Nel dibattito pubblico nazionale la movida sembra essere ormai la questione più spinosa da affrontare. Da un lato si dice che essa è una o la causa principale dell’aumento dei contagi, soprattutto nel periodo estivo, dall’altro la si difende, per sostenere in realtà indirettamente le attività economiche di ristorazione e i locali che lavorano proprio grazie al popolo di giovani che di notte affolla le piazze e le strade delle nostre città.
Come mai in una economia avanzata e in un paese del G7 quale è l’Italia l’unica questione centrale del dibattito pubblico e politico sembra essere diventata la movida, prima ancora di scuola, aziende e trasporti?
Il problema, a mio avviso, si presenta su due ambiti principali di riflessione.
In primo luogo, l’Italia ha, come molti altri, ma non tutti, paesi dell’Occidente, smantellato il proprio tessuto industriale, e prima ancora anche quello agricolo. Come altri paesi ha creduto di poter abbandonare la produzione industriale, ormai in gran parte delocalizzata, e pensato che il terziario e i servizi potessero essere l’unico motore dell’economia. Sentiamo spesso dire che “potremmo vivere di solo turismo” ma una situazione come quella presente ci fa comprendere quanto le nostre scelte siano state poco lucide.
I settori che si sono avvantaggiati della pandemia sono quelli delle tecnologie, dove a prevalere sono altri, come la Cina e gli Stati Uniti, e quello delle vendite online, che hanno messo in crisi il tessuto di piccole e medie imprese e i negozi delle nostre strade. Anche i centri commerciali, che nella sola città dove vivo si sono moltiplicati a dismisura negli ultimi anni, sono già oggetto di chiusure, cosa che potrebbe renderli ancora una volta delle cattedrali nel deserto.
La nostra dipendenza dall’esterno sembra dover crescere ulteriormente in questo frangente, mentre molti degli innumerevoli bar, pub e ristoranti, oltre a tutti i B&B, che avevano fatto registrare un boom nell’ultimo periodo, potrebbero essere destinati a scomparire. La cosiddetta movida, e anche il turismo, si sono dimostrati non in grado da soli di sostenere l’economia di un paese che vorrebbe far parte del novero dei paesi avanzati.
La seconda ragione del rilievo che viene dato alla movida è una questione di carattere sociale. I giovani, categoria a cui ancora appartengo, hanno da tempo perso qualsiasi attaccamento alla politica, sparite ormai le lotte e l’impegno del ’68, e in gran parte purtroppo si trovano in un limbo fra studi universitari completati o in corso ma penuria di offerte di lavoro una volta fuori. L’uscita con gli amici sembra essere talvolta l’unica valvola di sfogo.
Comunque sia, più che la movida, preoccupa il fatto che l’Italia veda ormai relegate solo a questo ambito le discussioni di carattere economico e sociale.