La pellicola è il primo lavoro di fiction di Tomás Gutiérrez Alea e si basa sul romanzo omonimo degli scrittori sovietici Ilya Ilf ed Eugene Petrov. Tomás Gutiérrez Alea e Ugo Ulive sceneggiano la storia ambientandola nella Cuba dei primi anni dopo il trionfo rivoluzionario. Un aristocratico e il suo ex autista cercano una sedia dove la vecchia suocera ha nascosto i brillanti di famiglia.
I due uomini sono in aperta concorrenza con il prete del paese, che conosce il segreto raccolto dalle labbra della donna in punto di morte. Le dodici sedie della famiglia sono finite in varie mani dopo essere state messe all’asta dal Ministero del Recupero Valori. Alcune sono in un circo, altre in case popolari, altre ancora in casa di privati e negli enti pubblici. Alla fine i due personaggi principali si rendono conto che la sedia con i gioielli è stata trovata dai rivoluzionari che hanno venduto i preziosi e con il denaro hanno costruito una scuola e un centro sociale.
La pellicola comincia con un antefatto a cartoni animati dal taglio moderno nel quale vediamo un’anziana aristocratica che sale le scale, riordina la casa, toglie i gioielli dalla cassaforte e li nasconde dentro una delle dodici sedie del salotto. La sigla è ancora a cartoni animati, anticipa un intenso bianco e nero che prelude alla morte della vecchia mentre confida il segreto al prete e subito dopo al suocero. Gutierréz Alea cita alcuni cinegiornali che narrano il fatto storico dei tesori nascosti da molte famiglie nobili e recuperati dalla Rivoluzione.
Inserisce il contesto realistico dei borghesi in fuga da un mondo ormai troppo cambiato, le requisizioni di appartamenti, terre, industrie e racconta il nuovo mondo che avanza. La trama del film ricorda le commedie a sfondo giallo, anche se la parte comico – farsesca la fa da padrona e il mistero si limita alla ricerca di una sedia che potrebbe cambiare la vita ai protagonisti. Il ragazzo cubano è un personaggio molto ben definito, non è un comunista convinto né un vero rivoluzionario, è soltanto una persona che cerca di vivere al meglio la sua vita e sfrutta le situazioni che gli si presentano davanti.
Il borghese è un personaggio negativo un po’ stereotipato, in giacca e cravatta, come gli altri aristocratici che vengono presentati in tenuta formale. “Vogliono costruire il socialismo e lo fanno con le nostre proprietà”, dice un borghese che si sente derubato di tutto e spera negli Stati Uniti, “vera democrazia rappresentativa che non permetterà una simile barbarie”. Il regista racconta la storia di un’ex prostituta dei tempi di Batista che adesso fa la cartomante e riceve gruppi di borghesi che complottano contro la Rivoluzione. Vediamo il furbo cubano con poca coscienza politica ma molto acume che inganna i borghesi chiedendo denaro da utilizzare in funzione controrivoluzionaria.
In realtà i soldi servono per cercare di ricomprare le sedie e recuperare i gioielli. La pellicola procede come una vera e propria caccia al tesoro che comporta una lotta a distanza tra il borghese e il prete. Sono molti gli accenni di pochade e le citazioni del cinema comico del periodo muto, ma il regista non perde l’occasione per fare alcuni accenni al folclore e alla santeria. Vediamo anche il tema felliniano del circo, con i clown, i domatori, la vita tra carrozzoni ed equilibristi dei girovaghi dello spettacolo. Il borghese e il giovane cubano si scambiano i ruoli, adesso che la proprietà privata non esiste più conta soltanto la furbizia ed è il secondo a guidare le operazioni.
Il ricco cubano si trova a chiedere l’elemosina per racimolare denaro e continuare le ricerche, ma il giovane aguzza l’ingegno e truffa chi crede nella possibile rivalsa contro il nuovo governo. Gutiérrez Alea critica la figura del sacerdote interessato, pure lui ipocrita e senza valori, spinto soltanto dalla brama di denaro. Vediamo una zafra del pueblo – la battaglia dello zucchero contro l’imperialismo – con il giovane cubano che si mette a tagliare canna da zucchero con ardore per aiutare la patria anche se non ha grande coscienza sociale.
Un nero afferma: “Devo molto a questa Rivoluzione per tre cose: sono nero, cubano e socialista”. Il tema del cambiamento sociale è messo in primo piano dal regista che sottolinea la rivalsa dei poveri e dei diseredati nella nuova società in costruzione. Alla fine il giovane cubano si rende conto che la sedia imbottita di gioielli è servita per una buona causa, pare quasi contento e si ferma nel centro sociale a giocare a baseball. Il borghese fugge, schiavo di avidità ed egoismo, retaggi del passato e patrimonio di una cultura che sta cedendo il passo. Tomás Gutiérrez Alea presenta da un punto di vista comico le tematiche che approfondirà nel drammatico Memorias del subdesarrollo.
Regia: Tomás Gutiérrez Alea. Durata: 97’. Produzione: ICAIC (Cuba). Distribuzione: Distribuidora Internacional de Películas ICAIC. Produzione: Margarita Alexandre. Soggetto e Sceneggiatura: Tomás Gutiérrez Alea, Ugo Ulive. Fotografia: Ramón F. Suárez. Montaggio: Mario González. Musica: Juan Blanco. Suono: Eugenio Vesa Figueras, Mario Franca. Interpreti: Enrique Santiesteban, Reinaldo Miravalles, René Sánchez, Pilín Vallejo, Idalberto Delgado, Silvia Planas. Alcuni Premi: Premio dell’Associazione Cubana della Stampa Cinematografica – selezionato tra i film più importanti dell’anno (1963); Diploma d’Onore dell’Unione dei lavoratori del Cinema al Film Festival di Mosca (1963).