Le pagelle di Sanremo di chi non ha visto Sanremo

Articolo di Alberto Maccagno

– Ciao!

– Ciao…

– Hai guardato Sanremo?

– No, non ho guardato Sanremo.

– Davvero non hai guardato Sanremo?

– Sì, davvero non ho guardato Sanremo.

– Ah.

– Eh…

– E quindi?

E quindi oggi, noi de Il Salto Della Quaglia, abbiamo deciso di proporre l’esperimento sociale meno sociale e più inutile della storia: le pagelle di Sanremo di chi non ha visto Sanremo. Un Sanremo particolare, con un pubblico di poltrone vuote, cantanti in DaD e tante polemiche, che non guastano mai. Ma le canzoni? Parliamone.

Procediamo seguendo la classifica finale.

N.B. Le seguenti valutazioni sono state effettuate in seguito all’ascolto delle versioni in studio dei brani e non in base alle performance proposte al Festival che, nel caso non si fosse ancora capito, non ho visto.

Maneskin – Zitti e Buoni

Il rock sì, il rock no, il rock forse… il pezzo gira ed è divertente, nulla di sorprendente o rivoluzionario ma tutto sommato piacevole. L’interpretazione vocale è più che buona, pochi mazzi. VOTO 7

Fedez e Francesca Michielin – Chiamami Per Nome

Da Francesca Michielin è legittimo aspettarsi qualcosa di più, decisamente sotto il livello standard. Tra gli autori c’è Dargen D’Amico da cui è legittimo aspettarsi molto di più. L’autotune di Fedez in un pezzo di questo genere è estremamente fuori luogo e cacofonico, il testo è la solita frittata di immagini e giochi di parole. VOTO 5

Ermal Meta – Un Milione Di Cose Da Dirti

Ok, facciamo un gioco: chiudi gli occhi e cerca di immaginare come potrebbe essere una canzone di Ermal Meta. Cerca di immaginare la più canonica, la più scontata, la più banale. Ed eccola qua, Un Milione Di Cose Da Dirti. Tuttavia, bella performance vocale e arrangiamento piacevole, ma nulla più. VOTO 6-

Colapesce e Dimartino – Musica Leggerissima

Adesso voglio proprio sapere cosa ci trovasse la gente in questo pezzo, per i primi tre giorni di Festival ho sentito solo elogi. Uno dei tanti pezzi che vanno e che vengono senza fare danni e senza farsi ricordare. Sembra una canzone di Biagio Antonacci in diversi frangenti, veramente nulla di che. VOTO 5+

Irama – La Genesi Del Tuo Colore

Lo studente in DaD più famoso d’Italia si presenta con un brano ideale per far ballare il pubblico che non c’è. La prova vocale è rivedibile, il missaggio del pre-ritornello con il vocoder sulla seconda linea vocale per dare l’effetto “robotico” è un’idea atroce, ma non credo sia colpa sua. VOTO 5

Willie Peyote – Mai Dire Mai (La Locura)

Non ho mai visto Boris, mettetevi l’anima in pace. Il talento del rapper torinese è indiscutibile, il pezzo un po’ insipido. Willie Peyote decide di aprire il brano con una critica verso gli status symbol della trap e verso gli artisti senza contenuti e coi capelli colorati (che novità). Tuttavia, il brano poi si trasforma in un’accesa critica sociale proponendo, quantomeno, un testo ben scritto e ben rappato. Insomma, un Sanremo all’insegna della critica per Willie Peyote. VOTO 6

Annalisa – Dieci

Ottima performance vocale, seppur la cantante non sia particolarmente emozionante nelle sue interpretazioni. Arrangiamento semplice ma riuscito, brano molto all’italiana ma gradevole. VOTO 6/7

Madame – Voce

Artista di grande potenziale, performance vocale molto particolare, unica. La produzione e l’arrangiamento mescolano classicismi quali gli archi con un sound elettronico interessante. Nulla di esaltante ma non male, affatto. Forse manca solo un po’ di maturità, diamole tempo. VOTO 6,5

Orietta Berti – Quando Ti Sei Innamorato

Beh, diciamo che dalla Orietta nazionale non ci aspettavamo certo un singolo reggaeton, ecco, ma se è per questo non ci aspettavamo manco l’anellazzo customizzato in stile Sfera Ebbasta. Brano molto canonico e un po’ senile, una canzone d’altri tempi fortemente legata alla tradizione nostrana, ma gradevole. Arrangiamento e performance ben eseguite. VOTO 6,5

FunFact: Orietta Berti non pronuncia una vocale aperta manco una volta, manco per sbaglio proprio.

Arisa – Potevi Fare Di Più

Bella. Interpretazione vocale maestosa, bel timbro. Gli archi e la melodia sono molto belli, ma le batterie elettroniche con overdose di hi hat sono insopportabili, essendo ormai ovunque. L’ha scritta Gigi D’Alessio e non me ne capacito perché è effettivamente bella. VOTO 7

La rappresentante di lista – Amare

Il timbro vocale della cantante ricorda tantissimo quello di qualcun altro ma non capisco chi. Forse Francesca Michielin? Boh, anche. Finalmente un pezzo di pop italiano con le casse dritte che non risulti stucchevole, bravi. VOTO 6,5

Extraliscio ft. Davide Toffolo – Bianca Luce Nera

Il cantante degli Extraliscio sembra quel personaggio di Una Notte Da Leoni di cui non so il nome perché non ho mai visto Una Notte Da Leoni. Però ci assomiglia. Quello coi capelli neri lo proporrei come uomo immagine per Pantene, anche perché gli Extraliscio valgono. Brano piacevole, bel testo e una buona dose di sperimentazione. Bene così. VOTO 7

Lo Stato Sociale – Combat Pop

I regaz sono simpatici, fanno colore e stanno bene su tutto. Uno dei pezzi che più dà l’impressione di essere suonato da gente viva. Il ritornello di Checco è molto catchy e il testo di Albi risulta divertente. Inoltre, noi de Il Salto Della Quaglia abbiamo appena recensito il nuovo album de Lo Stato Sociale, trovi il link QUI. VOTO 7

Noemi – Glicine

Canzone quasi più scontata di quella di Ermal Meta. Solita roba, trita e ritrita. Prende la sufficienza perché non c’è nulla di sbagliato e un più per la vocalità particolare, ma fine. VOTO 6+

Malika Ayane – Ti Piaci Così

BASTA CON STI PRESET DI BATTERIA ELETTRONICA, PER FAVORE. Uno dei timbri più particolari della musica italiana, testo ben scritto e piacevolmente interpretato (tranne la parte dove dice “e ti pia- e ti pia- e ti piaci così… cioè, voglio dire, dai, per cortesia). Comunque Malika ha sempre il suo because. VOTO 6,5

Fulminacci – Santa Marinella

Ho visto Fulminacci per la prima volta a un live di Gazzelle, faceva l’apertura. Cantautore vero, testo bello e piacevole interpretazione. Arrangiamento più che gradevole. La sua stonata è stata una delle poche cose del Festival che ho visto e mi spiace, perché magari le altre sere ha cantato benissimo.

Vabbè, bel brano. A un certo punto ricorda Mario Castelnuovo… sempre che qualcuno sappia di chi parlo e abbia una buona memoria, inteso. VOTO 6,5

Max Gazzé & La Trifluoperazina Band – Il Farmacista

Anche il buon vecchio Max non esce dalla sua zona di comfort, ma propone un bel brano e un arrangiamento ricchissimo. Ma vi immaginate averci per davvero un farmacista come Max Gazzé?

P.S. C’ho messo un po’ per memorizzare “trifluoperazina” e per trascriverlo, eventuali ritardi nella pubblicazione delle pagelle potrebbero essere legati a questa difficoltà, mi scuso in anticipo. VOTO 7

Fasma – Parlami

Cosa abbiamo fatto di male? VOTO 4-

Gaia – Cuore Amaro

Good job! Brano dall’atmosfera delicata e avvolgente, quasi notturna. Timbro e interpretazione vocali ottime, sonorità latina gradevole.

Lo dico? Vabbè, lo dico: quando è partita la chitarra, conferendo le prime sfumature spagnoleggianti al pezzo, la mia testa ha pensato: “Elettra, Elettra Lamborghini”. Ma invece gran bel pezzo, complimenti. VOTO 6/7

Coma Cose – Fiamme Negli Occhi

Francesca Mesiano non tiene mai una nota dritta e intonata che manco Ligabue, il testo di Fausto Zanardelli è ricco di quelle immagini che ti lasciano un po’ così, un po’ senza parole e non per la sindrome di Stendhal. Ritornello facilone ma orecchiabile, entra in testa. VOTO 5

FunFact: Zanardelli ha il problema opposto rispetto ad Orietta Berti, pronuncia tutte le vocali aperte. TUTTE. Persino la “a”.

Ghemon – Momento Perfetto

Non si potevano mettere ventisei Ghemon in gara? Il fatto che sia arrivato così indietro in classifica mi fa male al cuoricino. E’ arrivato dietro a Fasma e ai Coma Cose, per dire. Uffa.

Che drago, comunque. Stile da vendere, composizione e linea vocale top. Viva Ghemon. VOTO 7+

Francesco Renga – Quando Trovo Te

Non mi aspettavo niente ma non così tanto niente. E’ arrivato solo una posizione dietro a Ghemon. Ok, momento protesta per Ghemon finito. Brutto il testo, di cui rimane impresso solo il “sempreee!” ripetuto 14.200 volte nel ritornello, il sound è lo stesso dal 2004. VOTO 4/5

Gio Evan – Arnica

Timbro vocale molto particolare ma intonazione da rivedere. Il testo è piuttosto piacevole, la metrica un po’ strana. Classico arrangiamento sanremese con gli archi che fanno tanto “emozioniamoci all together”. Nulla di speciale, ma nemmeno nulla di male. VOTO 6

Bugo – E Invece Si

Oh, mo sarò io che rompo le scatole eh, però il fatto che il “si” nel titolo non sia accentato mi urta. Vocalmente molto da rivedere, ma questo in realtà succede quasi sempre nei pezzi di Bugo. Il brano è discreto, il testo è carino. Il pre-ritornello si poteva fare meglio, decisamente. VOTO 6+

Aiello – Ora

*non fare battute sul meme, non fare battute sul meme, non fare batt*Ed ora recensiamo la canzone dell’urlatore folle. Vocalità tutto sommato interessante, però insomma… quando uscì Arsenico mi ricordo che pensai: “Va’ che bella canzone, continua così Aie’!”, invece da lì non ne ha più imbroccata mezza. La parte in cui urla ormai è comicità pura e questa è colpa dei social, non del povero Aiello. Riflettete, gente. Vabbè, nulla di che. VOTO 5,5

Random – Torno a Te

Ed eccoci arrivati alla “maglia nera” del Festival. Un’altra di quelle canzoni scritte appositamente per Sanremo, che poi tanto lo vincono quelli che fanno rock. Cantatissima (nemmeno troppo bene), testo d’amore triste e solito arrangiamento bello disteso all’italiana. Non so cosa aggiungere, facciamo basta. VOTO 5

Un saluto a tutti da Il Salto Della Quaglia e grazie per aver letto quanto scritto qua sopra, speriamo di avervi strappato più risate che insulti. Ci vediamo al prossimo Festival. Forse, in fondo la vita è imprevedibile. Metti che l’anno prossimo lo guardiamo Sanremo, come facciamo a fare la pagella di chi non l’ha guardato? Potremmo fare quella di chi l’ha guardato, però. Vabbè, vedremo.

Grazie a tutti, fine delle trasmissioni.

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