La liceale, il diavolo e l’acquasanta (1979) è un film a episodi scritto, diretto e sceneggiato da Nando Cicero che si avvale della collaborazione di Stefano Esse. Aiuto regista è Massimo Manasse. La fotografia è di Federico Zanni e il montaggio di Alberto Moriani. Le scenografie sono di Elio Micheli e le musiche di Ubaldo Continiello. Prodotto da Camillo Teti per Fedefilm e distribuito da Medusa. Nando Cicero torna a dirigere Gloria Guida dopo Il gatto mammone con Lando Buzzanca, punta su un titolo a effetto e la parola liceale serve a richiamare gli spettatori che ricordano il primo film di ambientazione scolastica con Gloria Guida, girato da Tarantini. In realtà questa pellicola non c’entra niente con La liceale né con i sequel più o meno riusciti. I produttori giocano sull’equivoco e lo lanciano così: “Gloria Guida, la liceale maliziosamente sexy, in coppia con l’indiavolato Lino Banfi” e neppure questo è vero perché i due attori compaiono in episodi distinti. In Francia il film prende titolo: La lycéenne est dans les vaps per continuare a giocare sull’equivoco e a sfruttare la popolarità di sexy liceale di Gloria Guida. Altra frase di lancio divertente: “Dal festival di Hong Kongoli (alla barese parlato da Banfi) a quello delle belle cosciole, il film più premiato!”.
Il film è costituito da tre episodi. Paradiso andata e ritorno con Gloria Guida, Tiberio Murgia e Claudio Saint-Just. Amore e manette con Alvaro Vitali, Ernest Thole, Susanna Salviati, Mimmo Poli e Salvatore Baccaro. Povero diavolo con Lino Banfi, Pippo Santonastaso, Maria Luisa Serena e Loredana Solfizi.
Gli interpreti migliori della commedia sexy del tempo ci sono quasi tutti, Vitali e Banfi si danno da fare per far divertire il pubblico, salvando un film che non si può dire del tutto riuscito. Paradiso andata e ritorno è l’episodio peggiore. Gloria Guida è Luna, una cantante – ballerina a caccia di successo che nelle prime sequenze vediamo impegnata in un provino. La Guida balla indossando una tutina azzurra che fa intravedere un corpo da urlo esibito in modo assai parco durante il film. “Il commendatore” (Tiberio Murgia) segue la sua esibizione ed è interessato più che altro alle forme della ragazza. Gloria Guida canta “J.Wamma Dance with you forever” con voce calda e sensuale ma soprattutto balla e si fa vedere. “Il commendatore” è disposto a darle la parte ma solo a patto che vada a letto con lui. Luna è illibata e vuole arrivare vergine al matrimonio, pare che abbia fatto un voto alla Madonna. Prima rifiuta la proposta in modo energico ma quando è a casa ci ripensa e decide di sacrificare la verginità sull’altare del successo. C’è pure un divertente scambio di battute tra Luna e una vecchietta che sta pulendo la terrazza di casa. La ragazza apre la finestra per parlare con la Madonna e la donna la prende per ubriaca. La scena intanto si sposta in Paradiso, dove chi comanda cerca di prendere precauzioni per impedire che Luna rompa il voto. Viene chiamato Ciclamino (Claudio Saint-Just), un angelo custode imbranato che fa il maestro di danza e insegna canto agli angeli. Ciclamino dovrebbe dedicarsi ai Canti Gregoriani ma predilige il rock e accontenta ben volentieri gli angeli che protestano per quella lagna di musica. I dirigenti del Paradiso mettono le ali a Ciclamino e lo forniscono di un orologio ricetrasmittente per comunicare con loro in ogni momento. Quando lui scende sulla terra Luna sta facendo il bagno e ha già deciso di concedersi al commendatore. Da segnalare che la Guida fa il bagno e non la doccia, forse unico caso nella sua produzione cinematografica, tra l’altro la schiuma le copre il corpo e lo spettatore resta deluso. All’inizio Luna si fa beffe dell’angelo e pensa che sia soltanto un tipo originale che se ne va in giro mascherato indossando due ali finte. Si rende conto che Ciclamino sta dicendo il vero quando utilizza i suoi poteri e convince la padrona di casa a rinunciare ai mesi di affitto arretrati. Luna comprende anche che solo lei può vedere Ciclamino e l’angelo la protegge stando al suo fianco. Tanto per cominciare dà una lezione a un’automobilista che la insidia e trasforma le ruote dell’auto in pezzi di legno quadrato. A casa del commendatore, dopo che Luna ha firmato il contratto, l’angelo annulla ogni tentativo di approccio da parte del vecchio maiale e lo paralizza con un’ernia al disco fulminante. Questa è l’unica parte della pellicola dove si vede la Guida in slip e reggipetto (bianchi), tutto il resto è molto castigato e l’attrice non concede niente di più. Luna ottiene il contratto senza sacrificarsi e si convince definitivamente che Ciclamino è un angelo. A questo punto non vorrebbe farlo volare via e lo porta di nuovo a casa del commendatore con la scusa di aver dimenticato il contratto. I due finiscono per danzare nel parco della villa e addirittura sull’acqua della piscina mentre due ladri sprovveduti osservano la scena e finiscono dentro la vasca in un goffo tentativo di fuga. Degno di nota soltanto il sensuale abbigliamento della Guida che sfoggia una deliziosa tutina composta di un body bianco e due stivali di identico colore. La scena cambia e siamo alle prove con il coreografo che ostacola Luna perché ha tolto la parte a sua moglie. Ciclamino decide di far innamorare il coreografo e la sera stessa l’uomo si presenta da Luna con un mazzo di rose. Il coreografo tenta addirittura di violentarla e Ciclamino deve salvare la ragazza facendo venire le doglie (sic!) allo spasimante; ultima scena piccante della pellicola ma siamo sempre a livelli di film per educande. La Guida mostra soltanto le lunghe gambe. Ciclamino commette l’errore di innamorarsi di Luna e agli angeli è vietato avere sentimenti umani, per questo viene rimosso dall’incarico ed è richiamato in Paradiso. Luna non lo può più vedere e lui non può fare niente quando la moglie del coreografo sabota la sua moto. Ciclamino pensa che tutto sommato va bene così: se Luna muore verrà in Paradiso e potranno stare per sempre insieme. Ciclamino non ha fatto i conti con la sorte. Infatti pure il coreografo sale in moto insieme a Luna, alla prima curva la moto sbanda, i due finiscono contro un marciapiede e muoiono sul colpo. Luna ritrova Ciclamino in Paradiso, ma lei è innamorata del coreografo, quindi neppure all’altro mondo l’angelo può stare con la sua bella. L’episodio termina con Ciclamino che si consola lanciandosi in un ballo ritmato con la band dei suoi angioletti. Tutto molto scadente, se si vuole essere obiettivi. La storia non regge, è prevedibile, lenta, scontata. Non si ride e non c’è niente di piccante per cui valga ancora la pena assistere a un simile film, anche perché la Guida interpreta la parte più castigata della sua carriera. La recitazione di Claudio Saint-Just è patetica, ottimo invece Tiberio Murgia che come caratterista sa il fatto suo e ha esperienza da vendere. Risultano migliori gli episodi Amore e manette con Alvaro Vitali e soprattutto Povero diavolo con Lino Banfi e Pippo Santonastaso. Qui almeno si ride e i canoni della commedia all’italiana vengono rispettati. Amore e manette è un episodio grottesco che affronta in maniera molto leggera il tema dell’omosessualità. Vitali è un agente di polizia che arresta un gay (Ernest Thole), tra i due si instaura una sorta di amicizia anche perché il primo è costretto a portarsi dietro l’altro ammanettato. Vitali incontra un’orribile fidanzata (truccata da Cicero come un personaggio da fumetto), cerca di far l’amore con lei, ma non ci riesce. Alla fine l’omosessuale trucca la ragazza, la fa diventare bellissima, al punto che se ne innamora, cambia idea sulle tendenze sessuali e scappa con lei. Vitali si suicida per errore bevendo un liquido per sviluppare le foto e finisce in Paradiso coperto soltanto da una foglia di fico. “Giochiamo all’autunno, quando cadono le foglie!”, dicono due belle ragazze. La storia finisce male, perché arrivano i colleghi della polizia a tormentare Vitali anche dopo morto e gli affidano un nerboruto omosessuale come Salvatore Baccaro che lo prende a randellate e lo fa suo. Un episodio costellato di trovate tipiche del cinema surreale di Nando Cicero e della caratteristica comicità da cartone animato. Il bambino che orina in faccia a Vitali come fosse una fontana e il poveraccio afferma: “Non lo devi porta’ dal pediatra ma dall’idraulico!”. Per restare sulla macchietta del bambino (un bambolotto) notiamo che il pene si rizza come se fosse un uomo e fa grandi rutti da camionista. Notevoli le battute di grana grossa tipiche della comicità di Vitali, cose come Meglio prendere un taxi che prenderlo nel culo. Pure la scena in cui Dio rimprovera Vitali per aver scoreggiato in Paradiso è degna di nota, puro cinema viscerale alla Nando Cicero. Povero diavolo è una farsa surreale con un Lino Banfi odontoiatra sfrattato che fa un patto con il diavolo (un divertente Pippo Santonastaso) per cambiare vita. Cicero si ispira al modello letterario del Faust e lo mette in ridicolo, soprattutto perché il diavolo non vuole l’anima di Banfi ma il suo posteriore. Banfi le studia tutte pur di evitare il doloroso pegno ed è in perenne fuga dall’infoiato demonio. La moglie e la cognata di Banfi fanno punture a domicilio, ricevono un parco clienti assurdo come un prete che si chiama Don Lurio e mettono in scena situazioni paradossali da cartone animato. Lino Banfi che riceve una puntura in testa al posto del malato ne è un esempio calzante. Il diavolo incenerisce vigili urbani, ha la coda, fa scintille per casa, esplode nel bagno, infine s’innamora della cognata di Banfi. Preferisce il posteriore della donna, ma pure il padrone di casa fa una brutta fine e scopre la sua vera natura. Il diavolo perde il posto di lavoro, Lucifero lo licenzia perché non conclude la missione. Banfi lo accoglie in casa ma lo porta dal veterinario per eliminare un’antiestetica coda. L’episodio è costellato di situazioni comiche tipiche della poetica di Cicero: i santini nei pantaloni per scacciare il diavolo, la puzza di zolfo del satanasso Pupù, la cognata vestita di nero come una siciliana d’altri tempi, il pollo alla diavola per cena, il diavolo che impreca a mani giunte invece di pregare e infine il modo di dormire a testa in giù. Un episodio che ricorda la pochade con la tipica fine in bagarre, ma la sua originalità sta nella comicità surreale e strampalata.