Leonarda Cianciulli, la Saponificatrice di Correggio

Articolo di Gordiano Lupi

Leonarda Cianciulli nasce nel 1892 a Montella in provincia di Avellino, trascorre un’infanzia difficile e quando si sposa resta incinta ben dodici volte, ma otto figli le muoiono, secondo lei per via del malocchio che sua madre le ha lanciato il giorno del matrimonio. Per questo motivo si dedica allo studio dell’occultismo e della magia nera: deve difendersi in qualche modo dai malefici materni. Nel 1939 un terremoto devasta l’Irpinia e la sua famiglia si trasferisce in Emilia, a Correggio. Leonarda Cianciulli è un serial killer davvero atipico per la realtà criminale italiana. Prima di tutto perché è donna, poi perché non uccide cioè usando il veleno (vedova nera), farmaci o punture letali (delitti in corsia). Leonarda Cianciulli uccide per interesse, la sua è una vera e propria organizzazione criminale a scopo di impresa ed è anche un killer stazionario perché uccide sempre in casa propria. Leonarda Cianciulli passa alla storia come la Saponificatrice di Correggio, un caso da manuale di serial killer al femminile che non ha niente a che vedere con turbe infantili, sessuali, desiderio di vendetta o spiccia follia. Leonarda Cianciulli si trasferisce a Correggio insieme al marito, irpino pure lui, un impiegato che trova lavoro all’Ufficio del Registro, ma dopo un po’ di tempo il matrimonio entra in crisi e i due si separano. Leonarda abita al terzo piano di uno stabile di via Cavour e frequenta la buona borghesia locale conversando piacevolmente e vendendo abiti usati. La famiglia di Leonarda sembra normale: i suoi quattro figli si comportano bene a scuola e hanno diversi amici in paese, il marito è separato da lei soltanto formalmente e tra i due corrono sempre buoni rapporti. La Cianciulli ha tre amiche del cuore con le quali passa interi pomeriggi conversando: Clementina Soavi, Virginia Cacioppo ed Ermelinda Faustina Setti. La Soavi non è sposata e accudisce i bambini delle mamme che lavorano in fabbrica o nei campi. La Cacioppo è un’ex cantante che da giovane è stata in Libano e in Egitto e i giornali hanno parlato molto di lei. La Setti, soprannominata Rabitti, è una donna del popolo, di modeste condizioni sociali. Per tutte e tre la casa della Cianciulli diventa un rifugio accogliente dove passare interi pomeriggi conversando, anche perché la donna ha fama di fattucchiera capace di predire il futuro sentimentale e professionale delle persone.

La prima vittima di Leonarda Cianciulli è proprio la più debole delle tre amiche, quella Faustina Setti dalla personalità instabile che è diventata quasi succube della donna. Il 17 dicembre 1939 la Rabitti scompare da Correggio dopo aver raccomandato a una vicina se poteva tenerle i gatti per qualche giorno. La Rabitti esce di casa agitata e truccata, cosa insolita per una donna che non usava mai belletti e profumi, va dal parrucchiere per farsi la permanente e dice alle amiche che sta per prendere marito e che andrà a vivere in una non ben precisata città del Sud. Gli abitanti di Correggio vedono per l’ultima volta Faustina Setti mentre entra in casa della Cianciulli, poi scompare per sempre. Tutti pensano che la donna sia andata a salutare la sua più grande amica prima di partire, lei stessa aveva detto che si sarebbe trasferita al Sud… La realtà è ben diversa. Leonarda Cianciulli fa credere alla Rabitti di averle trovato un futuro sposo a Montella, la convince a partire e intanto si fa lasciare una procura per amministrare tutti i suoi beni. La terribile donna vuole soltanto le ricchezze della ingenua amica, quindi la attira in casa sua e la uccide, trascina il cadavere in uno stanzino buio, amputa le gambe all’altezza del ginocchio, sistema i due moncherini sull’orlo di due pentole sino al dissanguamento, infine con una sega stacca la testa e divide il corpo in due parti precise. Il rito non è ultimato perché la folle Cianciulli accende il pentolone del bucato, ci mette dentro sei chili di soda caustica e fa sciogliere nell’acqua bollente i singoli pezzi del cadavere. La sera stessa dice alla sua domestica: “Abbiamo sapone per i prossimi sei mesi”. La Cianciulli completa l’opera facendo colare il sangue dell’amico in un pentolone, lo mescola a zucchero, margarina, farina e cioccolato e con quella mistura realizza torte e pasticcini che nei giorni successivi offre alle amiche.

La seconda vittima della follia di Leonarda Cianciulli è Clementina Soavi e il fattaccio accade nell’estate del 1940, quando Clementina comincia a dire in giro che presto lascerà Correggio perché ha trovato un posto di lavoro come direttrice in un collegio di Firenze. Come possiamo immaginare la Soavi non parte ma si ferma in casa della Cianciulli, dove dopo un efferato delitto viene trasformata in sapone e prelibato ingrediente per macabri dolcetti. La Soavi prima di partire affida i mobili di casa e tutti i suoi averi alle abili mani di Leonarda Cianciulli per venderli e inviarle il ricavato in Toscana.

La terza vittima è l’ex cantante Virginia Cacioppo, che un bel giorno comincia a dire agli amici di Correggio di aver trovato una persona nell’Italia Centrale che vuole prenderla con sé per condurre un avviato magazzino. La sera del 30 novembre del 1941 anche la Cacioppo va a salutare l’amica e nessuno la vede più in giro. Noi sappiamo che è diventata sapone pure lei e che il suo sangue andrà a impreziosire i dolci della Cianciulli che sono talmente buoni da far pensare a una ricetta segreta. L’ultimo delitto però è quello che fa scoprire la Saponificatrice che forse ha voluto spingere troppo lontano le sue manie criminali. Sono i parenti della Cacioppo a chiedersi come mai la loro congiunta se n’è andata senza lasciare un recapito o un indirizzo dove scrivere e contattarla. È così che si rivolgono al questore di Reggio Emilia che fa scattare le indagini. La verità viene a galla e si scoprono Buoni del Tesoro incassati, gioielli che appartenevano alle tre vittime nascosti sotto un mattone e anche abiti delle tre donne che la Cianciulli ha maldestramente rivenduto.

La Saponificatrice viene processata d’urgenza ed è durante il dibattimento che lei giura e spergiura di aver agito da sola, cambia spesso versioni dei fatti e alla fine confessa la verità. La Cianciulli prometteva alle amiche un futuro allettante, le adulava, le irretiva, le convinceva a non confidare nulla a nessuno, pena il naufragio del progetto. In realtà lei sapeva bene che le donne avrebbero parlato in giro seminando notizie su una loro prossima partenza. Tutto faceva parte del gioco. Al momento giusto le invitava a casa sua, offriva un bicchierino addizionato di un sonnifero che le stordiva, infine le uccideva con un colpo d’accetta. Il rituale terminava con la sezione del cadavere che veniva buttato a pezzi in un pentolone insieme alla soda caustica per farne sapone. Durante il processo un medico legale prova a dire che un’operazione del genere è impossibile. Lei si risente e grida come una pazza: “Datemi in quest’aula di tribunale un cadavere di qualsiasi età e ve lo dimostrerò!”.

Leonarda Cianciulli è consapevole dei propri crimini e non si mostra per niente pentita di aver ucciso tre amiche innocenti. Pare scandalizzata dalle accuse che la dipingono come un’assassina mossa dal solo interesse. La sua farneticante autodifesa si basa sul fatto che doveva uccidere per salvare i propri figli, perché il solo modo per contrastare il malocchio lanciato alla madre era quello di sacrificare delle vite umane. Si comprende che alla base del suo comportamento aberrante c’è una grave forma di schizofrenia. Leonarda Cianciulli ascolta senza battere ciglio la condanna a trent’anni di galera e a tre anni di manicomio giudiziario. Sorride persino a un fotografo che le grida: “Mostro, girati”. Quando è in carcere comincia a scrivere lettere a raffica e spesso dentro la missiva aggiunge una ricetta di cucina, forse in ricordo dei suoi famosi “pasticcini al sangue”. In manicomio nessuno vuole assaggiare i dolci che Leonarda Cianciulli prepara, pure se sono prelibati e gustosi, perché pensano che siano avvelenati. La Cianciulli passa il tempo leggendo di tutto, chiede persino un paio di occhiali per leggere meglio, sembra una donna cambiata, più gentile anche nell’aspetto, pare non ricordare più le atrocità commesse. Muore il 15 ottobre del 1970 all’età di 78 anni, per apoplessia cerebrale, nel manicomio criminale di Pozzuoli. Prima era stata reclusa anche ad Aversa e a Perugia e si era sempre illusa di poter tornare libera. I suoi figli seppero della morte solo a tumulazione avvenuta, in una fossa comune, tra altri sconosciuti. Leonarda Cianciulli, la Saponificatrice di Correggio, non ebbe neppure una tomba, una sorta di pena del contrappasso di dantesca memoria. Neppure lei aveva dato una tomba alle sue vittime.

IDENTIKILLER

Dati anagrafici:

Leonarda Cianciulli (Montella, 1892 – Pozzuoli, 1970)

Carriera omicida (Fedina Penale):

Le sue vittime sono le tre amiche Clementina Soavi, Virginia Cacioppo ed Ermelinda Faustina Setti.

Ultimo crimine commesso:

Virginia Cacioppo

Com’è finita:

I parenti dell’ultima vittima si insospettiscono dell’improvvisa scomparsa senza lasciare un recapito della loro congiunta e fanno scattare le indagini che conducono all’arresto della Cianciulli.

Armi utilizzate:

Sonnifero per addormentare le future vittime e una mannaia per farle a pezzi, prima di mettere a bollire le parti dei cadaveri nella soda caustica.

Rituali macabri:

Ricava sapone dai corpi scannati, mentre con il sangue e con le ossa frantumate confeziona squisiti dolcetti.

Analogie con altri serial killer:

Leonarda Cianciulli è unica nel suo genere. Come serial killer femminile è del tutto atipico perché non usa il veleno e non uccide in corsia.

Profilo psicopatologico (parere del CRIMINOLOGO):

Leonarda Cianciulli confessa che per salvare i suoi figli dl malocchio doveva sacrificare delle vite umane. I criminologi sostengono che alla base del suo comportamento aberrante c’è una grave forma di schizofrenia e per questo viene condannata a trent’anni di galera e a tre anni di manicomio giudiziario. La pena viene poi convertita in manicomio criminale, dove muore.

Film connessi:

Gran bollito di Mauro Bolognini (1977), una commedia grottesca che racconta la vita di una donna meridionale che si trasferisce al Nord e il marito gestisce un botteghino del lotto. La donna ha fatto una vita di stenti, ha perduto dodici figli e adesso è morbosamente attaccata all’unico figlio superstite. Un giorno il marito rimane paralizzato, lei prende il suo posto al botteghino del lotto e, siccome è esperta di magia, si crea un piccolo gruppo di clienti – amiche. Terrorizzata dalla paura di perdere il solo figlio che le è rimasto, decide di offrire tre vite umane alla morte con la quale ritiene di aver stretto un patto. La maga spacca la testa alle tre amiche e le mette a bollire in un pentolone ricavandone sapone e squisite torte al sangue. Il film termina con la polizia che arresta la donna mentre sta per uccidere con la sua scure la fidanzata del figlio. La storia si ispira alla vera vita di Leonarda Cianciulli ed è un gran bel lavoro di Bolognini che sa miscelare elementi macabri e humour nero. Shelley Winthers è notevole nella parte di Lea (Leonarda Cianciulli), ma sono molto bravi a recitare la parte delle tre vittime femminili gli attori maschili Renato Pozzetto, Alberto Lionello e Max Von Sydov.

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