In epoca moderna il trattato risponde alle esigenze e alle aspirazioni della cultura umanistica. Questo genere letterario si ricondusse sia alla prestigiosa tradizione classica, riuscendo anche a diffondere le nuove tematiche del dibattito culturale. Il Rinascimento primo cinquecentesco portò il trattato ad un livello superiore dal punto di vista formale-stilistico. Prima di tutto il moderno approccio si esplicò nell’utilizzo della lingua volgare al posto del latino. Se da una parte la trattatistica quattrocentesca rappresentò una fase di transizione, alla ricerca di nuove soluzioni culturali, nei trattati del primo cinquecento prevalse uno spirito di sintesi dei risultati raggiunti. All’interno di queste considerazioni si inserisce Guicciardini che si rifà alla trattatistica storica consapevole però che non fosse possibile applicare al suo presente i concetti astratti del passato.
Questa concezione della realtà porta l’autore a comporre delle opere che assumono la struttura di “antitrattato”. Guicciardini, infatti, rinuncia a costruire in maniera completa e sistematica la narrazione. È da notare il forte pessimismo e scetticismo che pervade gli scritti dell’autore fino a sminuire il valore della storia romana, mettendo in discussione uno dei punti di riferimento della classicità. Niente disgusta di più Guicciardini degli astrattismi e tradizionalismi tanto che ne “I Ricordi” stila un regolamento contro le regole. Infatti egli asserisce che <<è grande errore parlare delle cose del mondo indistintamente e assolutamente>>. La riproposizione della tradizione trattatistica, in chiave moderna, prosegue e diventa più accentuata in Paolo Sarpi. Ne “L’Istória del Concilio Tridentino“ l’autore, ripercorrendo in senso critico la storia della chiesa, con estrema lucidità riconosce le gravi colpe commesse dalla gerarchia cattolica. Sarpi, in linea con il suo contemporaneo Galilei, supera la visione del mondo dogmatica, contribuendo alla nascita di una nuova prospettiva culturale.
Lo spirito irriverente e ribelle nei confronti della tradizione prosegue nel diciottesimo secolo con Giuseppe Baretti. Egli si distinse per il suo spirito d’indipendenza, consapevole che “rari sono coloro che scrivono con l’intenzione di cooperare al pubblico bene”. Questo suo atteggiamento emerge chiaramente nella rivista letteraria “La Frusta” di cui Baretti curò la pubblicazione. Il letterato si scaglia con veemenza contro l’erudizione fine a se stessa e la leziosa lirica dell’Arcadia. Alla radice di questo excursus si pone dunque la nuova sensibilità e visione del mondo introdotta dall’Umanesimo quattrocentesco. L’autore che più di ogni altro influenzò la trattatistica è certamente Leonardo da Vinci. Infatti il celebre artista è un punto di riferimento nella vicenda della cultura moderna. Leonardo dominato da un’incontrollabile volontà di conoscenza andò alla ricerca della volontà delle cose, scevro da qualsiasi influenza dogmatica. Questo è il motivo per cui può essere ritenuto contemporaneo a tutti gli effetti ed ha influito notevolmente sul pensiero di scienziati e scrittori che si sono cimentati con la trattatistica nel corso dei secoli.