“Leopardi – Il poeta dell’infinito”, un punto di vista nuovo in cui si mettono in luce le situazioni conflittuali familiari

Articolo di Gordiano Lupi

Il Leopardi di Sergio Rubini – alla prima regia televisiva – tutto sommato mi ha soddisfatto. Certo, il film di Martone aveva uno spessore di ben altro tipo, soprattutto non aveva i tempi dilatati della fiction e non cedeva mai al melodramma. Ma, ripeto, per essere una fiction televisiva, devo dire che se i nostri ragazzi la guardassero (ma non lo fanno, ormai non lo fanno più e nessuno dice loro di farlo) troverebbero un valido aiuto per gli esami di maturità. Il solo personaggio che mi ha destato dubbi è quello di Ranieri, troppo idealizzato e amichevole, rispetto alla persona che era in realtà. Per Leopardi (Leonardo Maltese può migliorare ma il ruolo non è facile) condivido l’idea di non raffigurarlo con deformità fisiche, ma solo con la malattia di cui soffre fino alla morte e con tutti i problemi provocati dalla presenza di un padre invadente e protettivo, oltre che da una madre bigotta. La prima puntata ci fa conoscere gli anni giovanili, le Operette Morali, il poema All’Italia, l’amicizia con Pietro Giordani, i viaggi a Firenze, Roma e Bologna. Ci sono anche i primi amori romantici: la cugina e la bella Fanny Targioni Tozzetti (Giusy Buscemi), che il poeta non riesce a concretizzare. E vediamo la Silvia della poesia (appena conosciuta, un timido saluto dalla finestra), il colle dell’infinito, il canto del pastore errante dell’Asia. Nella seconda puntata Leopardi comprende che Fanny è innamorata di Antonio e deve rassegnarsi ad averla solo come amica, quindi si dedica all’attività politica e alla poesia, sempre senza compromessi, come suo carattere. Antonio si divide tra tutti suoi amori, fa attenzione a non ferire l’amico con la bella Fanny. La fine della vita si avvicina per Leopardi, sempre più malato, che si reca a Napoli, scrive La Ginestra, dove Ranieri e la sorella Paolina (si chiama come sua sorella) si prendono cura di lui.

La visione della seconda puntata di Leopardi, il poeta dell’infinito mi ha convinto a rileggere un libro che conservo in biblioteca e che non aprivo dal 1987. Renato Minore mi ha tolto ogni dubbio, grazie alla sua bellissima biografia di Leopardi che si legge come un romanzo. Credo che Sergio Rubini abbia letto questo libro, perché molte sequenze sembrano ispirate a tante parole scritte. La lettura mi ha confermato la buona impressione sulla fiction, che nella seconda puntata concede troppo alla telenovela e al fotoromanzo, ma di fatto riproduce l’esistenza del poeta. Rubini racconta gli amori di Giacomo, soprattutto la passione per Fanny, che se ne serve per raggiungere Ranieri, ma lo illude soltanto. Il carattere di Leopardi è ben definito, il suo pessimismo, il legame forte con Ranieri negli anni napoletani, l’impossibilità a godere della vita e di cose futili. La fiction dimentica la buona esperienza pisana del poeta, trascura il periodo romano, rende troppo romantico l’amore tra Fanny e Ranieri, inventando la storia delle lettere scritte da Giacomo al posto di Antonio per cercare di amare per interposta persona. Tutto sommato sono difetti che si possono perdonare, visto che Rubini riesce a far capire quanto Leopardi cercasse di vivere la vita grazie a un amico esuberante e affascinante come Ranieri. Rileggiamo anche il libro di Renato Minore, in ogni caso. Non può fare che bene …

La fiction da un punto di vista cinematografico viene narrata facendo riscorso a diversi flashback, sia di Ranieri che di Fanny, partendo dal giorno della morte, quando il cadavere del poeta non viene accettato in una chiesa napoletana per timore che diffonda il colera che funesta la città. Girato in Puglia (Altamura, Martinafranca, Putignano, Taranto …), nelle Marche (Recanati – esterno della vera casa del poeta -, Osimo, Macerata, Ascoli …), Napoli, Bologna, Mantova e dintorni di Torino. Fotografia luminosa, montaggio compassato (da fiction), scenografie accurate e trucco convincente, con una colonna sonora abbastanza ininfluente basata su brani classici. La vita di Leopardi viene affrontata con un punto di vista nuovo, si mettono in luce le situazioni conflittuali familiari, lo studio disperato che porta alla malattia, la voglia di fuga di una persona geniale che non trova mai il luogo ideale per vivere e resta per tutta la sua esistenza il peggior nemico di se stesso. Da vedere.

Regia: Sergio Rubini. Soggetto e Sceneggiatura: Sergio Rubini, Carla Cavalluzzi, Angelo Pasquini. Fotografia: Fabio Cianchetti. Montaggio: Giorgio Franchini. Scenografia: Francesco Frigeri. Costumi: Maurizio Millenotti. Trucco: Alberto Blasi, Nadia Rosati. Produttore: Beppe Caschetto. Produttore Esecutivo: Daniele De Nicola. Case di Produzione: Rai Fiction, IBC Movie, Rai Com, Oplon Film. Sostegno di: Apulia Film Commission, Marche Film Commission. Interpreti: Leonardo Maltese (Giacomo Leopardi), Cristiano Caccamo (Antonio Ranieri), Giusy Buscemi (Fanny Targioni Tozzetti), Valentina Cervi (Adelaide Antici), Fausto Russo Alesi (Pietro Giordani), Bruno Orlando (Carlo Leopardi), Serena Iansiti (Gertrude Cassi Lazzari), Maria Vittoria Dallasta (Paolina Leopardi), Andrea Pennacchi (Antonio Fortunato Stella), Roberta Lista (Paolina Ranieri), Emma Fasano (Marianna Brighenti), Ettore Cardinali (Giacomo Leopardi bambino), Alessandro Preziosi (Don Carmine), Alessio Boni (Monaldo Leopardi). Durata: 145’. Formato: miniserie Tv in due puntate (7 e 8 gennaio 2025). Genere: Biografico, Sentimentale.

Related Articles