“L’amante dell’astronauta”, combinazione unica di desiderio omoerotico, suspense e tensione drammatica

Articolo di Gordiano Lupi

Cominciamo dal titolo tradotto malamente in italiano: Los amantes astronautas. Va da sé che correttezza vorrebbe: Gli amanti astronauti. E quello sono, infatti, la metafora procede sin da inizio pellicola, tra gay e astronauti, tra spazio, missili, razzi e amore di altro tipo, omoerotico, che farebbe vedere le stelle. Per fortuna che il film è in lingua originale sottotitolato in italiano, chi conosce lo spagnolo apprezza i doppi sensi, i giochi di parole, la sottigliezza del linguaggio e l’arguzia dei dialoghi, che con il doppiaggio andrebbero persi. Pure i sottotitoli non sono la perfezione assoluta della resa filmica e traducono alla meglio i forbiti scambi di battute tra i protagonisti, ma servono a far capire le linee generali del racconto. Marco Berger – regista argentino nato nel 1977 e autore di molte pellicole a tematica LGBT – fa (quasi) tutto da solo: scrive, sceneggia, dirige e monta il film, da vero autore artigiano, lasciando la sola fotografia a Mariano De Rosa. Se proprio vogliamo trovare un difetto al film sta nella durata eccessiva – 116 minuti sono molti per un racconto che in definitiva vuol dire una cosa sola – ma dobbiamo subito aggiungere che l’autore è bravissimo a confezionare dialoghi credibili (a base di dettagli e scherzi) che portano lo spettatore in piena tensione erotica. Berger racconta la nascita di un amore estivo tra Pedro (gay dichiarato) e Maxi (etero, che si è appena lasciato con la fidanzata) con toni da commedia sentimentale giocosa, sulla falsariga di uno scherzo giocato agli amici che poco a poco si trasforma in realtà. Un film semplice e asciutto, teatrale, girato tra campi e controcampi, primi piani, sempre con la camera fissa e gli attori che entrano sulla scena, pochi virtuosismi, quasi nessun esercizio di stile. Berger è interessato al racconto, nudo e crudo, vuol dire la sua opinione sulla bisessualità, facendo affermare ai suoi personaggi che basterebbe l’occasione per innamorarsi di un’altra persona, non contano sesso e propensione erotica. Pedro e Maxi – interpretati benissimo da Salas e Orán – sono gli astronauti del titoli, i due ragazzi che partendo da un gioco sempre condotto sul filo del rasoio tra realtà e fantasia concretizzano l’esperienza erotica, in un crescendo di tensione narrativa dettata dai tempi del dialogo. Marco Berger è autore noto in Argentina e nei paesi ispanici, ma in Italia lo conosciamo solo grazie a questo film che rappresenta una sorta di summa dei suoi valori e delle tematiche affrontate nei precedenti lungometraggi. Vale la pena scoprirlo, il suo film migliore dicono che sia Ausente (2011), vincitore del Teddy Awards a Berlino, premiato per sceneggiatura originale, estetica innovativa, combinazione unica di desiderio omoerotico, suspense e tensione drammatica. Tutti elementi positivi che vengono confermati anche nella messa in scena de Los amantes astronautas.

Regia, Soggetto, Sceneggiatura, Montaggio: Marco Berger. Fotografia: Mariano De Rosa. Art Director: Axia Torres. Costumi: Macarena Garcia. Direttore di Produzione: Cinzia Micheletti.

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