In questa foto scattata in via D’Amelio all’alba del 20 luglio 1992 sono ben visibili 128 imposte dei due palazzi raffigurati. Li era dove abitava la vecchia madre, la sorella e il cognato del giudice Paolo Borsellino. Come potete vedere non c’è una imposta integra, sono state tutte sventrate. E tenete conto che guardando la foto, a destra ci sono altri due stabili e di fronte, alle mie spalle rispetto alla fotografia che vedete ci sono altri quattro palazzi. Approssimativamante parliamo di circa 600 imposte. Ecco nessuna di esse rimase integra. Pensate che pure tutte le porte di ingresso degli appartamenti, circa 400, corazzate e non, erano state abbattute, nessuna è rimasta sui cardini. Nel raggio di 700 metri non è rimasto un vetro integro, tutti frantumati, a pezzi. Ancora oggi mi chiedo se la strage non fosse avvenuta un afoso pomeriggio domenicale di luglio, quando tutti sono al mare o a crecare un po’ di refrigerio, quanti morti avremmo contato in quel tratto di via D’Amelio oltre ai sette martiri falciati dalla maledetta mano mafiosa?
Franco Lannino
Franco Lannino, classe 1959, giornalista pubblicista, inizia a fotografare in maniera professionale subito dopo il diploma, nel 1978 presso l'Agenzia fotografica Publifoto. Nel 1989 assieme al collega Michele Naccari fonda la propria Agenzia di fotogiornalismo "Studio Camera" che comincia la propria attività con un contratto in esclusiva con il quotidiano L'Ora di Palermo. Ha pubblicato innumerevoli fotografie su decine di testate giornalistiche nazionali ed internazionali. Specializzato in cronaca nera e attualità, ha seguito dalla seconda guerra di mafia e fatti di cronaca accaduti in Sicilia. Stragi comprese. Attualmente non si occupa più attivamente di seguire la cronaca, fa il fotografo di scena del Teatro Massimo di Palermo con cui collabora continuativamente da 25 anni. Fotografa quello che più gli piace e ama molto pubblicare le sue "chicche" sui social ironizzando su tutto, perché convinto che un sorriso salverà il mondo.