Il 20 ottobre del 1914 nasce a Castello, nei pressi di Firenze, Mario Luzi, l’ultimo esponente della corrente ermetica ma soprattutto uno dei più fecondi poeti del Novecento letterario italiano. Si laurea a Firenze in Letteratura francese e dalla migliore poesia simbolista francese trae una lezione umana, culturale e spirituale che segnerà la sua intensa e ricca produzione poetica.
Il nostro poeta è stato anche un docente nelle scuole. Dapprima a Massa nel 1937. Poi dal 1938 al 1940 insegna Latino presso l’Istituto magistrale di Parma. Per diciotto anni insegna a Firenze, al Liceo Scientifico «Leonardo da Vinci», insieme a Lanfranco Carretti e ad Eugenio Garin. Nel 1955 gli è assegnata la cattedra di Letteratura francese alla facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Firenze.
Al 1935 risale la sua prima raccolta poetica, La barca. Nel 1940 pubblica il suo secondo libro di poesie, Avvento notturno. Durante il secondo conflitto mondiale vive con la famiglia tra Roma e Firenze, in questi scrive le poesie successivamente raccolte in Un brindisi (1946) e in Quaderno gotico (1947). Agli anni Sessanta risale la collaborazione con Il Corriere della Sera e la pubblicazione di altre raccolte liriche come ad esempio Nel magma (1963) che segna non solo il superamento dall’ermetismo ma è un’opera ispirata alla Commedia di Dante Alighieri. La poesia di Dante – scrive con acume in Dante, da mito a presenza (1991) – è un «tentativo di rimettere l’uomo di fronte a se stesso in questo perverso processo di disumanizzazione che è in corso». Nel 1965 esce la raccolta poetica Dal fondo delle campagne, dedicata alla mamma morta.
Nell’anno1999 su invito di papa Giovanni Paolo II scrive il testo della via crucis (La Passione. Via Crucis al Colosseo, Garzanti 1999). Lo stesso Luzi nella Premessa afferma: «quando mi fu proposto di scrivere il testo per le meditazioni della via crucis ebbi, superata la sorpresa, un contraccolpo di vero e proprio sgomento […] ero invitato ad una prova ardua su un tema sublime: la Passione di Cristo». Ispirandosi ai passi lirici biblici il nostro autore scrive un intero componimento in prima persona singolare: l’«io» di Gesù è l’«io» del poeta-testimone. Non è solo strategia letteraria ma è dare voce ed approfondire le «grandi domande dell’uomo».
Sempre nel 1999 viene stampato Sotto specie umana. Nel 2004 è nominato senatore a vita. Muore a Firenze il 28 febbraio del 2005.
Con la sua parola, con la sua poetica Mario Luzi ha sempre cercato di penetrare nell’essenza più segreta, più intima delle cose ma soprattutto dell’uomo e dell’universo intero. Una voce che il sottoscritto ha avuto la gioia di ascoltare – alla fine del 2004 quando fui coinvolto a partecipare ad un ambizioso unico progetto di «Letteratura religiosa» (La letteratura e il sacro, a cura di F. D. Tosto, 5 voll.) – al telefono la voce del poeta. Infatti, il poeta ma soprattutto l’uomo Mario Luzi raccontava ad un mio collega ed amico (Placido Antonio Sangiorgio) lo «spazio vitale» della sua poetica tessuta principalmente dalla gioia (nella sua valenza umana e cristiana) di essere uomini sempre tesi ad una crescita interiore.
La poesia di Luzi afferma e canta la realtà intera. È un canto ma soprattutto un atto d’amore nei confronti dell’universo che abitiamo, respiriamo e nel quale viviamo.