“L’abbaglio”, un film sceneggiato bene e girato meglio

Articolo di Gordiano Lupi

Roberto Andò è sempre più bravo e dopo La stranezza torna a parlare della sua Sicilia come soltanto lui sa farlo. Siamo in presenza di un autore vero che non sforna film al ritmo di uno all’anno, ma si mette dietro la macchina da presa solo quando sa di avere qualcosa da dire, dopo aver scritto una sceneggiatura compiuta e solida, questa volta grazie anche ai bravi Ugo Chiti e Massimo Gaudioso. L’abbaglio può dirsi un’impresa complessa del tutto riuscita, ché una commedia sull’eroica impresa dei Mille non si era mai vista nella storia del cinema, al massimo alcune farse, ma cinema vero come questo, capace di miscelare parti comiche e dramma, con il rispetto quasi totale della storia non abbiamo memoria. L’abbaglio è il racconto di una rivoluzione mancata, con accenni al Gattopardo e appunti al destino del popolo siciliano, conteso tra baroni e mafia, vilipeso e sempre venduto al miglior offerente. Al tempo stesso è la storia di due cialtroni che da disertori diventano eroi per finire a recitare il ruolo consueto di truffatori, ma tutto con i giusti tempi comici e drammatici. Attori bravissimi, da Tony Servillo nei panni del colonnello Orsini, innamorato della sua Sicilia ma convinto che niente in fondo potrà mai cambiare, ai fantastici Ficarra e Picone, a loro agio in due ruoli complessi, recitati in siciliano (sottotitolato), non del tutto comici. Bene anche Tommaso Ragno nei panni di un Garibaldi abbastanza convenzionale, così come fa la sua figura Giulia Andò (figlia del regista) nelle vesti di Assuntina, prima suora, poi sodale dei due cialtroni, già molto brava ne La stranezza. Il film è girato a base di stupende panoramiche sicule, tra piani sequenza negli interni e intensi primissimi piani, il regista è padrone di una tecnica così sopraffina che si permette di indicare lo scorrere del tempo partendo da un’inquadratura stretta e allargando a poco a poco. Fotografia solare e luminosa (Calvesi), montaggio con i tempi giusti (Esmeralda Calabria), scenografie perfette (Giada Calabria) con battaglie ben ricostruite e grande uso di comparse per le sequenze girate negli esterni. Un film che dura 131 minuti senza mai accusare segni di stanchezza, ma della giusta durata per avvincere e divertire, non solo, anche per far soffrire lo spettatore sulle sorti dei protagonisti. Quale sia L’abbaglio lo scoprite nelle ultime sequenze e non posso anticiparlo, perché fa parte della suspense cinematografica. Girato in Sicilia, tra Palermo, Sambuca e Corleone. Ricostruzione storica e costumi che rasentano la perfezione. Condivisibile la scelta di re citare in siciliano per alcuni personaggi, ma sono opportuni i sottotitoli. Un film da vedere al cinema, dove il pubblico italiano pare aver voglia (finalmente!) di tornare, dopo tante stagioni passate davanti alle serie televisive e alle piattaforme. Finalmente del buon cinema italiano, sceneggiato bene e girato meglio, recitato da veri attori. Da vedere senza mezzi termini.

Regia: Roberto Andò. Soggetto e Sceneggiatura: Roberto Andò, Ugo Chiti, Massimo Gaudioso. Fotografia: Maurizio Calvesi. Montaggio: Esmeralda Calabria. Scenografia: Giada Calabria. Musiche: Emanuele Bossi, Michele Braga. Costumi: Maria Rita Barbera. Produttore: Luca Bitterlin. Case di Produzione: BiBi Film, Medusa Film, Rai Cinema, Tramp Ltd. Distribuzione (Italia): 01 Distribution. Durata: 131’. Genere: Storico, Commedia. Paese di Produzione: Italia, 2025. Lingua: Italiano, Siciliano. Interpreti: Toni Servillo (Vincenzo Giordano Orsini), Salvatore Ficarra (Domenico Tricò), Valentino Picone (Rosario Spitale), Tommaso Ragno (Giuseppe Garibaldi), Giulia Andò (Assuntina), Leonardo Maltese (Ragusin), Andrea Gherpelli (veterano Bergamasco), Daniele Gonciaruk (Nino Bixio), Vincenzo Pirrotta (sovrastante), Aurora Quattrocchi (la madre che piange), Filippo Luna (sindaco di Sambuca), Pascal Greggory (Jean Luc Von Mechel), Giulia Lazzarini (Maddalena Orsini).

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