Roberta Torre (1962) è una regista milanese affascinata dalla Palermo degli anni Novanta, dove decide di vivere per un decennio, girando alcuni cortometraggi e il primo lungometraggio che la porterà al successo: Tano da morire (1997). La vita a volo d’angelo segna il fortunato (per entrambi) incontro, perché scrivendo e girando il cortometraggio sulla vita di Nino nasce l’idea del film successivo e di affidare la colonna sonora al cantante napoletano. Il corto mostra lo stile della regista fatto di dissolvenze, split screen, fondali scuri dove spuntano volti che raccontano, fotografia in bianco e nero alternata a colori accesi (del bravo Ciprì), montaggio sincopato e al ralenti, utilizzo di attori non professionisti. Nino D’Angelo si racconta per aneddoti, intervistato, non dice cose eclatanti, non fornisce un ritratto esauriente della sua vita, si limita a ripetere cose abbastanza note. Il padre calzolaio, la madre casalinga, i mestieri per campare (gelataio, cantante ai matrimoni …), la speranza di sfondare nel mondo della musica andando alla galleria, dove si sceglievano i cantanti. Le bugie raccontate alla madre, il primo disco (Lo scippo) pagato cinquecentomila lire – tra l’altro due volte perché il primo produttore morì d’infarto con i soldi in tasca, cosa che la madre non ha mai creduto – e venduto per strada spacciandosi per il fratello dell’artista che stava in galera. Nino racconta il primo successo a Palermo, dove viveva zia Carmela, dice che forse Napoli aveva troppa gente da dover abbracciare, era come sua madre che aveva sei figli, mentre il capoluogo siculo ne aveva meno, era come la zia, che aveva solo lui da amare. La regista fa parlare gli amici, le persone che sono sempre state vicine a Nino, sin dai primi tempi, persino chi ha creduto in lui in tempi non sospetti, quando cantava ai matrimoni e spesso capitava che tra questi arricchiti ci fossero dei pochi di buono, dei mariuoli, ma chi lo poteva sapere? Goffredo Fofi si presta a un dialogo sincero con Nino D’Angelo, durante il quale demolisce il suo cinema: “Tu facevi dei film davvero brutti, tirati via, con molti esterni e storie appena abbozzate, girati in poco tempo …”. Il critico riconosce, però, che il cinema di D’Angelo è stato l’ultimo cinema proletario napoletano, dopo la sceneggiata e dopo il rinnovamento di Mario Merola, perché del tutto scevro da contenuti intellettuali. Non possono mancare le ragazzine estasiate, le ex teenager degli anni Ottanta che stravedevano per Nino e per le sue canzoni, così come sono fondamentali stralci di spettacoli, spezzoni di cinema e alcune canzoni del repertorio classico del cantante. Un quadro di vita piuttosto interessante che non dimentica di puntare la macchina da presa sui vicoli partenopei (ma siamo a Palermo) e sui ragazzini che giocano a calcio per strada come quando era piccolo Nino. Tutto sta per cambiare – per Nino e per la regista – con la felice intuizione di Tano da morire.
Regia: Roberta Torre. Soggetto e Sceneggiatura: Roberta Torre. Montaggio: Roberta Torre, Daniele Ciprì. Fotografia: Daniele Ciprì. Organizzazione: Paola Capodanno. Direttore di Produzione: Enzo Di Terlizzi. Effetti Speciali: Daniele Ciprì, Pippo Ficano, Anna Manzo. Contributi Grafici: Filippo Pecoraino. Operatori: Pippo Ficano, Davide Sondelli. Fonico: Anna Manzo. Aiuto Regista: Filippo Pecoraino. Assistente Regia: Marcello Testa. Fotografo di Scena. Roberto Di Bello. Produzione: Anonimi e Indipendenti (Palermo), Megaris (Napoli). Hanno preso parte, a vario titolo: Nino D’Angelo (intervistato, musicista e cantante), Goffredo Fofi, Le zie e gli zii e i cugini di Nino D’Angelo, Nina Di Maio, Claudio Grimaldi, Francesca Doria, Maurizio D’Ecclesiis, Andrea De Rosa, Marita D’Elia, Lino Spina, Salvatore Grasso, Antonella Castiglione, Pino Prestieri, Fortuna Robustelli, Peppe Narretti, Enzo (il parrucchiere di Nino), Peppe Perucatti, Lello Orecchio, Toni Coppola, La famiglia Celardo, I fans di Nino a Napoli e a Palermo, Ultrà Napoli, Roberto Fiorentino, Georgette Ranucci. Canzoni di Nino D’Angelo: ’A storia mia, Ciucculatina d’ ’a ferrovia, Uocche ’e mare, Nun te pozzo perdere. Location: Pizzeria al Baglio (Bagheria), Disco City di Sebastiano Marino.