Edouard Binet è un uomo in età avanzata che ha fatto della sua vita un’epopea. Dopo aver vissuto molti anni in Egitto, questo indolente creativo decide tornare in Francia per ricominciare una vita. Binet lavorava come assistente di una famosa cantante presso la quale si è formato una cultura diventando un individuo di grande charme. Dopo la morte della sua datrice di lavoro tornare al passato sembra la soluzione più plausibile. Durate il tragitto di ritorno l’uomo conosce una giovane e se ne innamora, la giovane però è impegnata con un ricco affarista. Arrivati in Europa Una mattina Edouard si presenta da lei in stato confusionale non ricordando nulla di quanto accaduto la notte precedente. Binet ha il cappotto sporco di sangue e alcuni documenti dell’amante ufficiale di Silye. La logica vorrebbe che sia stato proprio lui a uccidere il ricco egiziano ma Edouard continua a dichiararsi innocente. La giovane amica lo indirizza verso la pensione di famiglia in Belgio, dove la madre si potrà prendere cura di lui, ma l’anziana signora non sa nulla. Accolto con tutti i crismi a Binet non resta altro che fare finta di nulla , ma la verità verrà a galla.
L’Etoile du nord è un film del 1980 con protagonisti Philipe Noiret e Simone Signoret. Tratto da un racconto di Simenon ambientato negli anni trenta vive di molte anime che si incastrano perfettamente. Il lavoro parte come un dramma esistenziale per poi virare a un giallo dove la psicologia è il tratto distintivo. Tutti i personaggi sono perfettamente inseriti e descritti in maniera approfondita. Dal protagonista, che Philippe Noiret rende un uomo di gran classe, assistiamo a una carrellata di personalità eterogene che si svelato un po’ alla volta cambiando spesso anima. Simone Signoret, qui al suo ultimo film, è la padrona della pensione, una donna dura ma dotata di grande empatia.
L’attrice francese è magistrale nel recitare le frustrazioni con cui il suo personaggio deve combattere senza calcare eccessivamente ma lavorando su sguardi e silenzi. I duetti tra Noiret e la Signoret sono la testimonianza di quanto due artisti profondi bastino a trasmettere qualsiasi sensazione elevando ulteriormente un buonissimo lavoro. Parte dei dialoghi arriva dal romanzo di Simenon mentre la sezione “gialla” della vicenda è proposta in maniera minimale . Pierre Garnier Deferre, il regista, costruisce un tocco silenzioso lasciando ai due protagonisti il compito di far respirare la vicenda svelandosi lentamente. Titoli simili, troppo sottovalutati, riconciliano con il cinema dimostrandone le potenzialità e dimostrano quanto la buona letteratura debba essere presentata da maschere in grado di trasmetterne tutta la potenza narrativa.