L’attualità di Alessandro Manzoni, centocinquanta anni dopo la sua morte

Articolo di Pietro Salvatore Reina

Il 22 maggio di centocinquanta anni fa, alle ore sei del pomeriggio, a Milano, moriva per un ematoma subdurale da trauma contusivo del capo (cfr. S.S. Nigro, Manzoni, Laterza, p. 7) Alessandro Manzoni, una delle figure più importanti della cultura italiana ed europea dell’Ottocento.

«L’annunzio della morte di Alessandro Manzoni, benché preveduta ha dolorosamente colpito la nostra città. La storia raramente presenta un genio in cui siensi congiunte, come in Lui, la sovrana sublimità del pensiero, col candore intemerato dell’animo. L’Italia tributerà a questo suo Grande un omaggio degno di lui» (dal Processo verbale della seduta del Consiglio comunale tenutosi il 23 maggio 1873 alle ore 3 del pomeriggio, letto dal sindaco Giulio Belinzaghi).

I PROMESSI SPOSI

Il 6 gennaio del 1873 don Lisander, chiamato così affettuosamente dai Milanesi che lo amavano e lo stimavano tantissimo, cadde battendo la testa su uno scalino all’uscita dalla chiesa di san Fedele a Milano, procurandosi un trauma cranico. Il 28 aprile 1873 la morte del figlio Pietro Luigi intensificava lo stato di sofferenza e di malattia del grande poeta e scrittore.

Ai solenni funerali di Alessandro Manzoni, celebrati in Duomo il 29 maggio, alle ore 10 e mezzo, parteciparono le massime autorità del Regno d’Italia.

Il 22 maggio 1874, nell’anniversario della sua scomparsa, nella chiesa di san Marco a Milano, Giuseppe Verdi eseguiva e dedicava alla memoria di Alessandro Manzoni la Messa da Requiem, una delle composizioni più grandi di tutta la Storia della Musica.

La vita di Alessandro Manzoni è una delle più indagate e studiate d’Italia, in assoluto, ma non solo. Ma che cosa la rende così significativa? Da una parte la celebrità degli antenati (uno fra tutti il nonno Cesare Beccaria, autore del celeberrimo Dei delitti e delle pene) dall’altra la sua complessità, emblematica del processo e travaglio storico che ha condotto alla nascita, alla formazione, all’unificazione dell’Italia. Ma anche le inversioni di rotta nella sua vita, una tra tutte la conversione nel 1810.

Gli anni che vanno dal 1805 al 1810 sono molti importanti perché lo conducono alla maturazione, alla sua edificazione come uomo, poeta e scrittore.

Negli anni Venti dell’Ottocento le odi Marzo 1821 e Il cinque maggio e le due splendide tragedie (Il Conte di Carmagnola e Adelchi) mettono a soqquadro il mondo culturale italiano che si sta trasformando rapidamente.

In questi anni, don Lisander, è un intellettuale di grandissima fama italiana ed europea. Fra i suoi contemporanei Manzoni è un’autorità indiscussa e la sua intera biografia, giovanile e adulta, è costellata di contatti e scambi con i più grandi poeti, artisti e intellettuali (ad es. Giacomo Leopardi conosciuto a Firenze nel 1827).

«Con i Promessi sposi Manzoni ha consegnato ai suoi “venticinque lettori” un capolavoro letterario» scrive il professore Salvatore Silvano Nigro (Manzoni, Laterza, pag. 171 e sgg). Il romanzo storico di Alessandro Manzoni «non è solo un bel lavoro artistico, ma è un vero monumento, che occupa nella storia dell’arte quel medesimo luogo che occupano la Divina Commedia e l’Orlando furioso» (Francesco De Sanctis, «Prefazione» ai Promessi Sposi).

A centocinquanta anni dalla morte, Alessandro Manzoni resta il più contemporaneo tra i grandi scrittori europei. Quest’anniversario possa essere e rappresentare un’occasione per scoprirlo, riscoprirlo. Scoprire, riscoprire la sua opera omnia (Inni sacri, Adelchi, Fermo e Lucia, Lettera intorno al libro «De vulgari eloquio» di Dante Alighieri, La rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859, Osservazioni sulla morale cattolica, ecc.) oltre che il suo capolavoro, i Promessi sposi.

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