà essere anche per questo un solenne richiamo alla grandezza della famiglia, ed ai doveri ad essa inerenti. Accoglietene, diletti figli, come il primo saggio dalle Nostre parole, che vi richiamano a considerare sempre più a fondo, nella luce della Sacra Famiglia, l’altezza dei compiti, che da voi si attende la Chiesa. Il lavoro: è il terzo insegnamento di Nazareth. Della vita nascosta di Gesù sappiamo poco; ma circa il lavoro di quei trent’anni conosciamo quanto basta. Sull’esempio di Gesù, venti secoli di cristianesimo hanno aiutato l’uomo a riconoscersi nella sua interezza, sollevandolo alla coscienza della sua dignità. Ci può essere un lavoro esclusivamente intellettuale, che deve per altro sostenersi sulle forze fisiche dell’uomo. Ma non c’è un lavoro puramente materiale”. Anche papa Wojtila, Giovanni Paolo II si recò più volte a Loreto. Egli la scelse per la Grande preghiera per l’Italia e visitò il santuario cinque volte, l’ultima volta pochi mesi prima di morire per un incontro con i giovani a Montorso dove, riferendosi alla Santa Casa di Loreto, così si esprimeva: “Quello Lauretano è un Santuario mirabile, in esso è inscritta la trentennale esperienza di condivisione, che Gesù fece con Maria e Giuseppe. Attraverso questo mistero umano e divino, nella casa di Nazareth è come inscritta la storia di tutti gli uomini, poiché ogni uomo è legato ad una ‘casa’, dove nasce, lavora, riposa, incontra gli altri e la storia di ogni uomo, è segnata in modo particolare da una casa: la casa della sua infanzia, dei suoi primi passi nella vita. Ed è eloquente ed importante per tutti che quest’Uomo unico e singolare, che è il Figlio unigenito di Dio, abbia pure voluto legare la sua storia ad una casa, quella di Nazareth, che secondo il racconto evangelico, ospitò Gesù di Nazareth lungo l’intero arco della sua infanzia, adolescenza e giovinezza, cioè della sua misteriosa maturazione umana… La casa del Figlio dell’uomo è dunque la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio. La storia di ogni uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa…”. Nove volte vi si recò Joseph Ratzinger, sette volte da cardinale e due volte da papa, nel 2007 volle incontrare i giovani italiani a Loreto, e nel 2012 in occasione del 50º anniversario della visita di Giovanni XXIII, Papa Benedetto XVI si recò a Loreto per celebrare la messa e visitare la Santa Casa per affidare alla Santa Vergine l’Anno della fede e, nel 2019, vi tornò da pontefice e firmò l’esortazione apostolica «Christus vivit». Infine, l’attuale pontefice, papa Francesco, visitò Loreto nel 2019 per firmare ai piedi di Maria il documento nato dal Sinodo dei giovani, decise che la festa della Madonna di Loreto deve essere celebrata in tutta la Chiesa, aggiunse delle Litanie a quelle tradizionali e infine concesse il giubileo per i cento anni dell’affidamento a Maria di Loreto degli aviatori e di chi viaggia nel cielo prorogandolo di un anno dopo la pandemia di Covid-19.

Il pontefice Benedetto XV, infatti, nel 1920 proclamò la Madonna di Loreto celeste Patrona degli Aviatori e dei viaggiatori in aereo. Per tale motivo, come commentava san Giovanni Paolo II, “La Vergine Lauretana viene ovunque invocata dai viaggiatori in aereo, in un abbraccio di pace che unisce idealmente tutti i continenti”. Ricordiamo un’altra pratica devozionale molto importante per i cittadini loretani e non solo, il pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, che dal 1978 si svolge ogni anno nel mese di giugno e rappresenta un gesto di fede popolare molto sentito cui partecipano migliaia di persone, soprattutto giovani.

In generale, il Santuario può essere definito come «le braccia di Dio che aspetta l’uomo», in grado di offrire un’esperienza religiosa certamente forte, ma situabile dentro la vita normale dell’uomo, da collegarsi con la pastorale ordinaria della Chiesa. Il pontefice Paolo VI in particolare aveva descritto il santuario come «clinica dello Spirito». Il cristiano quindi può visitare questo santo luogo per mettersi sotto la protezione della Madonna e così santificarsi e rafforzare la propria fede in Gesù, unico Redentore dell’uomo, e nella Sua e nostra Madre Maria Santissima.

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