Non basta avere studiato, non basta avere frequentato dei corsi di formazione e non basta avere delle competenze ed esperienze professionali per trovare un’occupazione stabile. Il lavoro non è generato dall’offerta e dalla qualifica di chi lo cerca, seppur in possesso delle necessarie caratteristiche compreso la volontà e le motivazioni. Il lavoro non lo si crea per decreto e dipende piuttosto dalle dinamiche legate alle economie, ai flussi di denaro, alle esigenze e alle richieste della società. Per fare un esempio durante la pandemia le aziende che operano nel settore della sanità hanno avuto un incremento di produzione, pertanto di fatturato e di quotazione in borsa. In conseguenza alle restrizioni pandemiche, altro esempio, le aziende che operano nel settore della comunicazione attraverso il web e nel telelavoro hanno avuto un aumento di produttività.
Ciò che i governi possono mettere in atto in primo luogo è l’incremento degli investimenti nelle opere pubbliche, con conseguente aumento dei livelli occupazionali. Inoltre per favorire l’incontro tra offerta e domanda di lavoro, i governi possono tentare di diminuire il costo del lavoro attraverso iniezioni di capitali diminuendo la fiscalità a carico degli investitori e degli imprenditori i quali da sempre addossano le colpe di mancati investimenti e spesso del non rispetto dei contratti, proprio all’elevato costo del lavoro in Italia, a beneficio dei lavoratori i quali vedrebbero aumentare le opportunità occupazionali offerte. La prova sta nel fatto che negli ultimi anni abbiamo assistito a una migrazione all’estero non solo di lavoratori, ma anche di aziende alla ricerca di mercati con una fiscalità più favorevole.
Diverso è il discorso riferito al lavoro autonomo legato alla commercializzazione e vendita di prodotti.La professionalità acquisita dai venditori può essere spesa in diversi settori, ma bisogna tenere conto che non tutti sono disposti a lavorare nel settore delle vendite e soprattutto i consumatori non possono soddisfare un’offerta sovradimensionata di prodotti in vendita.
Il reddito di cittadinanza voluto fortemente dal governo a guida pentastellata era nato per dare risposta all’enorme platea di disoccupati e aveva come obiettivo la riqualificazione professionale dei fruitori, attraverso corsi di formazione e percorsi di accompagnamento. Progetto che non ha funzionato anche per i motivi che ho addotto all’inizio dell’articolo,oltre che per la difficoltà di organizzare un’efficienza macchina nel settore della formazione.
Uno dei più grossi difetti del nostro paese, premesso che l’alternanza del colore politico al governo è sintomo di democrazia, è quello che ogni governo che si insedia ha la tendenza a cercare di delegittimare e distruggere ciò che ha fatto il governo precedente. L’operazione del governo Meloni riguardo il reddito di cittadinanza conferma questa assurda prassi tutta italiana, infatti se da un lato sta smantellando l’impalcatura del reddito di cittadinanza che comunque ha ridato un minimo di dignità a tante famiglie, dall’altro lato promette misure simili legate all’obbligo di frequentazione di corsi di formazione che, come detto prima non risolvono il problema occupazionale.
Supporto per la Formazione e il Lavoro, 350 euro mensili per 12 mensilità in cambio dell’adesione a un patto di riqualificazione professionale. Per chi è più fragile invece è previsto l’Assegno di Inclusione. Hanno cambiato i nomi ma alla fine la sostanza è sempre la stessa. Ma come detto prima e Giorgia Meloni, lo aveva promesso in campagna elettorale, bisognava distruggere quanto era stato costruito, il tanto criticato reddito di cittadinanza, peraltro fomentando una guerra tra lavoratori. Non si poteva piuttosto aumentare i controlli, renderlo più efficiente, erogare i corsi di formazione e attuare politiche a favore degli imprenditori?
Intanto migliaia di famiglie si ritrovano già oggi, e tante altre nel prossimo futuro, senza nessun sostegno economico. E il sospetto è che mettendo tanti paletti per l’ottenimento dei nuovi aiuti economici, si raggiungerà il risultato di risparmiare una discreta massa di denaro giustamente destinata alle persone maggiormente bisognose. Bisogna tenere d’occhio i dati relativi alle azioni criminose in Italia, dalle cronache si evince facilmente che, specialmente al sud, i criminali stanno rialzando la cresta e aumenterà la questua nelle strade.
Da adesso come sostenuto dai detrattori del reddito di cittadinanza gli imprenditori, le attività commerciali avranno maggiore facilità a trovare il personale necessario. Mi aspetto, però, che ci sia un reale e capillare controllo per verificare che i contratti di lavoro vengano rispettati e che non ci sia sfruttamento dei lavoratori.