Avvicendandosi l’un latra in ambienti amministrativi, curiali e più propriamente sociali, a Malta la lingua italiana e quella inglese hanno avuto un tipo di relazione capace di determinare fortemente la cultura linguistica dell’isola. Entrambe sono state parlate insieme al maltese che, dal canto suo, agli inizi del ‘900, è stato soprattutto usato in ambiente notarile. In seguito tutte e tre hanno avuto in loco un’evoluzione politica, scolastica e universitaria molto indipendente: nel 1930, per le elezioni di quattro membri dell’Assemblea Legislativa, le schede elettorali vennero stampate in tre lingue, tra cui la nostra; nel 1931, nella scuola primaria, dovevano essere insegnate la lingua maltese e quella inglese, mentre la lingua italiana veniva riservata solo al liceo e all’università. Più tardi anche l’inglese venne introdotto nelle facoltà, mentre veniva istituita una cattedra universitaria di maltese per insegnare ai discenti la lingua autoctona attraverso studi etimologici e linguistici. Dunque si capisce subito che a Malta la situazione linguistica è sempre stata molto particolare. Abitata sin dal Neolitico, come dimostrano i megaliti del tempio di Hagar-Qim del IV millennio a. C., Malta è un’isola tanto antica quanto spettacolare, dove il clima mite tutto l’anno ti permette di vivere in costante amicizia con le acque cristalline che circondano le coste frastagliate e le spettacolari insenature. La storia di questa meravigliosa isola è un continuo intrecciarsi di elementi culturali molto diversi tra loro: una primissima comunità cristiana vive a Gozo nel I secolo come testimoniano le catacombe e la grotta di san Paolo che, secondo gli Atti, naufragò proprio in quelle acque; cade sotto il dominio arabo intorno all’anno 870 e poco più di duecento anni dopo viene conquistata dai normanni e dalle dinastie che seguirono; nel 1530 viene amministrata, per ordine dell’imperatore Carlo V, dai Cavalieri Ospedalieri che hanno lasciato moltissime tracce; presa da Napoleone sul finire del ‘700; passata sotto l’egemonia inglese nell’Ottocento fino alla sospirata indipendenza raggiunta il 21 settembre 1964. Per questo motivo Malta è un’isola dalle mille sfaccettature anche linguistiche: islamiche, cristiane, siciliane, inglesi, maltesi, ecc. In mezzo ai cannoli e alle cassate si trovano i buonissimi pastizzi con la ricotta e gli imqaret con una squisita crema di datteri; in mezzo a facciate dal richiamo arabo, dove oggi si possono ammirare i gallarija – colorati balconi che in epoca islamica erano delle finestre lunghe, chiuse e sporgenti, alle quali venivano praticate dei fori perché le donne potessero guardare fuori senza essere viste – si trovano le cattedrali austere del cattolicesimo come quella di San Giovanni a La Valletta, dove si conservano tombe di uomini illustri, un Caravaggio e un volto di Maria che pare sia stato dipinto da San Luca. In mezzo ai bar che offrono thè con latte all’inglese, si trovano pub che esibiscono la birra locale e in mezzo ai mercatini per i turisti si trovano antiche medine diventate delle zone residenziali finissime come, per l’appunto, Mdina che, definita la città del silenzio, è un centro bellissimo e antichissimo sui cui palazzi sventola la bandiera rossa con stella bianca a 8 punte dei Cavalieri di Malta. Pertanto, dal momento che Malta ha una storia che si mischia a tante altre diverse, come abbiamo visto, tornando al tema iniziale, domandiamoci qual è la lingua che si parla oggi sull’isola, ma soprattutto chiediamoci qual è lo stato attuale della lingua italiana visto che nei secoli trascorsi ha sempre avuto grande importanza almeno fino ad un certo punto quando Malta divenne colonia inglese.
Iniziamo col dire che oggi le lingue ufficiali di Malta sono l’inglese e il maltese, quest’ultima, in effetti, è di origine semitica, più precisamente deriva dall’arabo parlato in Sicilia durante il Medioevo, a sua volta caratterizzato dall’arabo tunisino, ma si scrive con caratteri latini. Di fatti il maltese, per effetto della conquista normanna dell’isola, contempla moltissimo lessico romanzo proveniente soprattutto dal siciliano. A rigor di quanto appena detto, il linguista e scrittore maltese May Butcher (1886 – 1950), nel suo Elements of Maltese del 1938, ha chiaramente scritto che più della metà delle parole maltesi – circa il 52% – ha origini latine.
Per quanto concerne l’inglese, essa è la seconda lingua ufficiale, la sua affermazione risale alla dominazione britannica che interessò l’isola per centocinquant’anni, dal 1813 fino al 1964. In questo periodo l’italiano venne limitato sempre di più, arrivando al 1934 quando, impauriti dalle mire espansionistiche dell’Italia su Malta, gli inglesi decisero di abolirlo completamente. Inoltre, più tardi, con la Seconda guerra mondiale e con l’alleanza tra Italia e Germania, l’italiano ebbe un’ulteriore battuta di arresto. Furono quelli gli anni in cui vari enti come il comitato della Società Dante Alighieri – aperto nel 1903 – e l’Istituto Italiano di Cultura vennero chiusi. Attualmente l’inglese mantiene la forza linguistica sull’isola, essendo usato moltissimo da quasi tutta la popolazione. Questo accade per effetto di internet e della globalizzazione che, si sa, ha come lingua veicolare l’inglese e questo va chiaramente a sfavore anche del maltese stesso.
Per quanto concerne la lingua italiana, invece, va detto subito che oggi vive in uno stato di “sofferenza”. È ritenuta terza lingua “ufficiale” di Malta, ma è quasi concepita come un dialetto anche se il governo maltese, a cominciare dall’Indipendenza, ha sempre promosso eventi culturali, sociali, economici, scientifici, tecnologici e militari con il Bel Paese. Il presidente Aldo Moro, sul richiamo dell’Indipendenza di Malta, disse: “Malta potrà sempre contare sull’amicizia del governo e del popolo italiano… per conseguire e tutelare quei fini di giustizia e di libertà che sono nostro proprio comune patrimonio”. Con queste parole Italia e Malta si promisero di diffondere e difendere la lingua e la cultura dell’altra, istituendo cattedre, promuovendo il patrimonio artistico, paesaggistico e culturale, organizzando convegni.
Tutto ricomincia tra il 1971 e il 1976, quando si ebbro dei risultati molto importanti in merito all’italiano: fu riaperto l’Istituto Italiano di Cultura; la Dante Alighieri, continuando la sua missione di promozione e difesa dalla nostra lingua e cultura nel mondo, riprese a organizzare corsi di italiano, frequentati anche da molte persone, e nel congresso di quell’anno volle parlare proprio della difficile situazione della lingua sull’isola; in tutte le scuole pubbliche maltesi si tornava a insegnare l’italiano; all’Università di Malta venne organizzato un dipartimento di italianistica; Radio Malta Xandir istituì un canale in lingua italiana, mentre per la televisione nacque una nuova emittente indipendente completamente in italiano: Tele Malta. Da quel momento in poi i fattori che portarono la lingua italiana a fare presa sui maltesi crebbe enormemente come, per esempio, l’esportazione dello show e della musica italiana che a tutt’oggi va molto forte: nel maggio del 1978 Raffaella Carrà, per esempio, tenne uno spettacolo al Teatru Astra di Gozo che gli anziani ricordano ancora con grande entusiasmo: “Lei si ricorda di Raffaella Carrà?”, ho chiesto a Tony, gentile anziano maltese; “Raffaella, oh, sì, era bellissima quando venne a Malta”, ha gentilmente risposto in italiano col sapore nostalgico, pensando a quei tempi della sua gioventù ormai andata via per sempre. “Vedo che parla bene l’italiano”, gli faccio presente; “Oh, sì, io l’ho studiato a scuola. I giovani maltesi di oggi, invece, preferiscono l’inglese all’italiano”, mi ha risposto Tony.
Al momento, nonostante le percentuali ci diano delle speranze sulla vitalità dell’italiano a Malta, molti giovani parlano, si può certamente dire, prima l’inglese e poi il maltese, fermo restando che capiscono l’italiano anche se scelgono di non parlarlo se non proprio in occasioni di necessità come, per esempio, per fare amicizia con turisti o sul luogo di lavoro con immigrati italiani. Gli anziani, dal canto loro, sono la parte della popolazione che capiscono bene e vanno cercando l’occasione di parlare la lingua del Sì che suona.
Eppure, a dispetto del presente, per molti secoli, a Malta, i nobili, gli amministratori governativi, i borghesi, gli intellettuali hanno scritto e parlato in italiano, special modo i Cavalieri, infatti nel 1775 il Gran Maestro De Rohan decise che i documenti notarili dovessero essere scritti in italiano e non più in latino. Inoltre nei primi anni dell’Ottocento molti quotidiani venivano scritti e pubblicati in italiano: il Foglio d’Avvisi (1803-1804), L’Argo (1804), Il Cartaginese (1804-1807), il Giornale di Malta (1812-1813); la Gazzetta del Governo di Malta (1813).
Quello che oggi è senza dubbio a favore della nostra lingua è il turismo che richiama a Malta moltissimi italiani, i quali rispondono volentieri a tale richiamo, infatti basta andare al Popeye Village – set originale del film degli anni ’80 diventato un parco acquatico – per incontrare giovani e giovanissimi italiani – la maggior parte degli ospiti – che passano una giornata di relax tra divertimenti vari. Gli italiani, e questo è certamente un dato di fatto, non solo vanno a Malta durante l’estate, molti ci vivono e ci lavorano, facendo attecchire inevitabilmente la lingua sul posto.
Se, per esempio, si va in giro per Gozo, Comino, Vittoriosa, Cospicua, Senglea, La Valletta, oltre ad accorgersi che, nelle acque circostanti la baia della capitale, le navi da crociera e i meravigliosi panfili si mischiano alle imbarcazioni locali e tutte insieme fanno capolino, ci si accorge anche e inevitabilmente dei numerosi negozi e dei bar all’italiana, mentre non si fatica a sentir parlare l’italiano dai turisti che occupano le strade delle città. Se poi si capita a Marsaskala, gentile località a sud dell’isola fondata dai siciliani, durante il carnevale di agosto, ci si imbatte di sicuro nella musica italiana perché dietro ai carri luminosi, in mezzo ai maltesi, molti italiani ballano e cantano canzoni non solo della disco music internazionale del presente, ma anche quella italiana degli ’70 e ’80. Tutto questo testimonia che Malta è un’isola di feste, di spontaneità, di libertà, di spensieratezza, di mitezza, dove la musica italiana di grandi artisti del passato e del presente è viva e vegeta.
In ultima analisi va detto che, nonostante i ritmi lenti, a Malta la lingua italiana raggiunge dei risultati quanto meno sereni, infatti, secondo i dati dell’Ambasciata d’Italia La Valletta, ogni anno circa 300 studenti si iscrivono ai corsi di lingua italiana presso il comitato della SDA; l’italiano viene portato nelle scuole a partire da quella primaria; il governo italiano, ogni anno, istituisce borse di studio in Italia per studenti maltesi; l’Università di Malta fa accordi culturali con quelle italiane; l’Istituto Italiano di Cultura organizza circa un centinaio di manifestazioni culturali all’anno in collaborazioni con varie istituzioni del Bel Paese e con il comitato della SDA. Sempre secondi i dati dell’Ambasciata: “L’italiano… viene insegnato in tutte le scuole statali ed in numerose scuole private e religiose… al primo posto come lingua straniera curriculare”.
Noi ci auguriamo che sia così e che sia sempre in crescita!