L’8 novembre 1934 l’Accademia Reale di Svezia, fondata nel 1786 da re Gustavo III, attribuisce il premio Nobel per la Letteratura allo scrittore e drammaturgo Luigi Pirandello (1867-1936). La parabola della vita di Pirandello, nato il 28 giugno 1867 nella villa Caos, nei pressi di Girgenti (ribattezzata col nome classico di Agrigento nel 1927) si snoda dalla Sicilia, a Roma, a Bonn (dove si laurea nel 1891 in Filologia romanza con la tesi Laute und Lautentwickelung der Mundart von Girgenti, Suoni e sviluppi del suono nel dialetto di Girgenti) alle più importanti città d’Europa e d’America. Dalla Sicilia al mondo l’esistenza di Pirandello è come una «compagnia teatrale» caratterizzata da un inquieto viaggiare ove cercare di «mettere in scena la vita».
L’Accademia svedese attribuisce il Nobel a Pirandello per «il suo audace e ingegnoso rilancio dell’arte drammatica e scenica». Le radici di questo talento affondano nel terreno più segreto, arcaico, misterioso della Sicilia tessuto da leggende, miti, fantasmi, suggestioni che fin dalla sua infanzia colpiscono il nostro grandissimo scrittore e drammaturgo.
Il professore e critico letterario Giulio Ferroni osserva con acume come Pirandello, assieme a Luigi Capuana, Giovanni Verga, «cerca la sua strada di scrittore allontanandosi dalla sua terra d’origine, entrando in contatto con esperienze di orizzonte nazionale e internazionale; ma differenza di tanti di loro, la sua vita non lo porterà a un ritorno in Sicilia: il successo della sua opera lo condurrà sempre più lontano […] anche al di là dei confini dell’Europa».
Leonardo Sciascia ha mostrato come Luigi Pirandello ricava il senso della «maschera» dal fondo stesso della realtà siciliana. La maschera è una delle manifestazioni essenziali della produzione narrativa e teatrale di Pirandello.
Nel discorso tenuto presso il Municipio di Stoccolma, il 10 dicembre 1934, dopo la consegna del Nobel, Pirandello afferma che: «per riuscire nelle mie fatiche letterarie ho dovuto frequentare la scuola della vita. Questa scuola, inutile per certe menti brillanti, è l’unica cosa che può aiutare una mente come la mia: attenta, concentrata, paziente, inizialmente del tutto simile a quella di un bambino. Uno scolaro docile, se non con gli insegnanti, di sicuro con la vita, uno scolaro che non verrebbe mai meno alla sua totale fede e fiducia in ciò che ha imparato. Questa fede nasce dalla semplicità di fondo della mia natura. Sentivo il bisogno di credere all’apparenza della vita senza alcuna riserva o dubbio. L’attenzione costante e la sincerità assoluta con cui ho imparato e meditato questa lezione hanno palesato un’umiltà, un amore e un rispetto della vita indispensabili per assorbire delusioni amare, esperienze dolorose, ferite terribili, e tutti gli errori dell’innocenza che donano profondità e valore alle nostre esistenze. Tale educazione della mente, conquistata a caro prezzo, mi ha permesso di crescere e, nel contempo, di rimanere me stesso. Evolvendosi, il mio talento più vero mi ha reso del tutto incapace di vivere, come si conviene a un vero artista, capace soltanto di pensieri e di sentimenti: pensieri perché sentivo, e sentimenti perché pensavo. Di fatto, nell’illusione di creare me stesso, ho creato solo quello che sentivo e che riuscivo a credere. Provo gratitudine infinita, gioia, orgoglio al pensiero che questa creazione sia stata ritenuta degna del premio prestigioso con il quale mi onorate.
Mi piacerebbe credere che questo premio sia stato conferito non tanto alla perizia dello scrittore, che è sempre irrilevante, quanto alla sincerità umana del mio lavoro».
L’opera narrativa e teatrale di Pirandello è quella di un gigante solitario che eredita dall’antichità classica – che respira a pieni polmoni nella sua Girgenti – il valore della maschera, che in latino si dice «persona» che a sua volta è un prestito dal greco (prosopon). La maschera, già nell’antichità classica, evoca il mondo degli spiriti, delle divinità e demoni sotterranei. In Pirandello la maschera è un artificio per ri-velare le tante scene di una vita o le vite di una scena.